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Vincent mi stava cercando. In un primo momento avevo evitato le sue chiamate, ma poi era diventato insostenibile evitare la raffica di telefonate a cui mi sottoponeva e quindi alla fine ci eravamo dati appuntamento al Jazz Club. Non vi aveva riferito il motivo di quell'incontro, ma mi aveva esortato a portare Kol con me. Lui non aveva voluto parlare della scenata che aveva fatto davanti ai suoi fratelli, volevo lasciargli un po' di spazio e quindi non avevo mai riportato a galla l'argomento, ma ero molto preoccupata.
Era passato qualche mese dall'ultima volta che ero stata in quel Jazz Club e fu bello sentirsi di nuovo leggeri, avvolti nel silenzio dato dall'assenza di magia. Di Vincent però non c'era traccia e questo iniziò a farmi venire qualche dubbio.
«Sembra che il tuo amico ti abbia dato buca» disse Kol sedendosi al bancone deserto.
«Vincent non è affatto un mio amico» precisai sedendomi di fianco a lui.
«Be' visto che siamo arrivato fin qua sarebbe brutto andare via a mani vuote» osservò Kol cercando di arraffare qualche bottiglia costosa.
«Qualcosa non va» dissi pensierosa. «Vincent ha insistito così tanto per vederci e ora è sparito. Questo Jazz Club è l'unico posto di New Orleans in cui la magia non funziona, perché ci vorrebbe incontrare in un posto in cui non può usare la sua arma migliore?» chiesi cercando di vedere quello che non riuscivo a comprendere.
Mi guardai attorno cercando qualche indizio riconducibile a Vincent e poi la vidi: la carta dei tarocchi che Vincent mi aveva mostrato prima di bandirmi dalla congrega. Era appoggiata al barattolo delle mance sopra il pianoforte e dentro al barattolo c'era una fialetta piena di sangue e un registratore.
«Mi sento Hercule Poirot in questo momento» dissi con un mezzo sorriso avvicinandomi al bancone.
«Chi?» domandò Kol non cogliendo il riferimento.
«Ne parliamo dopo» risposi ridendo della sua ignoranza.
Feci partire la registrazione e la voce di Vincent riempì la stanza: «Jud, senti, so che non siamo grandi amici, ma devi ascoltarmi, siamo in grave pericolo. Registro qui perché in questo momento la magia è nostra nemica. Gli Antenati mi stanno costringendo a mettere in atto delle oscure magie e mi obbligano ad aiutare Lucien Castle.»
Udendo quel nome Kol si incupì irrigidendosi notevolmente.
Vincent continuò: «Se non mi aiuti Freya morirà. Stava cercando un posto per nascondere il proiettile di quercia bianca e l'anno presa. Mi hanno costretto a fare un incantesimo per non essere localizzati, stanno andando verso est, ma ho trovato uno stratagemma. L'anno scorso quando Esther ha riportato in vita Finn lo ha messo nel mio corpo e una piccola parte del mio spirito è rimasta in lui e viceversa. Qui entri in gioco tu, Jud, perché sei l'unica strega potente che conosco che non è sotto il controllo degli Antenati. Devi trovare il filo che collega me e Finn, per questo ti do il mio sangue. Buona fortuna.»
Il messaggio terminò e un silenzio pesante come un mantello calò su di noi.
«Hai mai fatto una cosa simile?» indagò Kol.
«Non so neanche se sia possibile» ammisi rassegnata. «Ma visto che Vincent mi ha dato il suo sangue posso provarci, ho solo bisogno del sangue di Finn» aggiunsi con un po' di speranza nella voce.

Andammo al Palazzo, dovevamo assolutamente condividere quelle informazioni.
«Ora Lucien è in vantaggio» constatò Elijah serissimo dopo aver ascoltato il nostro racconto. «Dobbiamo trovarlo.»
«Con il sangue di Vincent posso ritracciarlo, sperando che sia con Lucien e Freya.»
Elijah annuì fermamente e io iniziai l'incantesimo. Presi una cartina dell'America e ci versai sopra una goccia del sangue di Vincent. Recitai la formula e lo localizzai ancora vicino a New Orleans, era in viaggio.
«Sta andando a nord est» affermai sicura.
«Bene, mettiamoci in viaggio» disse Elijah deciso.
«Prima prendi il mio sangue» disse Finn venendo verso di me. «Non avrò pace finché non avrò ritrovato mia sorella.»
«Ecco il martire disinteressato» commentò Kol acido. «Prima vuole tagliare la testa di Jud che lo ha intrappolato nel suo corpo, e ora le chiede un incantesimo.»
«Calmati fratello» lo ammonì Elijah. «Tu resti qui con Jud mentre noi andiamo da Freya.»
«Vai tu con lui?» chiese Kol retorico. «Proprio le due persone responsabili di non aver distrutto la quercia bianca quando ne avevano una chance mettendo tutti in pericolo, ora vogliono sistemare la cosa? È meraviglioso!» sputò inviperito.
«Kol!» lo chiamai avvolgendogli la mano con la mia. «Non conosco questa magia, devi aiutarmi, coraggio» dissi facendolo sedere di fronte a me.
Finn mi passò il bicchiere in cui aveva versato il suo sangue regalandomi uno sguardo di puro odio e uscì di casa imbronciato al fianco di Elijah.
Io e Kol continuammo a seguire i movimenti di Vincent e ci accorgemmo che era entrato in Virginia e proseguiva verso nord.
«Sta andando a Mystic Falls» dissi allarmata rendendomi conto di cosa avevo sotto gli occhi.
«È il luogo in cui siamo stati trasformati in vampiri» osservò Kol corrucciato. «È un po' strana come coincidenza.»
«Dobbiamo rafforzare il segnale per una localizzazione più precisa» proposi. «Forse con un po' di angelica...»
«L'angelica non funzionerà!» sbraitò Kol isterico.
Rimasi attonita, non mi aspettavo una reazione del genere.
«Scusa» sospirò Kol. «Ho un'idea migliore: l'aes sonorus. È una campana tibetana che ho trasformato in un oggetto oscuro nel 1800; funziona come una camera di risonanza. Con il sangue di Finn possiamo aumentare la connessione con Vincent, ma come ogni altra mia cosa è dell'ex di Klaus ora! Dovrò strappargliela dalle mani» disse iroso.
«Hey!» gridai indispettita. «Cami è una mia amica, se non puoi essere gentile con lei resta qui e me ne occuperò io.»
«D'accordo, farò il bravo» promise rimproverato.
«Va bene, andiamo» ordinai.

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