Mi risvegliai in una camera d'hotel nella schifosissima cittadina di Bristol in Connecticut. Ero disorientata, arrabbiata e triste, l'ultima persona che desideravo avere accanto era Klaus. Non potevo andarmene, mi aveva costretto a rimanere con lui e anche se l'impulso di chiamare Damon era forte non potevo farlo. Ero in prigione. Klaus provava persino a chiacchierare, ma la mia rabbia nei suoi confronti superava ogni limite e la morte di Cleo bruciava ancora. Era stata una cara amica per me, avevamo condiviso tanto e l'avevo vista crescere. Francamente avrei preferito guardarla crescere ancora per un po'. Pensavo anche a Prudence, quel giorno sarebbe tornata a casa e avrebbe trovato il cadavere di Cleo nell'atrio, Damon non si ricordava nulla e non avrebbe potuto darle spiegazioni. Che pena.
Per diverse settimane non proferii parola. Volevo che almeno questa volta fosse Klaus a cedere, che fosse lui a sentirsi oppresso e obbligato. Dopo l'ennesima cena trascorse in silenzio Klaus alzò il capo, appoggiò la forchetta vicino al piatto e incominciò a fissarmi.
«Non puoi tacere per sempre» disse sospirando.
Alzai lo sguardo verso di lui, ma continuai a non proferire parola.
«Sei incredibile, sono settimane che non parli cosa devo fare?»
Sbuffai.
«Forse dovevi evitare di minacciare di uccidere il mio ragazzo» sussurrai.
La mia voce mi sembrò estranea come se non appartenesse più a me.
«Ti ho già chiesto scusa mille volte, ho esagerato, ma comunque Damon non era quello giusto.»
«Nessuno andrà mai bene per te, mi costringerai a stare da sola per sempre» dissi senza riuscire ad alzare il tono di voce.
«Non voglio tornare su questo argomento» dichiarò Klaus severo. «Voglio solo vederti stare meglio, non hai un bell'aspetto.»
Ero dimagrita, cerchi neri segnavano i miei occhi, i miei capelli erano spenti e flosci e le mie mani erano rinsecchite e senza forza.
«Starei meglio se fossi a New York con i miei amici e il mio fidanzato e non qui rinchiusa con te.»
«Non sei rinchiusa» disse lui calmo. «Puoi andartene se vuoi, a patto che non andrai a cercare Damon.»
«Non lo farò, adesso lui mi odia ricordi? Lo hai costretto a farlo» gracchiai.
La voce roca mi graffiava la gola, ma ero troppo arrabbiata e non mi importava del dolore.
Calò di nuovo il silenzio e io mi strofinai gli occhi cercando di cancellare le lacrime che cercavano di bagnarmi le guance.
«Quando eravamo a New York mi hai detto che volevi a tutti i costi evitare di farmi ricadere nel dolore in cui ero dopo la morte di Marcel e guardami adesso» dissi con la voce rotta dai singhiozzi incontrollati. «Guardami!» cercai di gridare.
Klaus fece scattare i suoi occhi di giada verso di me. Era preoccupato, le sue sopracciglia tradivano il suo stoicismo. «Io sto male» dissi sconfitta. «Faccio fatica a fare qualsiasi azione e ho la sensazione di avere un buco nel petto come se qualcuno mi pugnalasse ripetutamente. Ho sempre freddo, tremo, ho attacchi di panico. Non ce la faccio più. Non ce la faccio più!» urlai stridente.
Klaus si alzò e corse verso di me stringendo la mia testa verso il suo petto.
«Non volevo che succedesse questo» disse piano. «Non volevo farti del male, non l'ho mai voluto. Io ti voglio bene e farei di tutto per proteggerti. Non posso sopportare di vederti così.»
«Io ti odio» sussurrai all'altezza del suo cuore. «Mi hai portato via tutto» singhiozzai.
Lui si allontanò per guardarmi in volto. Aveva gli occhi lucidi e il volto incrinato da un'espressione indecifrabile.
«Ma sai qual è la cosa peggiore?» dissi con un sorriso amaro che mi tagliava il volto. «È che io non ti odio davvero, non ci riesco. Sono fatta così, io non sono capace di odiare. Io ti ho sempre ammirato, sei stato il mio modello a cui aspirare per molto tempo eppure adesso ti vedo solo come il mostro che mi ha spezzato il cuore. Io non ti odierò mai, ma non ti perdonerò. Forse anche questa è una bugia, ma per ora non riesco neanche a guardarti senza che la mia magia cerchi di ucciderti. Non posso più vivere così, devi lasciarmi andare. Noi siamo immortali, in qualche modo ci ritroveremo.»
Feci per uscire dalla stanza ma Klaus mi fermò, trattenendomi per il braccio.
«Rimedierò, te lo prometto» disse con un filo di voce.
«Che ne pensi di tornare a studiare?»
STAI LEGGENDO
Sifane
General FictionUna ragazza con un passato travagliato e con un dono speciale. Dopo un incontro inaspettato la sua vita cambierà per sempre e dovrà fare i conti con il tempo che passa. Una ragazza gentile, fedele, sempre pronta ad aiutare gli altri, dovrà confront...