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Dopo aver viaggiato per tutta l'Europa, tornai in America e dopo aver brevemente incontrato i fratelli Mikaelson decisi di ripartire. Loro erano riusciti a trovare un accordo, ma io non ero ancora completamente guarita e non ero pronta per tornare a vivere con loro. Inoltre Rebekah continuava ad essere rinchiusa in una bara con un pugnale nel petto e per questo decisi che non sarei tornata a stare con Klaus ed Elijah finché non l'avessero liberata. Avevo ignorato la sua segregazione per troppo tempo e non potevo più fare finta di niente. Elijah cercò di farmi restare, ma finimmo per litigare cosa che mi convinse a partire ancora di più.
Mi stabilii a Detroit in Michigan dividevo l'appartamento con una anziana signora di nome Mabel Atwood che mi aveva assunto per fare le faccende di casa e per farle compagnia. Non aveva famiglia e io avevo bisogno in un posto dove stare. Avevo scritto un annuncio sul giornale sperando che qualcuno che avesse bisogno di aiuto riuscisse ad aiutare anche me a sua volta. Così fu.

Mabel era molto solare e nonostante l'età era ancora energica e brillante. Era originaria della Louisiana come me e si ostinava a volermi raccontare della schiavitù sostenendo che i giovani della mia generazione stessero iniziando a dimenticare i loro antenati. Non ebbi mai il coraggio di dirle che io facevo parte degli antenati di cui parlava. Adoravo il modo in cui mi raccontava quelle storie, lei era nata nel 1906, eppure parlava dei suoi antenati come se li avesse conosciuti. Le sue parole erano emozionanti e ispiratrici, parlavano di sacrificio per la libertà, di forza, di coraggio e di umiltà. Io avevo vissuto sulla mia pelle i suoi racconti, ma nonostante questo lei riusciva a darmi una nuova prospettiva tramite la quale guardare il mio passato. Ho sempre voluto nascondere quella parte della mia vita perché me ne vergognavo, ma sbagliavo. Il dolore che ho provato mi ha reso la persona che sono e nonostante io non abbia cicatrici sul mio corpo che provino questo dolore a causa del vampirismo, i segni sono rimasti dentro di me vividi e brucianti, a ricordami del mio passato, a insegnarmi ad essere migliore. Riscoprii il valore della curiosità e piano piano la mia magia riprese le sue forze. Era cambiata anche lei insieme a me, ma per quanto faccia paura il cambiamento, apre sempre nuove opportunità.

Mabel possedeva una casa fuori dalla città con un giardino e un bel porticato. Era sviluppata su due piani e io dormivo al piano di sopra nella stanza degli ospiti che era adiacente a quella di Mabel. Al piano inferiore c'era il salotto dove passavamo il pomeriggio a leggere o cucire. Mabel era molto acculturata e casa sua era ricolma di libri di tutti i generi, purtroppo, però, non aveva più una buona vista e allora iniziai a leggere io per lei. Giocavamo anche a qualsiasi gioco si potesse fare con le carte e lei vinceva sempre. Si era sorpresa quando aveva scoperto che sapevo cucire e insieme iniziammo a creare cappelli, sciarpe e maglioni per tutto il vicinato. La lana che usavamo era spessa e Mabel riusciva ancora a modellarla perfettamente. Invidiavo un po' la sua vecchiaia. Era così saggia e non aveva per nulla paura della morte. L'ammiravo molto. Lei aveva tutto quello che io non avrei mai avuto. Pensandoci, in realtà, la vecchiaia è la fine della vita per cui nessuno la desidera. Però, a vederla da fuori, sembra estremamente pacifica e nella mia vita la pace è sempre stata una cosa che mi è mancata.

Passammo quattro anni insieme e poi lei nella primavera del 2002 morì di vecchiaia. Se ne andò velocemente, dormendo e fui l'unica a partecipare al suo funerale. Fu una bella cerimonia, era il primo funerale a cui partecipavo, Cleo non aveva avuto questa fortuna. Fu discreto e intimo. Ricordo che cantai per lei la sua canzone preferita. Klaus aveva insegnato a me e a Marcel a suonare il pianoforte e anche Mabel ne possedeva uno. Grazie a questo riuscii di nuovo a suonare quel magnifico strumento. Mi lasciò tutto quello che possedeva e io fui molto grata di abitare ancora quella casa. Mi spacciai per sua nipote e soggiogai i vicini affinché dimenticassero di avermi vista prima. Non avevo mai sperimentato la vita di quartiere e devo dire che la mia cosa preferita era il giornale lanciato sull'uscio dal solito postino in bicicletta.

Nel 2009 Stefan mi venne a trovare per festeggiare il mio compleanno e mi disse che aveva intenzione di tornare a Mystic Falls. Voleva ricominciare da capo e voleva farlo proprio nella sua città d'origine. Appoggiai la sua idea, era un bel periodo per lui. Era sereno, solare e sembrava aver finalmente trovato un equilibrio. Ci raggiunse anche Lexi e passammo dei bellissimi giorni insieme. Era tanto tempo che non la vedevo e mi era mancata. Mi raccontò che aveva viaggiato molto anche lei e che per un po' si era stabilita nel sud della Francia, a fare la bella vita con il suo fidanzato che aveva trasformato in vampiro. Purtroppo alla fine si erano lasciati e lei aveva deciso di tornare in America per farsela passare. Mi era mancato il nostro trio. Ero grata di avere degli amici come loro. Eravamo complementari ed eravamo anime gemelle. Dopo due settimane passate insieme Stefan ripartì confidandomi che aveva intenzione di iscriversi al liceo per provare quell'ebrezza; gli feci tutti i miei auguri e gli intimai di tenermi aggiornata. Lexi, invece, rimase con me ancora per un mesetto. Era la perfetta coinquilina e la perfetta migliore amica.
«Che cosa hai intenzione di fare adesso?» mi chiese Lexi dal nulla.
Eravamo sedute sul portico di casa mia a vedere le foglie sugli alberi diventare rosse.
«Non ne ho la più pallida idea» ammisi. «Mi sento immobile.»
«Credo che faccia parte dell'essere immortali» ipotizzò lei.
«Tu hai trecentocinquant'anni, come hai fatto a non essere impazzita?» chiesi sinceramente curiosa.
«Mi innamoro spesso» scherzò lei.
Ridemmo insieme continuando a guardare l'autunno che si avvicinava.
«Credo di aver completamente perso la condizione del tempo, se mi avessi chiesto quanti anni ho ti avrei risposto un centinaio, non di più. Mi piace vedere il mondo cambiare, ogni volta mi sorprende, ma allo stesso tempo mi manca la stabilità di una vita umana. Molti vampiri pensano che gli umani siano limitati, ma per me sono fortunati. Siamo esseri troppo intellettualmente sviluppati per vivere così a lungo. Nulla mi scalfisce più, neanche la morte. Cerco di fare del bene, ma in fondo non so neanche se provo ancora delle emozioni.»
«Dici che è per questo che Klaus è così stronzo?» ironizzai.
«Credo proprio di sì, quanti anni ha lui?» domandò Lexi.
«Non me lo ha mai voluto dire con certezza, ma da come ha descritto la sua infanzia credo che sia nato prima di Cristo» spiegai. «Credi che i vampiri si possano suicidare?» domandai cambiando argomento.
«Credo di sì, ma forse per gli Originali è più complesso. Loro non possono essere uccisi, giusto?» chiese lei.
«Così dicono» confermai io. «Tu ci hai mai pensato?»
«Certo che sì!» esclamò lei. «Almeno cinquanta volte, ma credo di amarmi troppo. Tu?»
«Subito dopo che Marcel mi ha trasformata volevo affogarmi nel Bayou. Anche dopo che ho lasciato Damon ci ho pensato» ammisi.
«È normale, è la nostra umanità» ribatté lei. «Se fossimo degli assassini senza scrupoli sarebbe tutto più facile, ma non potremmo amare. Non soffrire o amare? Il dilemma del secolo.»
Mi voltai verso la mia migliore amica e sorrisi. Le volevo un bene immenso.
«Sono grata di averti nella mia vita» dissi sincera.
«Anche io, amica mia» ribatté lei stingendomi la mano.
Rimanemmo insieme ancora per qualche mese e poi lei ripartì, era uno spirito libero e non si poteva vincolarla. Le feci promettere di venirmi a trovare spesso e poi ci salutammo con grande commozione come nostro solito.

Con l'arrivo dell'annonuovo ricevetti finalmente una telefonata da Stefan, era una vita che non losentivo e lo rimproverai molto per questo. Sfortunatamente aveva una buonascusa, da quando era tornato a Mystic Falls era successo il finimondo. Liquidòla mia curiosità dicendomi che mi avrebbe spiegato meglio quando sarei arrivatain città. Aveva bisogno del mio intervento per aiutare una ragazza a conviverecon la sua nuova condizione; era stata trasformata in vampiro contro la suavolontà ed era molto spaventata. Il mio spirito da crocerossina schizzò allestelle e accettai volentieri l'invito. Non potevo immaginare che cosa sarebbesuccesso di lì a poco.  

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