CAPITOLO UNO

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Il primo giorno di settembre era appena cominciato e questo comportava ad una sola ed unica cosa: l'inizio delle scuole. Per molti ragazzi questo poteva sembrare una scocciatura perché avrebbero dedicato i loro pomeriggi – prima liberi e sereni – ai libri e allo studio per poter arrivare alla fine dell'anno con un buon risultato, ma per Taehyung significava altro: rivedere le sue care bestioline.

Perché Kim Taehyung, il giovane che da lì a qualche mese avrebbe compiuto ventisei anni, aveva intrapreso da un anno a questa parte la carriera d'insegnante d'asilo. Adorava i bambini ed era per questo motivo che – una volta finiti gli studi – aveva fatto richiesta per la cattedra alla scuola materna della sua città natale: Daegu. Sfortunatamente questo non accadde, poiché ottenne il posto ad una scuola materna della capitale. Così con grande tristezza si era ritrovato a salutare la famiglia e gli amici cari per trasferirsi, promettendosi che si sarebbero rivisti durante le vacanze di Natale e le ferie del ragazzo.

All'inizio fu difficile ambientarsi in una nuova città e – se prima i suoi genitori lo mantenevano economicamente – ora era totalmente indipendente nella sua piccola casetta di periferia.

Quel giorno il sole splendeva alto su Seoul illuminando tutti i tetti delle case e i volti di tutti quei ragazzi che si stavano dirigendo a scuola. Taehyung era uno di quelli: stava camminando verso l'istituto beandosi del calore che i raggi del sole gli donava: avrebbe approfittato di quei giorni di sole per abbronzarsi ancora un po', prima che il freddo pungente avrebbe colpito la città e tolto la sua splendida abbronzatura.

Arrivato a scuola si diresse prima verso l'aula docenti per salutare il resto del personale – totalmente femminile – per poi recarsi verso la sua aula e posare la borsa a tracolla sopra la cattedra. La scuola aveva deciso di chiamare in nomi diversi le aule invece che utilizzare i soliti e noiosi numeri, optando così per i nomi degli animali: c'erano quindi la classe delle Scimmiette, la classe dei Delfini, la classe dei Topolini, quella delle Farfalle ed infine la classe di Taehyung, quella delle Tigri. Adorava i suoi tigrotti che – da un anno a questa parte – avevano riempito gran parte delle sue giornate con grosse risate e amore.

Dato il largo anticipo con cui era arrivato decise di rilassarsi e di prendersi un caffè alle macchinette della sala docenti per poi uscire dalla struttura e attendere l'arrivo dei bambini.

Mentre sorseggiava il suo caffè – rigorosamente amaro – gli fu quasi inevitabile lanciare un'occhiata quasi disgustata alla solita vista delle mamme che parlavano di lui. Taehyung era un ragazzo giovane dotato di una bellezza quasi disarmante: i suoi tratti erano dolci, delicati, ma allo stesso tempo, anche duri e mascolini. Era capitato più volte che una delle mamme gli chiedesse di prendere qualcosa da bere insieme, ma il ragazzo non era così stupido da non capire che la scusa del "prendere da bere" significasse invece una muta richiesta di potersi infilare nelle sue mutande. La cosa che lo disgustava maggiormente era il fatto che queste donne avevano alle spalle una famiglia e un marito – fedele o meno che fosse – a casa ad attenderle.

E poi, detto sinceramente, Taehyung aveva dei gusti migliori: in primis non sarebbe mai andato con persone così tanto vecchie rispetto a lui e, secondo, lui era gay. Il fatto che un insegnante dell'asilo fosse omosessuale non importò più di tanto al corpo docenti e, tanto meno alle mamme che a tale notizia si diedero ancora di più da fare per poterlo sedurre e fargli cambiare idea sul genere femminile.

I suoi pensieri vennero destati quando si sentì tirare dall'orlo dei suoi pantaloni. Sorpreso abbassò lo sguardo e sul suo viso spuntò un sorriso dolce quanto il miele «Buongiorno Minho»

Minho era uno dei tanti bimbi che componeva la classe di Taehyung ma – segretamente – era il suo alunno preferito. La prima cosa che lo colpì, quando lo vide per la prima volta, furono i suoi grandi occhioni verdi accompagnati da un grazioso naso a patatina e delle labbra rosse e sottili; il tutto accompagnato dal buffo, ma adorabile, taglio di capelli che gli ricordava sempre un po' un cocco. Minho aveva quattro anni ma era molto sveglio e imparava in fretta nonostante la sua tenerissima età: era capitato più volte - infatti - che  Taehyun sentisse il piccoletto parlare con un gergo un po' troppo elaborato anche per la sua mente, per non parlare dei suoi ragionamenti così machiavellici da confondere chiunque lo stesse ad ascoltare.

Rainbow Teacher || KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora