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Non riuscivo a stare ferma. Erano dieci minuti che ero davanti al portone del Palazzo eppure non riuscivo ad entrare. Non sapevo come affrontare il mio ritorno in famiglia e non sapevo cosa aspettarmi. Volevo riabbracciarli tutti, ma allo stesso tempo avevo paura di come avrebbero reagito. In quei sei anni avevano sofferto molto e forse alcune dinamiche erano cambiate e io non ne ero a conoscenza. Iniziai a fare avanti indietro davanti all'ingresso cercando di decidermi, continuando a sfregare le mani umide sui pantaloni per farmi forza. All'improvviso il portone si spalancò e Klaus ed Elijah uscirono confabulando tra loro. Alzando lo sguardo mi videro e rimasero immobili a fissarmi.
«Ciao» dissi flebile.
«Ciao» ribatté Klaus incredulo.
«Come?» chiese Elijah esterrefatto.
«Il Vuoto mi ha riportato in vita, non so come» risposi con le lacrime agli occhi.
Klaus fece un passo indietro e processò le mie parole. Era diffidente e anche se una parte di lui sperava che fossi davvero io, l'altra era in allerta.
«Quali sono state le prime parole che ti ho rivolto?» domandò impassibile.
«Mi hai chiesto se fossi la sorella di Marcellus e io sono rimasta stupita dal fatto che gli aveste dato un nome» dissi guardandolo negli occhi.
Corse da me e mi strinse forte tra le sue braccia.
«Mi sei mancata molto» sussurrò tra i miei capelli.
«Anche tu» dissi interrotta dalle lacrime.
Ci separammo e i miei occhi trovarono quelli di Elijah, lucidi e sconvolti. Andai da lui e lo strinsi a me come non facevo da decenni. Lui non disse nulla e si limitò a ricambiare il mio abbraccio con la stessa foga.
«Dov'è Marcel?» chiesi poi ricomponendomi.
«A casa sua» rispose Klaus. «Ha comprato il vecchio appartamento di Lucien, la villa dei Fletcher nel Garden.»
«Non è più l'uomo che conoscevi» mi avvertì Elijah.
«Lo so» affermai avvilita. «Kol me lo ha detto. Mi dispiace per quello che vi ha fatto. »
«Abbiamo creato noi quel mostro e tocca a noi rimediare» disse Elijah deciso. «Ma ora abbiamo un altro nemico da combattere.»
«Kol mi ha detto che Inadu è morta» osservai.
«Lo è, ma il suo spirito aleggia ancora in questa città» ribatté Klaus angosciato. «Stiamo andando da Marcel e Vincent per parlare della questione, sono sicuro che saranno felici di vederti» suggerì Elijah.
«Lo immagino» sospirai. «Ma sinceramente ho un po' paura di rincontrare mio fratello. Preferisco iniziare da Hayley e soprattutto da Hope. Anche Rebekah è qui?» domandai curiosa.
«Sì, sono entrambe in casa. Anche Freya» rispose Klaus sorridente. «È bello riaverti qui» confessò.
«È bello essere tornata» ribattei piena di gioia.
Li salutai e poi varcai la soglia del Palazzo con determinazione. Oltrepassai il cortile interno e salii le scale al piano superiore. Entrai in salotto riconoscendo le voci delle mie amiche più care. I miei occhi incontrarono i loro ed entrambe rimasero senza parole.
«Non sono un brutto scherzo, sono davvero io» dissi cercando di sdrammatizzare.
Loro non risposero, ma Rebekah si alzò in piedi lentamente e si catapultò tra le mie braccia.
«Non posso credere che tu sia qui» mormorò emozionata.
«Ci sei mancata così tanto» disse Hayley venendo verso di me per abbracciarmi a sua volta.
L'emozione che stavo provando, come mio solito, si trasformò in pianto e le strinsi entrambe a me per bearmi di quella bella sensazione.
«Pensavamo che gli Antenati ti avessero fatto a pezzi» ragionò Rebekah confusa.
«Lo hanno fatto» rivelai. «Ma Inadu mi ha riportato in vita in qualche modo.»
«È incredibile» commentò Rebekah continuando a stringermi la mano come per assicurarsi che fossi realmente io.
«Kol mi ha raccontato quello che mi sono persa» spiegai. «Ti meriti tutta la nostra gratitudine» dissi rivolta verso Hayley.
«L'ho fatto per la famiglia» affermò lei fiera.
«Mi siete mancate» ammisi sincera. «Dov'è la piccola Hope?» domandai impaziente di vederla.
«In camera sua» rispose Hayley. «Vieni, ti accompagno» disse facendomi strada.
Mentre percorrevamo i numerosi corridoi di quella casa, mi si riempì il cuore vedendo le mura tra cui ero cresciuta. Mi era mancato molto quel luogo e nonostante fosse tutto come lo avevo lasciato, mi sembrava tutto diverso. Superammo quella che una volta era la mia camera e ci dovemmo fermare perché la porta della stanza affianco si aprì con uno scatto. Un caschetto ramato fece capolino in corridoio e io riconobbi la maggiore dei Mikaelson.
«Freya!» la chiamai.
Lei sobbalzò e si girò di scatto verso di noi come se l'avessimo colta in fragrante.
«Oh mio dio!» esclamò esterrefatta. «Sei viva» disse sorridendo mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
Mi abbracciò stretta e si assicurò più volte che stessi realmente bene. Mi stupì tutta quella premura da parte sua, ma fui piacevolmente colpita da quella novità.
«Vieni» disse prendendomi per mano. «Voglio presentarti una persona.»
Mi trascinò in camera sua dove, seduta su una poltrona, c'era una ragazza intenta a leggere un libro. Alzò lo sguardo verso di noi e io rimasi congelata, era stupenda. Aveva lunghi ricci corvini che le incorniciavano il viso gentile e solare. Gli occhi neri truccati egregiamente, brillavano e le labbra carnose e scure erano curvate in un sorriso allegro. La pelle scura come il cioccolato nascondeva dei tatuaggi sottili che le ricoprivano le braccia.
«Ciao, io mi chiamo Keelin» disse presentandosi.
«Io sono Judith, ma chiamami Jud» risposi sorridente.
«Sei la fidanzata di Kol, giusto?» chiese.
«Sì, esatto» confermai.
«Ma non dovresti essere...»
«Morta?» conclusi io. «Sì, dovrei. Sono tronata in vita l'altro giorno.»
«Meglio così, no?» domandò scherzosa.
«Direi di sì» ribattei ridendo.
Mi piaceva quella ragazza ed era evidente dai loro sguardi che tra lei e Freya non c'era solo un'amicizia.
«Ti lascio alla tua lettura» dissi cortese. «È stato un piacere conoscerti»
«Anche per me» disse sorridente.
Uscii dalla camera e sulla soglia incontrai gli occhi di Freya.
«È molto bella» mormorai.
Lei sorrise arrossendo e mi ringraziò sussurrando.
Continuammo il nostro giro della casa per arrivare davanti alla camera di Hope. Hayley mi incitò ad entrare e io emozionata, lo feci. Vidi una bambina con i capelli rossicci chinata su dei fogli da disegno sparsi sul pavimento sul pavimento.
«Tesoro» la chiamò Hayley. «C'è una persona che vorrei che conoscessi.»
La piccola alzò lo sguardo verso di me e gli stessi occhi di Hayley si legarono ai miei. Mi sorrise leggermente e poi tornò a disegnare. Mi sembrò così grande che in quel momento il peso dei sei anni in cui non ero stata presente di fecero sentire tutti in una volta. Mi avvicinai alla piccola sedendomi di fronte a lei ammirando la farfalla che stava disegnando.
«Hai molto talento, come tuo padre» dissi dolcemente. «Tu non ti ricordi di me, ma io ti ho visto nascere. Tecnicamente siamo quasi sorelle.»
Lei non rispose continuando a disegnare. Mi voltai verso Hayley cercando spiegazioni, ma lei alzò le spalle senza riuscire a darmele. Rimasi a guardare Hope per qualche altro minuto e poi mi alzai uscendo dalla stanza con Hayley e Rebekah.
«Credo che sia preoccupata per il Vuoto» disse Hayley in pensiero. «Si è quasi impossessata di lei e l'ha spaventata molto. In più sono successe tante cose che l'anno scombussolata. Ha incontrato suo padre dopo tanto tempo e tanti zii di cui non si ricordava. Ha cambiato anche casa e abitudini quindi ha bisogno di riavere un po' di controllo, per quello disegna.»
«Ha tutto il diritto di essere spaventata» dissi rassicurandola. «Avremo tutto il tempo per conoscerci meglio.»

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