CAPITOLO VENTISETTE

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Piccola premessa di inizio capitolo: i dialoghi scritti in corsivo riguardano fatti del passato.
Detto questo buona lettura...






Casa Min-Park era sempre stata tranquilla, certo un po' chiassosa, ma pur sempre nella norma. Eppure, in quella mattina di ottobre sembrava essere il contrario.

«Yoongi basta, mi sono stufato di questa situazione!» le grida del biondo – insieme a tutta la sua rabbia – erano arrivate benissimo alle orecchie del marito che, dopo una nottata di servizio in centrale, stava riposando beatamente sul divano. Divano che ormai era diventato più un secondo letto date le innumerevoli volte in cui i due avevano litigato e Jimin, stufo, lo aveva sbattuto fuori dalla loro camera da letto.

«Jimin cosa c'è ora che non va?» lo sbadiglio che ne susseguì fece infuriare ancora di più Jimin.

«Cosa c'è che non va? C'è che mi sono rotto altamente le scatole di farmi prendere per il culo da te e da tutte le stronzate che mi stai raccontando da settimane»

«Jimin ma cosa dici?» Yoongi si trovava in uno stato di confusione totale e la voce strillante di suo marito non era di certo la migliore delle soluzioni per farlo ragionare.

«Cosa dico? Vallo a dire alla tua cara Sana cosa dico, magari lei ti fa ragionare»

Nel sentire quelle parole, Yoongi, scattò come una molla verso l'altro «J-Jimin come fai a sapere di Sana?»

La risata amara che fuoriuscì dalle labbra del biondo fece spaventare maggiormente il moro «Allora è vero? Non smentisci nulla, è tutto vero?» gli occhi ormai gli si erano fatti lucidi mentre sentiva il proprio cuore rompersi in mille pezzettini.

Che stupido che sono – pensò poi mentre con grandi falcate si dirigeva verso Yoongi che era rimasto ancora fermo, inerme, mentre cercava di sistemare il più velocemente possibile la situazione.

«Io me ne vado da questa casa, mi fai schifo» il suono sordo del palmo della mano che si andava a schiantare contro la guancia sinistra di Yoongi fu l'unica cosa che si sentì all'interno di quelle quattro mura che per anni, avevano ospitato il calore di due giovani ragazzi che avevano deciso di sperimentare assieme l'amore.

I due si erano conosciuti alle superiori durante uno dei noiosissimi e inutili – a detta di Yoongi – club pomeridiani; quest'ultimo era all'ultimo anno mentre Jimin al terzo. Entrambi avevano deciso di frequentare il corso pomeridiano di teatro, chi per pura passione e chi perché aveva bisogno di molti crediti per poter uscire con una buona valutazione e riuscire ad entrare nell'accademia di polizia.

Quel giovedì pomeriggio – quando si videro per la prima volta – era uno di quei pomeriggi piovosi, quelli dove la voglia di fare qualcosa è pari o sotto allo zero. Entrambi si erano ritrovati da soli nell'aula dato il largo anticipo con cui erano arrivati, e subito avevano iniziato a conversare per far passare il tempo. La conversazione si era poi dilungata anche dopo il corso di teatro, davanti a due tazze fumanti di cioccolata calda ordinate nel bar di fronte alla scuola.

Nacque fin da subito una splendida amicizia, fatta di risate e gioia, ma ben presto si trasformò in amore: un amore puro, genuino. Un amore di quelli da film strappalacrime. I due insieme avevano sperimentato tutto: il primo bacio, la prima volta, la prima litigata e anche il primo "ti amo".

Poi avvenne quella fatidica domanda. Era una sera d'estate e i due avevano deciso di andare a cena fuori al Sea&Sun uno dei più rinomati ristoranti di pesce della zona, nonché anche il ristorante preferito di Jimin. Era stato da poco servito il dolce quando Yoongi si era alzato e, dopo essersi avvicinato al minore, si era inginocchiato e aveva tirato fuori una scatolina di velluto nero.

«Yoon? Che cosa diamine stai facendo?» gli aveva domandato Jimin con gli occhi lucidi e fuori dalle orbite. Il rossore ormai gli era arrivato fino alla punta delle orecchie visto che anche gli altri commensali in sala, compreso lo staff, si era fermato per guardare i due.

«Fai silenzio per un secondo e lasciami parlare»  Yoongi quel giorno ormai era un bagno di sudore; la paura di essere rifiutato gli aveva logorato l'anima fino a quel momento «Sai perfettamente che chi ci sa fare con le parole nella coppia sei solo e unicamente tu, però questa volta ci ho provato e voglio dirtelo» 

Il maggiore si passò velocemente la lingua tra le labbra per inumidirle per poi continuare «Ho passato tutti questi anni della mia vita a chiedermi se mai avessi incontrato la mia anima gemella, il mio tutto. Poi quel giovedì pomeriggio arrivò e Dio...sono così contento che sia arrivato, perché è quel giorno che ho incontrato la mia anima gemella. Era ferma lì, immobile, mentre leggeva uno degli stupidi copioni che il professor. Choi ci assegnava. Era delicata nei movimenti, gentile e bellissima. Non riesco ancora a capacitarmi come quel giorno io sia riuscito a rivolgere la parola a quella splendida creatura, ma sono contento di averlo fatto perché tu Jimin sei la mia anima gemella, il mio tutto. E ora, che ti ho qui davanti a me, te lo voglio dire e, anche se mi dirai di no, io continuerò a domandartelo all'infinito. Park Jimin, mi vuoi sposare?» aprì poi la scatolina, mostrandogli il bellissimo anello di fidanzamento che aveva scelto per il suo amato: una fedina argentata circondata da piccoli diamantini bianchi.

Il minore era ormai un bagno di lacrime e - con le labbra strette tra i denti - cercava di trattenere i singhiozzi, ottenendo però un risultato invano dato che poco dopo scoppiò in un pianto disperato tra le braccia del ragazzo che amava e che ben presto avrebbe sposato.

«È un sì questo?» domandò il maggiore mentre cercava invano di far calmare il proprio ragazzo.

«Ma secondo te? Ovvio che è sì cretino»

Lo splendido coro di applausi che ne susseguì all'interno della sala mentre Yoongi metteva la piccola fedina sull'anulare all'amato, fece scaldare il cuore ai due. Pochi mesi più tardi quell'anello, tanto solo quanto bello, fu presto raggiunto da una fede d'oro, la stessa fede che ora  dopo poco un anno  era stata appoggiata sul tavolino posto accanto alla porta d'entrata dove vi era il cestino delle chiavi.

«C-Che stai facendo Jimin? Perché hai tolto la fede?» il cuore di Yoongi batteva così velocemente che aveva paura che gli sarebbe potuto uscire dal petto in qualsiasi momento.

«Non è chiaro? Me ne sto andando, non ti voglio più vedere dopo quello che hai fatto» con le lacrime agli occhi Jimin si voltò un'ultima volta verso l'amore della sua vita – perché sì, Yoongi lo era – prima di aprire la porta di casa e sparire.

Anche il maggiore corse fuori dall'abitazione e in poche falcate raggiunse Jimin che – con le mani che gli tremavano per il nervoso – cercava di aprire lo sportello dell'auto «Ti prego Jimin parliamone, risolviamo la questione assieme. Io non vivo senza di te»

Il biondo nel sentire quelle parole scoppiò in un pianto mal trattenuto «Anch'io non vivo senza di te Yoon, ma mi hai ferito, e sai perfettamente come la penso riguardo i tradimenti»

«Ma ti prego, lasciami spieg–»

«Niente ma, non cercare di arrampicarti sugli specchi quando sei tu quello nel torto più marcio. Tornerò a casa per prendere i vestiti e tutta la mia roba, cerca di non farti trovare in casa quando torno. Addio» e mentre pronunciava quelle parole non si voltò neanche una volta, perché sapeva che se l'avesse fatto sarebbe tornato indietro, troppo debole e accecato dall'amore.

Entrò in macchina e partì.




Angolo autrice:

Buonasera a tutti ed eccoci qua con un capitolo dedicato interamente ai yoonmin e alla loro storia d'amore (ora un po' tragica, ma fa nulla)

Yoongi a quanto pare ne ha combinata una grossa e sarà duro rimediare agli sbagli commessi. Però, sarà veramente colpevole oppure no?

Io Jimin triste non riesco proprio a vederlo e mi ha fatto un male cane quando stavo scrivendo questo capitolo.

Detto questo se il capitolo vi è piaciuto fatemelo sapere con un commento o una stellina, vi voglio bene

A venerdì

Rainbow Teacher || KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora