Il ventesimo secolo arrivò inaspettatamente in fretta e fu dirompente e rivelatore. Con l'arrivo del novecento il mondo cambiò in un batter d'occhio. Iniziò la Belle Époque, un lungo periodo caratterizzato da euforia e frivolezza. Le continue scoperte e le innovazioni tecnologiche lasciavano sperare che in poco tempo si sarebbe trovata una soluzione a tutti i problemi dell'umanità. Nacquero nuove forme di intrattenimento, come il cabaret, il can-can e il cinema, mentre nuove invenzioni resero la vita più facile a tutti i ceti e livelli sociali. La scena culturale prosperava e l'arte prendeva nuove forme con l'Impressionismo e l'Art Nouveau. Gli abitanti delle città avevano scoperto il piacere di uscire, anche e soprattutto dopo cena, di recarsi a chiacchierare nei caffè e assistere a spettacoli teatrali. Le vie e le strade cittadine erano piene di colori: manifesti pubblicitari, vetrine con merci di ogni tipo, eleganti magazzini. Quando iniziò il nuovo secolo, Parigi volle celebrarlo con un'incredibile mostra nella quale venivano esposte le innovazioni più recenti: l'esposizione universale.
Nel 1900 persone da tutto il mondo sbarcarono in Francia per assistere alla gigantesca fiera. Tra quelle persone c'ero anche io con Stefan e Lexi. Decidemmo di partire nel 1908 e ci trattenemmo a Parigi molti anni; a quel tempo era la città più bella del mondo. Fu un bel viaggio, era la prima volta che viaggiavo via mare e fu molto emozionante. L'acqua è sempre stato un elemento affascinante per me. Essendo nata e cresciuta a New Orleans l'unica cosa che si avvicinava all'acqua purtroppo era la palude. Il viaggio per arrivare a Parigi fu molto lungo, ma eravamo talmente colpiti dal fatto che ci stavamo muovendo su un battello a vapore che nessuno si accorse del tempo che passava. Il mare e soprattutto l'oceano hanno un effetto strano su di me, mi calmano e mi rassicurano. Mi sento protetta e a casa. La sensazione che si prova stando su un ponte di una nave, con il vento tra i capelli, l'odore di salsedine nel naso, il rumore delle onde nell'orecchie e la meraviglia negli occhi, è qualcosa di magico e misterioso.Nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale e la Belle Époque diventò un lontano ricordo. Pur tra mille difficoltà Parigi volle mantenere il suo ruolo di arbitra dell'eleganza e le grandi couturiers continuarono la loro attività, nonostante la mancanza di materie prime che dovevano essere di necessità mandate al fronte. L'assenza di molti uomini chiamati a combattere provocò delle gravi conseguenze a livello economico e sociale. Durante la guerra i posti di operai e contadini furono lasciati vuoti e vennero coperti dalle donne che passarono da "angeli scesi in terra" a membri attivi dell'economia della società. Questo processo, però, non fu indolore perché furono obbligate a compiere gli stessi compiti degli uomini al loro stesso ritmo. A questo non corrisponde una maggiore libertà femminile poiché le donne ne uscirono distrutte fisicamente e mentalmente. Grazie al loro sforzo, però, l'economia del paese rimase in piedi. Io non ero una di quelle donne. Nonostante volessi aiutare, Klaus mi costrinse a tornare a New Orleans. Quando arrivai sul pontile con il mio biglietto di prima classe in mano e tutti i miei bagagli ordinatamente riposti in valige di cuoio, iniziai a riflettere. Mi accorsi di aver dimenticato il mio passato, di averlo rimosso. Ero nata schiava, con niente. Adesso, invece stavo lì in piedi con il mio nuovissimo vestito alla moda e il mio stupido biglietto di prima classe in mano in procinto di prendere una nave che mi avrebbe riportato a casa. Una casa che mi assicurava del cibo, un letto e persone che mi volevano bene. Mi sentivo tremendamente in colpa, non avevo nulla in più rispetto alle persone che mi stavano attorno, eppure loro stavano per attraversare anni di dolore, mentre io sarei stata benissimo nel mio comodo letto caldo e con il piatto sempre pieno. Mentre partivo insieme ai miei amici guardai indietro, conscia del fatto che stavo lasciando dietro di me un'Europa che avrebbe sofferto molto, senza che io potessi fare niente. Un turbinio di pensieri mi annebbiava la mente e io non potei fare altro che piangere. Era la seconda guerra a cui assistevo, più di trentasette milioni di persone sarebbero morte. È un numero talmente esorbitante che non si riesce nemmeno ad immaginare. Non potevamo sapere che, però, anni dopo un'altra guerra avrebbe rubato la vita a sessantotto mila persone.
Nel 1917 Marcel decise di arruolarsi nell'esercito. Klaus andò su tutte le furie, pensava che Marcel volesse punirlo per non aver accettato la sua relazione con Rebekah. Anche dopo che le aveva tolto il pugnale, Klaus le proibì di stare con Marcel, anche se lei lo amava veramente. Lui non rinunciò a lei, ma il loro rapporto non fu più lo stesso.
Klaus cercò di convincere Marcel a restare a casa dicendogli che aveva il dovere di restare per la sua famiglia e per me. Diceva che io non sarei stata in grado di sopportare la sua lontananza e che ne sarei uscita distrutta. Questo era vero, io amavo Marcel, ma sarei stata felice che almeno lui potesse dare il suo contributo per combattere quella guerra. Per Klaus la guerra era un avvenimento come un altro e primo poi sarebbe finita, non vedeva il bisogno di dare un contributo. Alla fine Marcel riuscì a partire ed essendo un vampiro aiutò molte persone riuscendo nel suo intento. Mi confidò che la guerra cambia le persone, e cambia il modo di vedere il mondo. Era vero. Anche se c'era un oceano di distanza tra me e quel conflitto me lo sentivo comunque sulla pelle. I giornali non facevano altro che fare la conta dei morti, riportando gli orrori che gli europei stavano vivendo. Non ho mai capito la guerra, non ho mai capito perché le persone debbano odiarsi così tanto. Perché non possiamo semplicemente andare tutti d'accordo? Sembra il sogno di un bambino, ma è questa la verità. Basterebbe essere meno egocentrici e portare più rispetto, forse così non ci odieremmo tutti così tanto.Klaus non accettò mai il fatto che Marcel avesse deciso di partire. Era lui ad avere bisogno di Marcel. Era diventato la sua ancora di salvezza e nonostante Elijah e Rebekah ed io fossimo importanti per lui Marcel era diverso, era speciale. Era stato il suo prediletto, era stato l'unico che in molti anni aveva portato un barlume di redenzione in lui. Probabilmente rivedeva sé stesso, l'infanzia che gli era stata rubata da Mikael. Marcel era il suo discepolo.
Nel 1919, finita la guerra, Marcel tornò a casa e nonostante Klaus non condividesse la sua scelta di andarsene, lo accolse a braccia aperte e gli organizzò una sontuosa festa di ben tornato. Eravamo tutti felici per il ritorno di Marcel, e per una sera cercammo di distrarci da ciò che stava succedendo in città. Nei giorni precedenti era arrivato a New Orleans un potente stregone che si faceva chiamare Papa Tunde. Praticava la magia sacrificale uccidendo soprattutto esseri sovrannaturali e in poco tempo aveva conquistato il posto di capo della congrega. Ogni minuto che passava vampiri, licantropi e persino streghe scomparivano e venivano sacrificate per accrescere il suo potere. Klaus ed Elijah avevano lavorato tanto per far sì che le quattro fazioni andassero d'accordo e non avrebbero permesso a nessuno di interrompere questo equilibrio. Con il passare degli anni la comunità sovrannaturale di New Orleans era cresciuta considerevolmente e ogni anno il numero di vampiri aumentava. Loro erano i più imprevedibili perché, a differenza di streghe e licantropi, non erano abituati ad organizzarsi in comunità. La città era divisa in quattro fazioni, la prima apparteneva agli umani ed aveva come capo il sindaco della città, la seconda era quella dei vampiri con a capo Klaus ed Elijah, la terza comprendeva i lupi mannari rappresentati dalla famiglia Guerrera e la quarta era la fazione delle streghe che, però, era sempre stata contro questo sistema in quanto gli Antenati venivano considerati superiori a tutto e a tutti. Tunde dava alle streghe assetate di potere la possibilità di primeggiare sulle altre fazioni, distruggendo la fragile democrazia che si era creata. Tunde si interessò molto alla mia natura di sifane, sarei stata un'ottima vittima sacrificale. Cercò in tutti i modi di farmi avvicinare alla sua magia, ma per fortuna quando si hanno i Mikaelson dalla propria parte non si ha nulla da temere. Klaus si accorse che Tunde era costantemente seguito da gemelli che lui presentava come i suoi figli. Avevano entrambi un simbolo sulla fronte che Klaus riconobbe come i segni di un incantesimo. Tunde stava incanalando il potere dei due gemelli traendone forza. Senza ascoltare Elijah che aveva proposto di tenere una conversazione civile, Klaus uccise i due gemelli e recapitò le loro teste a Tunde che, indebolito dalla perdita, fu un facile bersaglio per la mano di Klaus che gli cavò gli occhi e lo lasciò morire lentamente. Le streghe tornarono al loro posto, ma non dimenticarono mai la possibilità che aveva offerto loro Tunde.
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Sifane
General FictionUna ragazza con un passato travagliato e con un dono speciale. Dopo un incontro inaspettato la sua vita cambierà per sempre e dovrà fare i conti con il tempo che passa. Una ragazza gentile, fedele, sempre pronta ad aiutare gli altri, dovrà confront...