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Era il momento di fare il grande salto. Quella sera avrei riportato in vita Kol. Ero ancora un po' spossata dall'attacco alla Strige, ma ero determinata e volevo riavere il mio ragazzo. Presi le ceneri di Kol che Klaus mi aveva affidato mesi prima, le mescolai con il sangue dei suoi fratelli che avevo preso dalla piscina della Strige, e feci scorrere la sabbia del Nexus Vorti. In questo modo la magia che avevo messo all'interno della clessidra si propagò nei limiti del cerchio che avevo formato con il sale. Quest'ultimo è l'elemento che viene usato dalle streghe per delimitare un incantesimo, ha la funzione di un confine per l'energia mistica. Le candele intorno a me si accesero connettendosi alla mia magia e io riuscì ad ancorare l'incantesimo alla terra così che non si disperdesse nello spazio perdendo efficacia. Iniziai a recitare la formula che avevo memorizzato dall'incantesimo che mi aveva mostrato Aya e mi concentrai sulle mie parole, sul loro suono, dove si inseriva il respiro e come cadevano le consonanti. Chiusi gli occhi e sentii la mia magia, la proiettai oltre a me provando ad immaginare la sua forma, il suo odore il suo colore. Avevo iniziato a sudare, ma cercai di ignorare le goccioline che mi imperlavano la fronte. Le mani iniziarono a scaldarsi e una leggera brezza iniziò a soffiare scompigliandomi i capelli. Mi inginocchiai per concentrarmi ancora di più sentendo il mio respiro e sulla pressione delle mie ginocchia sulle assi del pavimento. La brezza diventò vento e il fuoco delle candele si fece più intenso, iniziai a pronunciare la formula sempre più velocemente e a voce più alta. Non sentivo più niente tranne l'aria che spingeva le parole fuori dalla mia bocca e i battiti del mio cuore sempre più veloci. Era tutto molto intenso e potente, ero completamente avvolta dalla magia e dall'energia che prendeva una forma elettrica e viva. Sentii in lontananza uno scricchiolio e un leggero "pop". Intimidita aprii gli occhi e mi trovai davanti la figura affascinante e vigorosa di Kol Mikaelson. Mi caddero le braccia lungo i fianchi e le candele si spensero all'unisono. Avevo gli occhi pieni di lacrime e mi precipitai tra le sue braccia che mi avvolsero completamente come una calda coperta. Alzai lo sguardo verso i suoi occhi e mi ci specchiai dentro, anche i suoi erano bagnati dalle lacrime. Avvolsi le mie mani sulle sue spalle e lo baciai. Le sue labbra erano calde ed invitanti e io ci navigai dentro.
«Non ho dubitato di te neanche per un secondo» mormorò commosso.
Avevo mille parole in bocca, ma troppa poca voce per comunicarle. Mille farfalle nello stomaco, ma troppo poco spazio per farle volare attorno a noi. Il tempo si fermò e noi forse rimanemmo abbracciati per qualche anno. Il tempo è relativo, un minuto può durare un mese o un millesimo di secondo. In quel momento capii che volevo rimanere con lui per l'eternità e avrei fatto di tutto per ottenere quel risultato.
Kol era stanco e provato e lo accompagnai in una delle stanze al piano di sopra per farlo dormire. Ci addormentammo abbracciati uno all'altra, era come se non fossimo più capaci di vivere separati.

Il sole del mattino mi fece il solletico all'occhio destro. Avevo la faccia sprofondata nel cuscino e la mano stretta in quella di Kol. Mi girai verso di lui assicurandomi che fosse davvero lì e che non fosse tutto un bellissimo sogno. Scesi dal letto per chiudere le persiane e mi coricai di nuovo accanto a lui guardandolo dormire ancora profondamente. Era così rilassato e sereno, come un bambino nel pieno della sua infanzia. Aveva un'espressione buffa e in qualche modo assorta, chissà cosa stava sognando. I suoi capelli erano arruffati e la sua mano era attraversata da piccoli tremiti come se dovesse afferrare qualcosa. Sarei rimasta a guardarlo per ore e in parte lo feci. Passai il resto della mattina a fantasticare sul nostro futuro e ogni scenario che la mia mente riusciva a creare era più bello di quello precedente. Alla fine la fame mi vinse e decisi di andare in cucina per fare colazione. Dopo essermi sistemata sul tavolo con la mia tazza di latte fumante decisi di telefonare a Caroline come Stefan mi aveva consigliato. Ero emozionata al pensiero di cosa doveva dirmi e non sapevo davvero cosa aspettarmi.
«Ciao Jud, che bello sentirti!» disse Caroline rispondendo al telefono con la sua solita voce squillante ed energica. «Come stai? Cosa mi racconti?» chiese interessata.
Adorava parlare con lei, mi metteva allegria e mi faceva ridere.
«Io sto bene, sono stati giorni movimentati ed intensi, ma sto bene. Anzi sono molto felice in questo momento» dissi allegra.
«Sei riuscita a riportare in vita Kol? Ieri sera quando Stefan è arrivato mi ha raccontato tutto» dichiarò entusiasta.
«Sì, ce l'ho fatta!» dissi con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. «Non credo di aver ancora realizzato che lui sia qui in realtà.»
«È normale, ci hai provato per così tanto tempo che ora non ti capaciti di avercela fatta. Io non avevo dubbi. Ti conosco abbastanza da sapere che quando vuoi qualcosa la ottieni» disse dimostrando di conoscermi molto bene. «Ma se lui è appena tornato da te perché sei qui a parlare con me?»
«Perché sta dormendo» spiegai. «Credo che tornare dopo mesi passati nell'aldilà non sia facile. In più Stefan mi ha detto di chiamarti perché avevi delle novità interessanti» dissi impaziente di sapere tutto.
«Sì è vero» confermò lei. «Ma se non riesci a credere di aver riportato in vita il tuo ragazzo non crederai neanche a questo» disse scherzando.
«Dai dimmelo!» dissi incoraggiandola. «Ne ho vissute tante, non potrò scandalizzarmi più di tanto.»
«Sono diventata madre» disse in un fil di voce.
Per poco non mi strozzai con il latte che stavo bevendo.
«In che senso?» chiesi senza trovare niente di meglio da dire.
«Lo so, ero incredula come te» disse sincera. «Quattro settimane fa ho partorito due gemelle» disse con la voce piena di emozione.
«È stupendo Caroline!» urlai. «Sono senza parole... Com'è possibile?» chiesi senza trovare una soluzione.
Tecnicamente i vampiri sono persone morte, quindi non possono procreare.
«A metà luglio ho iniziato a sentirmi poco bene. È stato strano, perché di solito i vampiri non si ammalano, ma non ci ho dato tanto peso e non ho detto niente a nessuno. Poi ho iniziato ad avere una nausea senza precedenti che mi rovinava tutte le mattine. Ne ho parlato con Stefan e con gli altri, ma nessuno di loro aveva mai sentito di un vampiro con la nausea. Sta di fatto che un giorno stavo parlando con Bonnie che a proposito sta avendo un flirt con Enzo. La cosa mi ha sorpreso non poco visto che lui è un vampiro e lei ha sempre detto di non voler mai stare con uno di loro, ma lui è così gentile anche se è amico di Damon che invece è totalmente l'oppo...»
«Caroline!» la richiamai al presente. «Stai sul punto per favore.»
«Sì, giusto, scusa. Dicevo che Bonnie mi stava parlando di una strana sensazione che aveva addosso da un po' come se ci fosse una fonte di magia che non riusciva a cogliere. Dopo un po' questa sensazione si fece sempre più forte e Bonnie capì che proveniva dalla mia pancia! Mi disse che avevo una grande quantità di magia dentro di me, ma io non avevo idea di come ci fosse finita. Abbiamo soggiogato un'infermiera così che mi facesse un'ecografia senza fare domande ed è venuto fuori che ero in cinta di quattro settimane. Il problema era che io non avevo avuto nessun rapporto in quel periodo e quindi le due bambine erano venute furi dal nulla. Ci siamo scervellati per settimane mentre la mia pancia cresceva a perdita d'occhio ad una velocità sorprendente. Alla fine siamo giunti ad una conclusione grazie al padre di Jo. Si era appena ripreso dopo le ferite che aveva subito al matrimonio e quando mi vide capì subito di cosa si trattava e ci disse le verità. Le bambine che portavo in grembo erano quelle di Jo ed Alaric.»
«Aspetta, cosa?» chiesi spalancando la bocca non credendo alle mie orecchie. «Com'è possibile?»
«Quando Kai ha pugnalato Jo credevamo che le bambine fossero state le prime a morire e invece non è stato così. La Congrega gemini ha fatto un incantesimo di protezione su di loro trasferendole verso la prima cosa più o meno vivente che hanno trovato cioè io.»
«Mi stai dicendo che sarebbe potuto capitare a me?» chiesi ridendo per l'assurdità che avevo appena sentito.
«Si esatto, è assurdo.»
«Com'è la gravidanza?» chiesi curiosa.
Avevo assistito solo a quella di Hayley fino ad all'ora ed era stata una bella esperienza. Per fortuna non c'erano state complicazioni e lei era abbastanza serena; non eravamo ancora molto in confidenza quindi non mi aveva resa molto partecipe. Da spettatore esterno, però, era stato bello.
«È stato molto strano in realtà. Dopo che mi sono trasformata ho abbandonato completamente l'idea che potesse accadere e mi è successo davvero senza preavviso. All'inizio mi sentivo in un certo senso violata e mi sembrava di avere dentro di me qualcosa che non mi apparteneva. In fondo è così, le piccole sono le figlie di Jo ed Alaric, ma dopo poco tempo mi sono affezionata a loro e adesso che sono realmente qui le amo alla follia e le considero parte di me. Non è stato facile per Alaric, all'inizio era spaventato, ma poi sono diventate la sua ragione per andare avanti. Jo vivrà per sempre in loro ed è l'unico modo che ha per superare la sua morte. Come padre se la cava molto bene, sono brave bambine e sono facili da gestire, anche se sono due. In realtà quella difficile da gestire sono io» ammise ridendo. «Mi conosci, sono una maniaca del controllo e voglio solo il meglio per loro. Sai qual è la cosa divertente?»
«Cosa?» dissi eccitata.
«Sono magiche! Essendo figlie di Jo lo sospettavamo, ma non sono semplici streghe, sono sifani!» disse esaltata.
«Oh mio Dio!» urlai a pieni polmoni.
Ero emozionatissima e continuavo a sorridere senza riuscire a smettere. «Come lo avete scoperto?»
«In realtà non è stato particolarmente piacevole» iniziò a raccontare Caroline. «Pochi giorni fa, prima del parto, ho iniziato a sentirmi debole e spossata. Ad un certo punto le mie braccia hanno iniziato a diventare grigie e secche come se fossero morte. Le bimbe stavano risucchiando la magia del mio vampirismo. È stato spaventoso e ho dovuto fare un parto cesareo perché essendo un vampiro il mio corpo non rispondeva all'impulso del parto naturale.»
«Non so veramente cosa dire, è una storia assurda» commentai. «Come si chiamano le piccole?»
«Una si chiama Josette, come la loro madre naturale, e l'altra si chiama Elizabeth, come mia madre. Per abbreviare Josie e Lizzie» disse fiera.
«Sono nomi stupendi Caroline, sono così emozionata» dissi sincera.
«Ad ora sono la cosa più importante della mia vita. All'inizio i patti erano che dopo averle partorite le avrei lasciate trascorrere la loro vita con Alaric, ma non ce l'ho fatta. Alaric ha completamente capito la mia situazione e ha diviso l'affidamento con me. Non viviamo insieme, loro hanno un appartamento e io ho il mio, ma sono sempre con loro in realtà. Dopo che mia madre è morta non sapevo cosa fare e loro mi hanno salvato, come hanno salvato Alaric, sono la nostra speranza.»
«A quanto pare i figli fanno questo effetto» dissi pensando a Hope. «A me piacerebbe averne, forse prima o poi ne adotterò. L'unica cosa che mi blocca è che non gli garantirei mai una vita normale e questo mi spaventa.»
«Lo so, lo penso anche io» disse Caroline sospirando. «Ma forse riusciremo a costruirci un mondo in cui cresceranno al sicuro.»
«Sarebbe bellissimo» commentai sognante.
«Con Kol fai sul serio?» chiese dando sfogo al suo lato pettegolo.
«Sì» risposi decisa. «Paradossalmente non abbiamo trascorso insieme tanto tempo, ma sento che è la mia persona. Sto bene con lui, mi sento capita e sono libera di essere me stessa. Non so cosa ha in serbo il futuro per noi, ma so che lo affronteremo insieme. Questo se mai si sveglierà» dissi scherzando guardando l'orologio che puntava verso l'una e mezza. «Tu con Stefan fai sul serio?»
Le rigirai la domanda perché volevo sapere cos'era successo tra di loro, ancora di più quando scoprii delle bambine.
«È complicato» disse lei sbuffando. «In questi mesi l'ho allontanato e per concentrarmi sulle bambine, ma in realtà lo vorrei vicino a me. Siamo un'ottima squadra e siamo complici su tutto. Questa situazione con Lizzie e Josie non è facile, ma Stefan ci va d'accordo e non si fa problemi. In realtà non so cosa fare.»
«Stefan ti ama» le dissi sicura. «Se non fosse così non ti avrebbe aspettata per tutto questo tempo. Come lui ce ne sono pochi, è un bravo ragazzo e sarà un ottimo supporto nella tua maternità. Dovevi vedere come parlava di te ieri, gli brillavano gli occhi, è cotto di te, fidati.»
Caroline rise forte e io mi unii a lei.
«Ti adoro, davvero» disse ancora con la bocca piena di risate.
«Anche io, ti voglio un mondo di bene» dissi franca. «Appena riuscirò a sistemare un paio di cose verrò a conoscere le piccole. Mi reputerò loro zia va bene? »
«Assolutamente sì» rispose lei entusiasta. «Mi manchi.»
«Mi manchi anche tu, ma verrò a trovarti presto, promesso» dissi convinta.
Chiacchierammo ancora qualche minuto e poi ci salutammo affettuosamente. Amavo davvero passare il tempo con Caroline, era davvero una delle mie migliori amiche e rivedevo molto di Lexi in lei. Forse era anche per questo che Stefan si era innamorato di lei, aveva trovato una parte della sua migliore amica in una persona nuova, brillante, piena di sogni e con tanta grinta e determinazione. Ammiravo Caroline per la sua forza e per il suo spirito di iniziativa. Aveva un cuore immenso e avrebbe dato la vita per le persone che amava. Era una testa dura, e aveva sempre un qualcosa da dire su tutti, ma sapeva amare intensamente e una volta che superavi la barriera era impossibile non rimanerne incantati.

Ero giunta alla conclusione che ritornare in vita era molto più faticoso di quello che potesse sembrare. Kol aveva dormito per quasi tre giorni di fila svegliandosi solo per bere del sangue di sfuggita. Quella era l'unica cosa che mi dispiaceva, non era più uno sciamano. Non potevo riportarlo indietro in un altro corpo, era giusto che fosse davvero lui, ma questo significava che sarebbe tornato ad essere un vampiro. Sapevo che non era mai stato in grado di gestire bene la sua natura e dovevo inventarmi qualcosa per fare in modo che non impazzisse o sterminasse un intero quartiere.
Ero seduta a gambe incrociate sul letto con la testa di Kol appoggiata sulla mia pancia. Leggevo mentre gli passavo distrattamente le dita tra i capelli castani. Si mosse leggermente e si stropicciò gli occhi per svegliarsi meglio.
«Buongiorno dormiglione!» dissi allegra. «Hai dormito per tre giorni.»
«La rigenerazione dalle ceneri richiede un grande sforzo» disse lui con la voce ancora impastata dal sonno.
Allungò le braccia dietro la mia schiena avvolgendomi e io stesi le gambe così che fossimo più comodi.
«Non provare a tornare a dormire» lo rimproverai. «Sei bello mentre dormi, ma sto iniziando ad annoiarmi.»
«Va bene» disse facendo una faccia da cane bastonato.
Si tirò su e un raggio di sole gli illuminò la schiena nuda. Lui si ritrasse di scatto spostandosi all'ombra.
«Ti ho fatto un anello solare, così non dovresti avere problemi» dissi prendendolo dal comodino e infilandoglielo nel medio sinistro.
«È una proposta?» chiese lui con un sorrisetto alzando e abbassando le sopracciglia.
«Direi proprio di no» risposi spostandogli il viso con le mani. «Ti ho riportato indietro dalla morte, ora tocca a te dimostrarmi il tuo amore» scherzai.
«Iniziamo subito allora» disse prendendomi per i fianchi spingendomi verso il basso.
Fece cadere il libro che avevo in mano e mi baciò con foga.
«Sei così buona» sussurrò alle mie labbra.
Io risi e ricambiai il bacio.
«Abbiamo ancora qualcosa per fare colazione?» chiese continuando a riempirmi di baci tutto il viso.
«C'è solo più una sacca» dissi fermandolo. «Hai già bevuto tutte le altre. Non mi piace rubare dagli ospedali, devi darti una regolata.»
«Lo so, lo so» disse come un adolescente appena rimproverato dalla madre.
«Dovremo parlarne» dissi seria.
«Sono di nuovo un vampiro» disse consapevole. «Devo solo abituarmi di nuovo, ci riuscirò presto.»
«Quando eri un vampiro eri un...»
«Maniaco psicotico, lo so» disse terminando la mia frase. «Ma non conoscevo te, e per te vale la pena essere buoni. Puoi fidarti di me, promesso.»
«Io mi fido» dissi sincera. «Ma dovresti iniziare a comportarti bene per te stesso, non per fare piacere a me.»
«Ci lavorerò» disse per liquidarmi. «Ora però passiamo alle cose divertenti.»
Mi baciò di nuovo e io per qualche secondo mi beai di quello sfarfallio nello stomaco.
«Aspetta» dissi allontanandomi. «Klaus continua a chiamarmi, sono tre giorni che non gli rispondo. Deve vederti, deve sapere che sei tornato.»
«Oh no» disse coprendosi gli occhi con le mani. «Non sono pronto per una riunione di famiglia.»
«Che ti piaccia o no devi» dissi iniziando a spingerlo fuori dal letto. «Ti ho comprato una camicia, vestiti e andiamo.»
Lui mi fece il broncio, ma poi riuscì a convincerlo e si alzò per andare a prepararsi.


Ciao! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e perdonatemi per eventuali errori. Seguite la pagina @sifane_by_maggieper essere sempre aggiornati sulla storia e scoprire tante curiosità.
Buona lettura!

Maggie.

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