16.

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La mattina dopo mi svegliai pensierosa e con un macigno sul petto. La mancanza di Lexi si faceva sentire e feci di tutto per evitare di incrociare lo sguardo glaciale di Damon.
Inaspettatamente ricevetti una telefonata da Jeremy, nascondeva della preoccupazione nella voce e mi chiese se Elena avesse dormito da noi quella notte. Io credevo di no e chiesi a Stefan che però, confermò la mia versione. Jeremy ci disse che il suo letto era intatto e che non rispondeva al telefono. scomparsa.
«Questo porta la firma di Katherine» disse Stefan facendo avanti indietro per il salotto cercando di calmarsi.
«Katherine è nella cripta» dissi razionalizzando.
«Sei sicura?» chiese impaziente.
«Sì, sono sicura, ho fatto io l'incantesimo di confinamento» dissi decisa.
«Forse non ci si può fidare delle streghe» disse pungente Damon facendo la sua entrata.
«Eri con me quando l'abbiamo rinchiusa» risposi infastidita. «Katherine è nella cripta, fine della discussione.»
«Però mi ha detto una cosa prima che la chiudessi dentro» disse Damon sovrappensiero. «Credevo stesse mentendo.»
«Cosa ti ha detto?» chiese Stefan sempre più preoccupato.
«Che Elena è in pericolo.»
«E non hai pensato di chiederle spiegazioni?» chiesi allibita.
«Tutto quello che dice è una bugia, come facevo a sapere che stava dicendo la verità?» domandò Damon giustificandosi.
«Dobbiamo parlarle» mormorò Stefan.
«Non se ne parla, se le chiediamo aiuto lei negozierà il suo rilascio che noi come tre idioti le concederemo. Poi uscirà e ci ucciderà. È esattamente quello che vuole» disse Damon convinto.
«Non mi interessa, si tratta di Elena» disse Stefan uscendo dalla stanza.
«Aspetta!» dissi fermandolo. «Non c'è bisogno di chiamare Katherine, posso fare un incantesimo di localizzazione.»
Stefan annuì e riuscì a calmarsi. Usai la spazzola che Elena aveva lasciato a casa Salvatore per rintracciarla, avevo bisogno di qualcosa di suo. Con un po' di impegno e concentrazione la trovai, era poco fuori Mystic Falls e ci mettemmo subito in viaggio per raggiungerla il più presto possibile. Stefan recuperò un po' di armi da casa di Alaric che a quanto pareva era una specie di cacciatore di vampiri. Quell'uomo non faceva altro che stupirmi.

Durante il viaggio iniziammo ad ipotizzare su chi potesse aver rapito Elena, ma nulla sembrava avere senso.
«Sarà stato qualcuno dal passato di Katherine, ha detto che stava scappando, forse hanno sbagliato ragazza» ipotizzò Damon.
«Se questo qualcuno è riuscito a spaventare Katherine significa che è molto potente e probabilmente molto antico» dissi ragionando a voce alta.
«Dobbiamo essere pronti, non sappiamo cosa ci aspetta» disse Stefan serio.
Proseguimmo il viaggio in silenzio ascoltando i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni. Mentre ci avvicinavamo alla nostra destinazione Damon aprì il cruscotto dell'auto per prendere una sacca di sangue. Ne bevve un lungo sorso e poi me ne offrì un po' passandomela. Io accettai la sua offerta e bevvi un po' di quel liquido vermiglio che tanto mi inebriava. Non ero solita nutrirmi di sacche di sangue rubate dall'ospedale, non lo trovavo etico, ma Damon faceva così e io dovevo adattarmi.
«Passamela» disse Stefan allungando la mano verso di me.
«Che tenero, vuoi essere forte per salvare la tua ragazza» disse Damon prendendolo in giro. «Non ci preoccupare, ci sono io, andrà tutto bene» continuò sarcastico.
«Non scherzo» disse serio Stefan. «Ne bevo un po' tutti i giorni. Ho aumentato gradualmente la dose e mi sono rimesso in forze.»
«Non è una buona idea» commentai rimproverandolo.
«Ti ho già detto che prendo le mie decisioni da solo, non ho chiesto un tuo consiglio» rispose secco.
Gli passai la sacca di sangue arresa davanti alla sua testardaggine e feci roteare gli occhi seccata.
«Elena lo sa che bevi sangue?» chiese Damon tagliente.
«In realtà bevo sempre il suo» disse Stefan dopo aver bevuto un sorso.
«Romantico» commentò Damon ironico.
Non commentai, anche perché se lo avessi fatto non sarei riuscita a trattenermi dal litigare con Stefan. Era una follia senza precedenti. Stefan non avrebbe mai imparato a contenersi e stava camminando su un tracciato pericoloso.

Trovammo la casa segnata dalla mia localizzazione e ci preparammo ad entrare.
«Dobbiamo fare attenzione» dissi raccogliendo il mio coraggio. «Credo che chi ha rapito Elena sia lo stesso che inseguiva Katherine nel 1864.»
«E allora?» chiese spavaldo Damon.
«Allora ha probabilmente più di trecento anni ed è molto forte» risposi cosciente di quello che avremmo dovuto affrontare. «Dobbiamo giocare d'astuzia. Entriamo da tre entrate diverse, magari l'affetto sorpresa ci aiuterà» dissi speranzosa.
«Agli ordini capitano» disse Damon visibilmente infastidito andando verso l'entrata est.
«Non fare l'eroe» dissi a Stefan prima di entrare. «Lavoriamo insieme e tutto andrà bene.»
«Hai ragione» ammise Stefan. «Cercherò di trattenermi.»
Oltrepassai il portone principale e salii le scale per cercare di trovare Elena il prima possibile. La casa era vecchia e instabile e cercai di evitare le assi di legno più malridotte. Sentii delle voci provenire dalla fine del corridoio che stavo percorrendo e decisi di seguirle. Entrai in un salone ampio con grandi finestre a illuminare la scena, il mio cuore perse un battito. Elena era immobile davanti ad un ragazzo decapitato, di fianco a loro c'era una ragazza con i capelli corti che singhiozzava e al centro della sala c'era Elijah che si puliva le mani nel suo solito fazzoletto bianco. Erano passati più di dieci anni dall'ultima volta che ci eravamo visti e non ci eravamo lasciati pacificamente. Avevamo litigato duramente. Avevo finalmente trovato il coraggio di dirgli tutto quello pensavo di lui e non era stata una chiacchierata piacevole. Mi guardò con uno sguardo indecifrabile e non lasciò che neanche una vena di sorpresa scalfisse la sua faccia di bronzo. Era lì, comodo dentro il suo completo nero, con gli occhi scuri che mi scrutavano impassibili. Io mi sentii morire dentro. Era come se le mie vene fossero piene di piombo, non riuscivo a muovere le braccia o le gambe e la mia testa era un turbinio di pensieri. Rimanemmo immobili a fissarci per un'eternità, finché non arrivarono anche Damon e Stefan. Io ero pietrificata e non feci nulla mentre Damon e Stefan cercavano di allontanare Elijah da Elena. Alaric li aveva equipaggiati bene e dopo diversi tentativi Damon impalò Elijah con un appendiabiti. Uscimmo da quella casa correndo e salimmo in macchina il più velocemente possibile. Elena era spaventata, ma non era ferita e si sarebbe ripresa presto. Io, invece, avevo la nausea e non riuscivo a proferire parola.
«Grazie Jud per il tuo prezioso aiuto, non so cosa avremmo fatto senza di te» disse Damon arrabbiato.
Io ero muta e percossa da brividi di terrore.
«Sei rimasta lì ferma immobile a guardarci fare il lavoro sporco. Non sei riuscita neanche a fermare l'altra ragazza che era lì con Elena, che cosa ti è preso?» continuò Damon furibondo.
«Stai bene?» chiese Elena vedendomi sconvolta. «Sei pallida.»
«Non sto bene» riuscii finalmente a dire. «Lasciatemi un momento in pace.»
Non poteva essere, Elijah era lì di fronte a me. Se lui era in città significava che sarebbe arrivato anche Klaus, sempre che ci non fosse già. Ero nel panico. Stavo infrangendo le sue regole stando così vicina a Damon e questo significava che alla prima occasione lo avrebbe ucciso. Non sapevo cosa fare. Ero terrorizzata. Tornammo a casa nostra e appena scesa dalla macchina corsi in camera mia più veloce che potevo, dovevo pensare a cosa fare.

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