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Reduce dal mio solito colloquio con gli Antenati tornai a casa trascinando i piedi e crollai sul letto con ancora le scarpe ai piedi, ero distrutta. Era stato intenso e molto strano. Non era come parlare con degli esseri umani, sentivo solamente delle voci senza volto che mi davano consigli o mi facevano delle critiche. Dopo una lunga contrattazione ero riuscita a trovare un accordo per riportare indietro il mio fidanzato: mi avrebbero dato una sola possibilità di accedere alla loro magia, in questo modo avrei potuto completare l'incantesimo che stavo creando da mesi unendo insieme diverse formule. Vincent mi faceva da mentore ed era un ottimo partner, non faceva altro che farmi domande per vedere se fossi davvero sicura di quello che stavo facendo, ma io riuscivo sempre a portare la ragione dalla mia parte.
«L'incantesimo è pronto Vincent» gli dissi dopo che lui aveva sollevato l'ennesimo dubbio. «Ho usato la magia del rito di iniziazione per trasformare cenere e terra in ossa e carne. Devo solo prendere le ceneri di Kol aggiungerle all'incantesimo, prendere il potere dagli Antenati e riportarlo in vita. Semplice.»
«Vuoi un consiglio da uno che è passato sotto il tritacarne dei Mikaelson?» disse Vincent guardandomi negli occhi. «Sta attenta.»
«Non sono i mostri che tutti temono» dissi convinta. «Sotto la superficie sono brave persone, e io amo Kol.»
«Sono una famiglia unita, e saranno anche delle brave persone come dici, ma puoi stare certa che quando il gioco si fa duro un Mikaelson sosterrà sempre un altro Mikaelson. Quindi guardati le spalle.»
«Io porto il loro stesso cognome, darebbero la vita per me e io farei lo stesso per loro. Sempre e per sempre. Questa è una promessa che si sono fatti secoli fa, ma che dura ancora adesso. Un vincolo così forte non si spezzerà mai, questo significa far parte di questa famiglia, che nonostante tutto avrai sempre qualcuno che lotta per te, per sempre.»
«Non credo che riuscirai a convincermi» disse scherzando accettando di aver perso anche questa volta.
«Questo lo vedremo» ribattei. «Ma ora devo andare, ho giustappunto una riunione di famiglia per capire come uccidere la zia cattiva.»
Uscii dal cimitero Lafayette, ormai sede di tutti i miei incontri con i membri della congrega, e mi diressi al Palazzo con il cervello già in moto per cercare una via d'uscita.

Era passata un'ora da quando avevamo iniziato a buttare giù idee per fermare Dahlia, ma non eravamo ancora giunti ad una conclusine. Era praticamente inattaccabile.
«Il piano di Niklaus consisteva nell'usare Esther come arma contro Dahlia, ma lei è morta» disse Freya chiarendo le idee a tutti.
«Bisognerebbe disseppellirla, bruciare il suo corpo e usare le sue ceneri per riportarla in vita. Ma nessun ha un potere così grande» disse Rebekah avvilita.
«Tranne Jud» disse Marcel sottovoce.
Girarono tutti lo sguardo su di me, chiedendomi di aiutarli senza parlare.
«Non se ne parla» disse decisa. «Non userò l'unica possibilità che ho di riportare indietro Kol per resuscitare una strega pazza per la quarta volta. Vorrei ricordarvi che cosa è successo l'ultima volta che è tornata. La storia ci ha insegnato che non è una buona idea. Freya ha fatto bene ad ucciderla.»
«Io proporrei di scavare una fossa e metterci dentro sia Klaus che Dahlia, in questo modo problema risolto» disse Rebekah sorridendo.
«Io sceglierei una via più definitiva» disse Freya. «Uccidiamo Klaus con il paletto di quercia bianca così morirà anche Dahlia.»
«Sì, così morirò anche io e ogni vampiro che discende da Klaus» obbiettò Marcel.
«Non c'è altro modo, dobbiamo riportare in vita Esther» disse Elijah duro guardandomi dritta negli occhi.
«Io non posso» dissi alzandomi di colpo.
Uscì dalla stanza velocemente e raggiunsi il mio posto sicuro: Basin Street.

Avevo preparato una grossa vasca piena di acqua, terra e sale, mancavano solo le ceneri di Kol e poi tutto sarebbe stato pronto. Mi appoggiai al bordo con tutto il mio peso, le nocche diventarono bianche per la forza con cui lo stavo stringendo e iniziai a piangere. Non erano lacrime tristi, erano lacrime di pura rabbia. Mi stavano chiedendo di scegliere tra l'uomo che amavo e la mia famiglia. Lasciai la vasca e raggiunsi la scrivania dove avevo lasciato i fogli su cui era scritto l'incantesimo. Li fissai per un po' e poi li buttai a terra urlando, liberando la rabbia che mi scorreva dentro come lava incandescente. Sbattei le mani sul legno della scrivania e senza che lo volessi la mia magia prese il sopravvento rompendo lo specchio appeso in fondo alla parete.
«Ecco, ci mancavano solo più sette anni di sfortuna. Che cos'altro deve succedere?!» urlai furiosa.
Non mi preoccupai di raccogliere i vetri, non mi importava più di nulla. Mi lasciai crollare pezzo dopo pezzo ritrovandomi accasciata per terra. Non avevo più neanche la forza di piangere.
Sentii dei passi in lontananza e riconobbi l'eleganza e la fierezza con cui quei tacchi colpivano il pavimento. Rebekah mi raggiunse e iniziò ad accarezzarmi la testa.
«Mi dispiace» disse sincera. «Non volevo che le cose andassero così, ma non abbiamo altra scelta. Sono sicura che troveremo un altro modo per riportare indietro Kol, ma adesso dobbiamo far tornare Esther per fermare Dahlia e salvare Hope. Il pugnale nel petto di Nik si sta sciogliendo, la magia lo sta consumando. Dobbiamo agire in fretta o sarà stato tutto inutile.»
Lacrime silenziose continuavano a bagnare il mio viso. Non le sentivo neanche più, stavo affogando nel mio dolore. Hope era mia nipote, mia sorella, tutto quello che facevo era per lei. Dahlia doveva essere eliminata, era l'unico modo per tenerla al sicuro. Hayley aveva fatto la sua scelta, ma ora era stata maledetta e Hope era di nuovo esposta e in pericolo.
«Va bene» dissi arrendendomi. «Includere Hope nella trattativa è un colpo basso, ma va bene. Questa, però, è l'ultima volta che rinuncio ai miei desideri per i vostri. Fa troppo male, non lo sopporto più.»
Lei annuì comprensiva e mi sporse le ceneri di Esther. Le unii alla poltiglia che avevo creato e iniziai a recitare la formula con mani tremanti. Dopo diversi minuti il liquido si fece sempre più denso fino a solidificarsi. Le candele che avevo acceso per ancorare l'incantesimo alla mia magia si spensero di colpo e l'energia che era defluita in me sparì. L'incantesimo era completo. Sentimmo dei movimenti provenire dalla vasca e una mano ruppe la superfice. Pian piano un corpo nudo emerse dalla vasca e Esther ricominciò a respirare nel suo vero corpo. La guardai intensamente e l'odio che provavo in quel momento prese il sopravvento su di me. Le tirai uno schiaffo con tutta la forza che avevo e lei rimase spiazzata dal mio gesto e non aggiunse una parola. Le demmo dei vestiti con cui coprirsi e la portammo al Jazz Club così che non potesse fare magie e non fosse trovata da sua sorella.
Appena entrate vedemmo Elijah e, sorprendentemente, Klaus.
«Che ci fai qui?» chiesi stupita, ma contenta di vederlo.
«Dahlia è riuscita a sciogliere il pugnale definitivamente e con esso ha sciolto il legame che ci univa ed è fuggita trascinando con sé Freya.»
Notando chi ci accompagnava aggiunse: «Saluti madre, felice che ti sia unita alla festa.»
Mi rivolse uno sguardo di piena compassione e mi prese per mano.
«Grazie per il tuo sacrificio, so cosa significa per te» sussurrò.
Feci un mezzo sorriso per fargli capire quanto ero grata per quel commento e lui come sempre capì il mio sguardo, senza aggiungere altro.
Esther non era entusiasta di aiutarci, ma non aveva scelta, eravamo noi al comando. Rintracciai Dahlia in un capannone vicino al Ninth Ward, un quartiere di New Orleans e ci dirigemmo lì tenendo a bada Esther con le manette antimagia. Una volta arrivati vedemmo Dahlia rigida e algida circondata da un cerchio di sale, simbolo di un incantesimo protettivo, con Freya inginocchiata al suo fianco. Appena vide Esther, Dahlia tentennò per un attimo, ma poi si mostrò fredda e indifferente. Ci mostrò il paletto di quercia bianca che ci aveva rubato senza farsi scoprire. Era consapevole che non poteva uccidere tutti e tre i fratelli con un solo paletto, per questo lo disintegrò rendendolo un mucchietto di polvere. Credevo che questo non fosse possibile, ma Freya aveva ragione, Dahlia era davvero di un livello superiore rispetto ad Esther e non aveva limiti. Con la magia fece inalare la polvere di quercia bianca a Rebekah, Klaus ed Elijah che iniziarono a tossire e a distruggersi dall'interno.
«Mi porti ancora così tanto rancore dopo tutto questo tempo» disse Esther che fino a quel momento era stata muta e immobile.
Sembrava che non si fosse neanche accorta che i suoi figli stavano morendo, era di una freddezza disarmante.
«Tu hai infranto la promessa, dovevamo rimanere insieme sempre e per sempre, ma tu te ne sei andata per sposare quel bruto vichingo» disse Dahlia tradendo la sua durezza con una vena di rancore. «Hai messo fine alla nostra famiglia e i tuoi figli sono il risultato dei tuoi peccati.»
Disse questo e intensificò il potere del paletto facendo soffrire ancora di più Klaus, Elijah e Rebekah. Io ero pietrificata dall'orrore a cui stavo assistendo e non avevo idea di come aiutarli.
«Secondò te questo sarebbe il mio peccato?» chiese Esther ferita. «Tu mi hai costretta a cederti la mia primogenita, la mia bambina» disse rivolgendo uno sguardo sofferente a Freya.
«Ho chiesto solo quello che mi spettava, ora dii addio ai tuoi figli.»
Iniziò a soffocare Freya con la magia e ormai gli altri erano al limite della sopportazione. Qualcosa scattò in me e una volta raccolto tutto il mio coraggio, assorbii l'incantesimo di Dahlia rompendo il suo incantesimo protettivo. Esther usò le catene delle manette per allontanarla da Freya che attirò la polvere del paletto verso di lei, liberando i suoi fratelli. Klaus prese l'arma creata dalle ceneri di Mikael e la conficcò nella schiena di Dahlia trafiggendo anche Esther. Il pugnale cadde a terra emettendo un suono metallico mentre i corpi avvinghiati di Esther e Dahlia divennero polvere e si dispersero nella brezza notturna.
«Siamo ufficialmente orfani» disse Klaus greve.
Rimanemmo lì ancora per qualche minuto a osservare quello che avevamo ottenuto: la libertà. Era finita, avevamo sconfitti tutti i nostri nemici e potevamo finalmente ricominciare da capo. Era stato strano, frettoloso e sorprendentemente poco doloroso. Esther doveva davvero aver colpito Dahlia in qualche modo, anche se non lo aveva fatto vedere. Era come se si fosse arresa subito, gettando le armi già dal principio. Probabilmente alla fine non avrebbe ucciso nessuno, ma forse questo fu meglio non scoprirlo. Tornammo a casa e cercammo di passare una notte tranquilla pensando al futuro che ci attendeva.

La mattina seguente dopo colazione, incrociai Klaus nello studio e mi fermai per parlargli.
«Non ho intenzione di giustificarti» dissi seria non dandogli il tempo di iniziare lui la conversazione. «Il tuo piano ha salvato Hope, ma ha ferito molte persone. Non era necessario punire Elijah uccidendo Gia e non era necessario maledire Hayley. La tua mania di vendetta è stata esagerata e ingiustificata.»
«Mi hanno piantato un pugnale nel petto solo perché volevo impedire a mia figlia di partire con un branco di lupi estranei» obbiettò.
«Vostra figlia! Non è solo tua, dovete prendere insieme le decisioni o non ci sarà mai pace per Hope. Elijah non doveva pugnalarti, è stato davvero un colpo basso, ma avresti potuto reagire in maniera diversa.»
«Facendo cosa?» chiese esasperato.
«Perdonandolo» dissi secca. «Per la prima volta hai provato il dolore che i tuoi fratelli hanno dovuto sopportare per troppo tempo. Nonostante questo hanno imparato a perdonarti e tu dovevi fare lo stesso. Sono saltati subito a questa conclusione perché sono abituati al vecchio Klaus, quello con cui non si può ragionare, ma tu non sei più così. Da quando sei a New Orleans sei cambiato, stai tornando ad essere la persona che ho conosciuto quando avevo otto anni. Per loro è più difficile vedere questo cambiamento perché hanno sempre e solo visto il lato maledetto di te. Non dovevi abbassarti al loro livello, dovevi essere superiore e fare la cosa giusta. Ormai quello che è fatto è fatto e non possiamo tornare indietro. Puoi cercare di rimediare, però. Aiutami a trovare un modo per spezzare la maledizione di Hayley, fai pace con Elijah e non biasimare Rebekah per volere una vita umana. Freya ha curato il corpo di Eva, Rebekah potrà scegliere se essere un vampiro o una strega e non sta a te decidere per lei. Chiedere scusa non è da deboli, solo le persone forti hanno il coraggio di riconoscere i propri errori e rimediare, me lo ha insegnato mia madre e io ora lo insegno a te.»
«L'allieva a superato il maestro» disse ironico accettando la mia ramanzina.
Era molto raro che Klaus soffocasse il suo orgoglio dando ragione a qualcun altro e mi ritenni ampiamente soddisfatta del mio risultato.
«Grazie per quello che hai fatto. Non solo ieri, ma per tutti questi anni, non mi hai mai lasciato, anche quando eri lontana. Il cambiamento che dici di veder in me non è iniziato con Hope, è iniziato con te. Sei come una figlia per me e non riuscirei mai a perderti.»
Avevo gli occhi lucidi e lo abbracciai senza pensarci due volte.
«Per quanto a volte me ne penta» dissi al suo orecchio. «Incontrarti è stata la miglior cosa che mi sia mai successa.»
«Rimedierò hai miei errori, te lo prometto. Ho intenzione di ridare la città a Marcel, sono stanco di fare il re, ho una figlia da crescere» disse con un sorrisetto che apparteneva solo a lui.
Klaus non mostrava quasi mai i suoi sentimenti, ma quando lo faceva era sempre un'emozione unica.

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