Rainbow Teacher || KookV

CAPITOLO TREDICI

Quella sera il cielo era più splendido che mai; cosparso di mille stelle e dal grazioso spicchio di luna che illuminava i due ragazzi. Quest'ultimi erano appena giunti davanti alla porta di casa Min-Park e, prima di bussare, Taehyung si rivolse al minore con un dolce sorriso «Stai tranquillo Jungkook, sono sicuro che li adorerai. Andrete subito d'accordo»

«Lo spero»

Per dargli maggior sicurezza, Taehyung decise di abbracciarlo, cosa che venne subito ricambiata: aveva notato infatti che Jungkook era strano da quando era arrivato, sembrava che si stesse quasi trattenendo.

Si allontanarono di poco rimanendo comunque abbracciati, restando in silenzio. Un silenzio piacevole per entrambi, nulla di imbarazzante, un silenzio dove a parlare erano gli occhi. Si scrutarono come se fosse la prima volta che si videro, imprimendo nelle loro menti le caratteristiche e le particolarità dell'altro.

Jungkook fu il primo a rompere il silenzio, avvicinandosi cautamente al viso – soprattutto alle labbra – dell'altro «Sei stupendo questa sera Taehyung»

«I-Io...anche tu» il maggiore sentì il sangue affluire sulle guance e fu in quel momento che capì con cosa Jungkook si stesse trattenendo. Il minore, infatti, non vedeva l'ora di baciare quegli stupendi cuscinetti che avevano occupato la sua mente da parecchi giorni; così morbidi e dolci che avrebbero tentato chiunque. E ci sarebbe anche riuscito se in quel momento Jimin non avesse aperto la porta interrompendo i due.

«Oh, ciao ragazzi, ho interrotto qualcosa?» domandò Jimin leggermente imbarazzato lanciando uno sguardo di scuse a Taehyung, il quale si staccò velocemente dalle braccia del minore negando l'evidenza.

«N-No Jimin, ma che dici!?»

«Ok va bene. Entrate pure, finisco di prepararmi e possiamo andare»

Taehyung fece come gli fu detto ma, prima di entrare, Jungkook lo bloccò per un braccio e si avvicinò con la bocca al suo orecchio «Mi devi un bacio Taehyung» sussurrate queste parole lo lasciò andare per poi entrare in casa. Il maggiore nel sentire quelle parole, venne percorso da una scarica di brividi e di eccitazione; un'eccitazione mai provata prima d'ora che lo portò ad escogitare un piano per la serata: stuzzicare e portare allo stremo Jungkook.

«Jungkook?» il nominato si girò verso la voce che lo aveva chiamato: era Yoongi «Jungkook sei tu? Come stai?»

Jungkook lo guardò con uno sguardo perso non ricordandosi chi fosse quella persona. Era sicuro che lo avesse già visto; nella sua mente ricordava quel volto pallido, ma in quel momento c'era il buio totale «Scusami ma...non mi ricordo chi tu sia» mormorò imbarazzato grattandosi il capo con fare colpevole.

Yoongi gli posò una mano sulla spalla «Ah tranquillo...tutto sommato è normale, ci siamo visti solo una volta del resto. Sono l'agente Min Yoongi: ero in servizio quando hai chiamato per la rapina in casa tua»

Ora gli era tutto più chiaro. Si ricordava di Yoongi, l'agente che era intervenuto sul posto quando – mesi e mesi addietro – dei ladri erano entrati in casa sua con l'intento di rapinarla. Fortunatamente in quel momento in casa c'era solo Jungkook, Minho era rimasto a dormire dalla nonna. Yoongi era stato meticoloso nel caso, controllando anche i minimi particolari pur di arrestare quei brutti ceffi, e per fortuna ci riuscì.

«Adesso mi ricordo...come stai?» il minore era andato subito ad abbracciarlo, ancora grato del lavoro svolto.

«Più che bene. L'altro pomeriggio ho incontrato tuo figlio, caspita è cresciuto un sacco dall'ultima volta che l'ho visto. Quanti anni ha ora?» la prima volta che aveva visto il piccolo era stata due giorni dopo la rapina in casa Jeon: l'agente era andato da Jungkook per porgli qualche domanda riguardo l'accaduto, ed era stato proprio lì che aveva conosciuto Minho. Yoongi si ricordava del bimbo, ma quest'ultimo no, dato che non aveva prestato molta attenzione a lui.