CAPITOLO SESSANTUNO

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«Allora mie care bestioline, vista la bella giornata direi di andare un po' fuori in cortile, cosa ne pensate?»

Era passata ormai una settimana - se non di più - da quel tragico incontro e nulla era cambiato, se non il colore di capelli di Taehyung che - sotto consiglio dei bimbi - era diventato un castano scuro quasi tendente al nero.

Tutto sembrava esser tornato alla normalità eccetto per Taehyung e Jungkook che passavano il loro tempo ad ignorarsi e a non rivolgersi neanche un misero "buongiorno" la mattina a scuola quando il moro accompagnava Minho.

Avevano entrambi - da codardi - preferito fare questa scelta piuttosto che parlarsi faccia a faccia come due adulti quali erano, e di questo Taehyung ne era consapevole: dannatamente consapevole.

Ma, nonostante ci provasse ad avere un dialogo pacifico con Jungkook, le parole gli morivano sempre in bocca, non permettendogli neanche di fermare il moro cinque minuti in più dello stretto necessario.

C'era qualcun'altro però a cui tutta questa faccenda non stava andando a genio, ed era il piccolo di casa Jeon: Minho; lo stesso Minho che quella sera aveva ascoltato l'intera discussione avvenuta tra Taehyung e Jungkook capendo solamente un quarto di tutto quello che i due adulti si erano urlati contro tra le lacrime e la rabbia.

Però una cosa l'aveva capita: Taehyung quella sera e i giorni a venire non sarebbe tornato a casa da lui, e quella consapevolezza gli fece così male che quasi si sentì in colpa ad aver accettato di passare il pomeriggio con il suo insegnante per farsi poi accompagnare a casa proprio da lui.

Da quel preciso istante la sua mente aveva iniziato ad elaborare un piano per come far riappacificare il suo papà e Taehyung, e fu proprio quest'ultimo a servirgli l'opportunità su un piatto d'argento.

***

Avevano trascorso buona parte della mattinata fuori in giardino, approfittando del sole alto nel cielo e delle temperature abbastanza elevate, venendo affiancati in seguito da un'altra classe, dove l'insegnante aveva avuto la stessa idea di Taehyung.

Quella di far giocare i bimbi in cortile era un'abitudine solita nell'insegnamento di Taehyung: voleva che avessero la propria libertà e che si svagassero all'aria aperta e, quando ne aveva l'opportunità, cercava sempre di coglierla al volo.

«Bimbi venite che rientriamo, si è fatto tardi»

Non ci volle molto prima che una calca di pargoletti si radunasse intorno al proprio maestro, permettendogli così di contarli uno alla volta «Venti, ventuno...no non è possibile, ne manca uno» il panico aveva preso possesso del corpo di Taehyung che - dopo aver contato i suoi alunni per ben tre volte - i conti non gli tornavano lo stesso.

Calmati Taehyung ora prendi il registro e fai l'appello così vedi che i conti tornano.

E ci aveva provato, davvero, ma solo quando era arrivato alla J si accorse doveva aveva sbagliato «Jeon Minho» un silenzio tombale si susseguì a quel nome: nessuno aveva risposto.

Il giovane insegnante provò a chiamarlo una seconda volta, ottenendo però il solito risultato: silenzio. In quel momento Taehyung capì di aver realizzato la sua paura più grande: perdere uno dei suoi alunni, con l'unica differenza che Minho - oltre che a essere una delle sue bestioline - era anche il figlio della persona che amava.

Doveva trovarlo al più presto, e il fatto che non rispondesse a nessun richiamo, faceva accrescere la paura di Taehyung.

Taehyung calmati, si sarà nascosto.

Lasciando momentaneamente i suoi alunni a Clare - l'insegnante dell'altra classe - Taehyung si era diretto di nuovo verso il cortile, perlustrandolo da cima a fondo.

Rainbow Teacher || KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora