Papaveri

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Percepiva i manici della busta della spesa graffiargli il palmo.

Si sentiva stupido, così stupido da farsi pena da solo, così stupido da essere costretto ad impedirsi di ridere per la sua stessa ingenuità.

Ma era talmente felice da non rendersene conto. Guardava la porta di fronte a sé e si diceva che, anche se quella fosse stata l'ultima volta, lui vi sarebbe entrato e avrebbe accolto anche il più piccolo spiraglio di luce come se precedesse un'eternità di oscurità. Strinse i lembi di plastica nella mano destra e guardò dentro la busta, per l'ennesima volta, ritmicamente.

Ventiquattro.

Sei confezioni da quattro.

Perché lo avesse fatto?

Non ne aveva idea.

Ora si scopre che a lui i Kinder Pinguì non piacciono e io ci faccio una figura di merda.

Gli sembrava qualcosa di estremamente infantile, ma, d'altronde, nessuno dei suoi modi di reagire sarebbe stato comune ad una persona della sua età. Era rimasto come congelato, ancorato in un tempo che gli altri avevano già vissuto. Aveva passato anni interi a lasciar volare giornate che riteneva inutili, senza essere in grado di compiere alcun tipo di esperienza. E non si riferiva ad una negazione dell'attrazione verso i ragazzi, né ad un possibile rifiuto. Non ci aveva mai provato, con nessuno. E non aveva mai sentito la necessità di esprimere a qualcuno l'affetto che accumulava in sé. Lo collezionava in silenzio, come qualcosa destinato a morire prima di fiorire sull'aria. Aveva sempre saputo che nessuno avrebbe mai voluto cogliere quei fiori fragili, quindi aspettava che appassissero.

Se fosse mai piaciuto a qualcuno, sarebbe durato tutto eccessivamente poco, i fiori sarebbero stati annaffiati troppo velocemente per poi marcire in fretta, così come si sarebbero seccati mentre lui amava sottovoce.

A volte si consolava dicendo che, da grande, sarebbe andato in uno di quei locali dove il senno scompariva sotto la musica e l'alcol. Avrebbe atteso che qualcuno gli si avvicinasse e gli si sarebbe concesso, con ogni centimetro del suo corpo, quella sera stessa, indipendentemente da tutto. Solo per sapere cosa si prova a sentirsi importante per qualcuno a cui non si fa pena. Magari quello non era il suo ideale di felicità, magari non sarebbe mai riuscito a dire quanto avrebbe amato avere un volto da accarezzare o degli occhi su cui poter riflettere le stesse ombre che offuscavano i suoi, ma si sarebbe accontentato. Sarebbe rimasto chiuso nei respiri trattenuti, sentendo qualcuno che non l'avrebbe mai ascoltato per davvero.

Con Francesco le cose erano semplicissime e difficilissime al contempo. Era semplicissimo il fatto che a lui piacciono le ragazze e io non sono una ragazza, ma era difficilissimo dover reggere il suo sguardo. Era difficilissimo sentirlo vicino, era difficilissimo amarlo piano. Era difficilissimo perché tutto in lui urlava quando Francesco non gli era distante.

Non sapeva bene come fosse successo.

Si imbarazzava anche solo a pensare a come fosse iniziato.

Se, un giorno, l'avesse dovuto spiegare a Francesco, lui non ci avrebbe creduto. Probabilmente non si ricordava di quel bambino biondo e sudaticcio con cui, a sette o otto anni, aveva giocato a nascondino. Eh no, a Francesco non si era rivoltato lo stomaco appena era stato toccato dall'altro. E invece, Axel aveva perfettamente impressa in mente l'immagine del bambino con cui, senza dire praticamente nulla, aveva passato il primo pomeriggio della sua vita a desiderare di essere femmina, solo per poter passare una mano tra quei capelli che sembravano usciti da un giro in lavatrice. Francesco era convinto di averlo visto per la prima volta al lago, in quella giornata di giugno messa là solo per finire. Tutto questo non era vero, non solo per l'episodio avvenuto anni ed anni prima, ma anche per uno decisamente più recente. Due estati prima l'aveva incontrato in paese, con Eva. Axel l'aveva riconosciuto immediatamente e un miliardo di farfalle avevano cominciato a saltellargli nello stomaco. L'aveva guardato per un po', di sbieco, vergognandosi. Era arrossito, probabilmente a causa delle cicatrici di un coming out ancora fresco.

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