31.

103 7 1
                                    

La nonna di Bonnie era, oltre ad una strega molto dotata, un'insegnante di scienze dell'occulto al Whitmore Collage. Quando venne a mancare, la sua cattedra venne ceduta al professor Shane che era entrato in contatto con Bonnie e l'aveva invitata ad una delle sue lezioni. Era un uomo sulla trentina con poca esperienza nell'insegnamento, ma con tanta cultura dell'occulto. Era un vero appassionato e aveva già scritto due libri sull'argomento. Elena voleva accompagnarla e Damon pensò che fosse il luogo perfetto per insegnarle a nutrirsi. Stefan non era d'accordo, ma lasciò che fosse Elena a decidere e li lasciò andare insieme a Bonnie. Avrei voluto andare con loro, ma volevo scoprire perché Klaus aveva salvato Connor e che cos'era la fratellanza dei Cinque. Dovevo andare da lui per parlargli, ma il solo pensiero mi bloccava.

Tornai nel caravan di Connor e notai che l'anti furto era disinnescato, qualcuno era stato lì prima di me. Iniziai a cercare più informazioni possibili, ma trovai solamente articoli di giornale riguardanti l'esplosione alla fattoria e una lettera dello stesso pastore Jung. Era intestata a sua figlia e immaginai che lei non l'avesse mai ricevuta. Recitava:
Cara April,
mi dispiace per quello che stai passando. Quello che ho fatto è stato un sacrificio necessario e temo che sia solo il primo di molti altri sacrifici a venire. C'è sempre stato il male a Mystic Falls, ma ora ne sta arrivando uno più grande. La mia morte non è che la prima della guerra che mi aspetta. Ti rivedrò quando tutti troveremo la nostra salvezza.

Fino ad allora, ti amo.

Papà.

Come sospettavamo l'esplosione non era stata un incidente e a leggere quelle parole mi fece rabbrividire. Il pastore Jung sembrava un fanatico complottista. Aveva abbandonato sua figlia sacrificandosi per combattere un male non identificato. Decisi di portare quella lettera allo sceriffo Forbes in modo che proseguissero con le indagini.

Dopo essere uscita dalla centrale di polizia decisi di entrare al Grill per ordinare qualcosa di caldo. Dicembre ormai era iniziato da un po'e anche se in Virginia il termometro non scende mai sotto lo zero, quel pomeriggio c'era parecchio vento e il freddo non è particolarmente adatto a me. Una volta entrata nel locale vidi Stefan intento a parlare con Rebekah e mi insospettii. Mi avvicinai a loro senza farmi notare e origliai la loro conversazione. Stefan stava impunemente flirtando con lei spingendola a fare pace con suo fratello. Quando si alzò per prendere da bere lo intercettai e lo bloccai vicino al bancone.
«Perché ci stavi provando con Rebekah?» chiesi prendendolo alla sprovvista.
Lui mi guardò attonito cercando di trovare una scusa decente, ma poi si arrese e mi disse la verità.
«Klaus mi ha chiesto di convincerla a fare pace con lui» disse sospirando.
«Perché Klaus ti usa come intermediario?» chiesi seccata.
«Sa che ho un certo effetto su Rebekah e vuole sfruttarlo. Tiene Connor prigioniero in casa sua ed è disposto a raccontarmi della fratellanza dei Cinque se convinco Rebekah a parlargli di nuovo» spiegò. «Tu hai scoperto qualcosa?»
«No» risposi scoraggiata. «Connor continua ad avere un grosso punto interrogativo sulla testa. Klaus ti ha già detto qualcosa?»
«Mi ha solo detto che è un essere sovrannaturale e che non può essere soggiogato. Penso che dovresti andare a parlarci.»
«Lo so, ma...» tentennai.
«Ma?» mi incitò.
«Ho paura» ammisi.
«Klaus non ti farebbe mai del male» disse Stefan cercando di rincuorarmi.
«Non è di questo che ho paura, so che non lo farebbe. Io l'ho tradito, l'ho deluso. Anche se lo ha meritato, mi sento tremendamente in colpa. Conoscendolo potrebbe non parlarmi per vent'anni.»
«Potrebbe essere, ma devi affrontarlo per saperlo» disse Stefan stringendosi nelle spalle.
«Tu torna dalla tua bionda, io mi occupo del grande ibrido» dissi sarcastica.
Ci salutammo e una volta salita in macchina, mi diressi verso la villa di Klaus con il cuore che batteva sempre più forte man mano che mi avvicinavo.

Aspettai davanti al portone per diversi minuti prima di riuscire a suonare il campanello. Mi aprì una ragazza in uniforme che mi invitò cordialmente ad entrare.
«Il signor Mikaelson è al piano di sopra» disse in modo meccanico.
Le sorrisi e iniziai a salire le scale. Le mani mi pizzicavano dall'agitazione, ma cercai di non darci peso respirando profondamente. Arrivai al piano superiore ed entrai nel salotto dove trovai Connor legato ad una lastra di legno.
«Ti piace?» chiese malignamente Klaus alle mie spalle. «È dell'Inquisizione» disse riferendosi allo strumento di tortura.
«Un po' esagerato, ma non ci si poteva aspettare nulla di diverso da te» dissi voltandomi verso di lui.
«Cosa ci fai qui?» chiese sostenendo il mio sguardo.
«Volevo parlare» dissi onestamente. «Non avrei voluto arrivare ad essiccarti.»
«Apprezzo le tue scuse, ma Bonnie ha gestito la situazione egregiamente e ormai è acqua passata» disse invitandomi a sedermi su una delle poltrone. «Non mi credi?» chiese notando il mio sguardo scettico.
«Non lo so, mi aspettavo almeno dieci rancorosi anni di recriminazioni» dissi ironica.
«Ho cose più importanti da fare ora» disse sbrigativo. «I miei ibridi sono in pericolo di morte e voglio arrivare in fondo a questa storia dei cacciatori.»
«Stefan dice che ne sai già qualcosa» dissi iniziando ad indagare. «Chi sono i Cinque?»
«Davvero non lo sai?» chiese sorpreso. «Pensavo che Rebekah ti avesse parlato di Alexander.»
Quel nome fece accendere nella mia mente il ricordo di una delle storie che Rebekah mi raccontava per farmi dormire.
«Ora ricordo!» esclamai. «Alexander era un cacciatore e faceva parte della fratellanza dei Cinque.»
«Esatto» disse compiaciuto.
«Questo cosa centra con Stefan?» chiesi aggrottando le sopracciglia.
«C'è una parte del racconto che ti manca a quanto pare. Quel cacciatore è la risposa a tutte le preghiere di Stefan e non solo le sue.»
Qualcuno suonò al campanello interrompendo Klaus.
«Giusto in tempo» disse eccitato.
Rebekah e Stefan entrarono in salotto e Klaus ci invitò a rimanere per cena per sentire il resto della storia. Rebekah era restia a stare nella stessa stanza con suo fratello dopo che aveva inscenato la sua morte, ma passare del tempo con Stefan l'aveva addolcita. Accettò di cenare con noi e lasciò che Klaus raccontasse tutta la storia.
«Nel 1110 a.C. io e i miei fratelli ci trovavamo in Italia dove eravamo entrati in contatto con cinque uomini che dicevano di essere dei cacciatori di vampiri venuti a liberare il mondo da quelle bestie. Cecavano creature che si muovessero nel buio e quindi noi, grazie ai nostri anelli, ci sentivamo protetti in loro presenza. Rebekah si innamorò di uno di loro che le rivelò tutti i suoi segreti. Tutti e cinque i cacciatori erano dotati di tatuaggi che insieme componevano una mappa verso l'arma che avrebbe sterminato i vampiri.»
«Quindi si tratta di un arma?» chiese Stefan impaziente di sapere la verità.
«Non esattamente» lo frenò Klaus.
«Connor non ha tatuaggi» osservai io.
«Questa generazione di cacciatori è più evoluta e i loro tatuaggi sono visibili solo da alcuni individui» spiegò Klaus. «Portalo pure qui» ordinò Klaus ad una delle sue cameriere. «Connor era così ansioso di svelare il segreto dei tatuaggi che si è lasciato sfuggire che qui, solo un'altra persona li può vedere.»
La cameriera tornò accompagnata da Jeremy, il fratello di Elena. Stefan si alzò di scatto, ma Klaus gli fece cenno di stare fermo dov'era.
«Per nostra fortuna il piccolo Gilbert è un artista e riporterà su carta i tatuaggi del cacciatore per noi» spiegò Klaus.
Fece sedere Jeremy davanti a Connor e lo obbligò a iniziare a disegnare i tatuaggi che solo lui poteva vedere.
«Come si traducono i tatuaggi?» chiese Stefan desideroso di sapere di più.
«La loro spada è la chiave» rispose Rebekah. «Alexander me lo confidò prima di conficcarmi una daga nel cuore.»
«I Cinque hanno inventato i pugnali magici che possono annientare un Originale?» chiesi sorpresa.
«Esatto» rispose Klaus. «Quella notte Alexander e gli altri cercarono di uccidere tutta la nostra famiglia mentre dormivamo.»
«Ma le daghe non funzionano su di te» osservò Stefan.
«Infatti» disse Klaus beffardo. «Quella notte li uccisi tutti, compreso Alexander che aveva così abilmente ingannato mia sorella.»
Seguì una pausa in cui sia io che Stefan riflettemmo su quello che avevamo appena sentito.
«Quindi cos'è quest'arma che può eliminare tutta la razza dei vampiri?» chiese infine Stefan.
«Una cura» mormorò Rebekah.
«Non c'è cura per il vampirismo» dissi scettica.
«È la verità, posso giurarlo» garantì lei.
«Perché allora non l'avete cercata per tutto questo tempo?» domandò Stefan allibito.
«Dopo che i cacciatori sono morti il tatuaggio e svanito dai loro corpi e la loro fratellanza si è estinta. Per novecento anni nessuno ha più sentito parlare della fratellanza dei Cinque fino a quando non è arrivato Connor.»
Quella notizia mi aveva immobilizzato e milioni di scenari iniziarono a proiettarsi nella mia mente.
«Ora che abbiamo la mappa cosa facciamo?» chiese Rebekah.
«Non facciamo niente» rispose Klaus ovvio. «Non sei una di cui ci si possa fidare, spiattelleresti il segreto al primo che ti fa un complimento. È alquanto patetico in verità» osservò tagliente. «Continui ad affidare il cuore a qualunque uomo ti mostri un briciolo di affetto. Spererei che ora tu abbia imparato dal ciclo infinito di delusioni e tradimenti...»
«Ma non ho imparato!» esclamò lei interrompendolo. «Invece resto con te e mi lascio rubare ogni momento di felicità da te. Comunque mi è andata meglio che a Finn» disse esasperata. «Klaus lo ha pugnalato perché era stanco delle sue critiche.»
«Finn era noioso, è molto più interessante ora che è morto» ribatté Klaus.
«Tu vuoi la cura per Elena, non è vero?» chiese Rebekah retorica. «Per poter ricominciare a produrre in massa i tuoi ibridi. Per questo hai coinvolto Stefan, sapevi che ti avrebbe aiutato anche se ti odia. Io me ne frego della tua cura» disse uscendo dalla stanza.
«Sai a volte il tuo tatto mi disarma» osservai sarcastica seguendo Rebekah.
Lei voleva stare da sola e mi congedò dopo qualche parola. Tornai a casa da sola perché Klaus volva parlare in privato con Stefan. Se quello di cui parlavano era vero significava che Elena aveva la possibilità di ritornare sé stessa, che Stefan poteva tornare ad essere un semplice ragazzo e non uno squartatore e che tutti noi potevamo tornare a vivere una vita normale.

SifaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora