CAPITOLO DUE

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Era ormai pomeriggio inoltrato quando Taehyung staccò dal lavoro. Decise di passare prima nella sua classe per controllare alcune cose, quando si accorse della presenza del piccolo Minho: tutti i bambini erano andati via tranne lui.

Nessuno era venuto a prenderlo.

Stupito di tale atteggiamento nei confronti del bimbo, Taehyung, lo raggiunse «Ehi Minho come mai sei ancora qua?» domandò con voce calda mentre gli passava una mano sulla testolina rotonda.

Quest'ultimo aveva la testa china e tremava appena, segno che stesse piangendo «N-Nessuno m-mi è venuto a p-prendere. Neanche a-appa» mormorò con voce bassa e rotta dal pianto. A Taehyung gli si strinse il cuore nel vedere il povero Minho ridotto in quello stato e, mentre cercava di consolarlo, gli venne in mente un idea.

«Tesoro ti ricordi il numero del tuo papà?» il piccolo gli annuì in risposta «Allora lo chiamiamo e gli diciamo che ti porto a casa io» prese così il cellulare e lo porse a Minho, il quale digitò con il suo ditino il numero di Jungkook. La chiamata si concluse in fretta con un Minho un pochino più sollevato di prima ma allo stesso tempo contento di poter passare un po' più di tempo con il suo insegnante preferito.

Uscirono quindi da scuola mano nella mano, o meglio: la manina paffutella di Minho che stringeva il dito indice lungo e affusolato di Taehyung. Per tutto il tragitto Minho non aveva smesso neanche un secondo di canticchiare e Taehyung non poté fare a meno che sorridere. Gli sarebbe piaciuto anche a lui in un futuro – magari non troppo lontano – diventare papà. Il problema però era uno: era solo e di conseguenza non avrebbe potuto adottare nessun bambino.

Grazie alla memoria ferrea di Minho i due riuscirono ad arrivare a casa del primo: un'abitazione di medie dimensioni dal colore giallo circondata da un piccolo giardino ben curato. Taehyung stava per dirgli che non avevano le chiavi e che – di conseguenza – avrebbero dovuto aspettare fuori l'arrivo di Jungkook, quando il minore si incamminò a passo spedito verso la porta di casa, precisamente verso lo zerbino, dove ne estrasse una copia delle chiavi di casa.

Con maestria – sulla punta dei piedi – Minho riuscì ad aprire la porta di casa per poi entrare, seguito da un Taehyung sorpreso ancora una volta dall'abilità e indipendenza del bambino.

La casa era bella accogliente. All'entrata vi era il salotto composto da un divano a isola in pelle, un grosso televisore a schermo piatto, un tavolino di vetro e una piccola libreria. Tutto era studiato nei minimi dettagli: dai colori decisi ai soprammobili abbinati. Alle spalle del salotto una porta di un verde smeraldo separava la cucina da esso e, un lungo corridoio portava poi ad una singola porta, che Taehyung intuì come il bagno.

«Maestro vuole vedere la mia cameretta?» non fece in tempo a rispondere che Taehyung si sentì tirato per la manica della camicia e trascinato su per una rampa di scale che non vide in un primo momento.

«Guarda le piace?» domandò Minho nel momento in cui fece entrare il suo insegnante nella sua cameretta. Le pareti erano di un celeste molto acceso con sopra disegnate delle stelle e astronavi: Taehyung sapeva infatti la passione che aveva quest'ultimo per le astronavi e lo spazio. Una grossa libreria piena di libri, fumetti e giocattoli si ergeva accanto ad un armadio a tre ante e, di fronte ad essi, si trovava il letto del piccolo.

«È proprio molto bella Minho complimenti»

«Vuole giocare con me?» domandò ingenuamente il piccolo Minho mentre frugava dentro la grossa cesta dei giochi che si nascondeva sotto il letto.

«Cosa ne dici se prima chiamiamo il tuo papà e facciamo merenda?»

Taehyung avrebbe tanto voluto giocare con Minho, ma prima doveva chiamare Jungkook e avvertirlo dei fatti: non voleva certo rischiare di perdere il lavoro perché aveva portato a casa un bambino senza il permesso del genitore. Così scesero al piano inferiore e – mentre Minho andava in cucina a prendere qualcosa per fare merenda – Taehyung chiamò Jungkook.

Il suo numero era rimasto nella cronologia delle chiamate e fortunatamente dopo pochi minuti rispose.

«Pronto?»

«Ehm... salve signor Jeon sono Taehyung l'insegnante di Minho, non so se si ricorda. Prima suo figlio l'ha chiamata con il mio numero» si sentiva estremamente a disagio a colloquiare con il padre del suo alunno, nonostante questo sembrasse suo coetaneo.

«Ah, sì Taehyung, grazie mille per il pensiero. A breve sarò a casa» si scambiarono poi delle brevi battute prima di salutarsi e chiudere la chiamata.

Leggermente stupito del fatto che Jungkook si fosse fidato a lasciare suo figlio con un estraneo, Taehyung volse la sua attenzione a Minho, il quale era intento a mangiucchiare un muffin confezionato «Allora Minho cosa vuoi fare prima che arrivi il tuo papà?»

«Voglio fare una torta di compleanno per appa!»

***

Era quasi ora di cena quando Jungkook rientrò a casa stanco e spossato dal lavoro. Ultimamente, nonostante avesse ottenuto un aumento, le sue ore di lavoro erano – se possibile – moltiplicate, portandolo a stare per tanto tempo fuori da casa. Non che prima fosse diverso.

«Appa! Appa sei tornato!» come sentì quella dolce vocina perforagli un timpano, tutta la stanchezza venne spazzata via dalla gioia nel rivedere suo figlio.

«Tesoro scusami se non sono venuto a prenderti...ero convinto che venisse la nonna» cercò di scusarsi al meglio possibile per quell'errore commesso. Quale razza di padre dimentica il proprio figlio a scuola?

Il piccolo Minho scosse leggermente la testa con un grosso sorriso stampato sulla faccia «Tranquillo appa, il maestro mi ha portato a casa»

«Buonasera signor. Jeon»

E lo vide.

Lui.

Colui che gli era rimasto impresso nella mente per tutta la giornata – distraendolo più volte a lavoro – sbucare dalla cucina con un mestolo in mano e farina sul volto.

Farina sul volto?

Ora che ci faceva caso, anche Minho era sporco di farina dalla testa ai piedi. Con lo sguardo leggermente confuso domandò ai due il perché si trovassero conciati in quello stato, ma non ottenne risposta se non un "Shhhhhhh è un segreto appa".

Con la confusione e il terrore nei suoi occhi – perché sapeva di cosa fosse capace suo figlio quando si parlava di sorprese – rivolse la sua attenzione allo splendido insegnante che stava raccogliendo le sue cose per poi tornare a casa; e lo avrebbe anche fatto se Jungkook non gli avesse chiesto di fermarsi per cena.

E chi era lui per negare un invito da uno splendido ragazzo come Jungkook?




Angolo autrice:

Ecco qua il secondo capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento oppure una stellina, ne sarei felicissima❤

Per quanto riguarda gli aggiornamenti ho deciso di pubblicare tutti i lunedì e venerdì sempre per questa ora (salvo imprevisti)

Rainbow Teacher || KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora