Dopo che Esther ebbe finito di farmi il quarto grado mi mandò finalmente a casa e io raccontai tutto ad Elena e ai fratelli Salvatore. Non riuscivo a capire come avesse fatto a ritornare in vita o come avesse fatto a conservarsi per tutto quel tempo, era incredibile. Stefan rimase deluso dalle mie parole; sperava che dentro la bara sigillata ci fosse un'arma per uccidere Klaus mentre Esther aveva parlato di perdono e voleva riunire la sua famiglia.
Il giorno seguente arrivò un invito indirizzato a me a casa Salvatore. I Mikaelson avevano organizzato un ballo per celebrare la loro riunione e avevano spedito lo stesso invito ad Elena. Dietro al suo c'era una nota scritta a mano da Esther: quella sera voleva incontrarla in privato. Ovviamente sia Damon che Stefan si allarmarono subito, ma non avendo ricevuto un invito dovettero farsi da parte lasciando a me il compito di proteggere Elena durante la serata.
I Mikaelson non avevano badato a spese e avevano invitato tutta la città. La villa era tutta illuminata e brillava come un cielo stellato. Autisti vestiti di tutto punto erano pronti a parcheggiare le auto dei visitatori e musicisti talentuosi suonavano i loro strumenti nel grande salone per accompagnare gli invitati nei loro balli. Era persino stato imposto un dress code che prevedeva smoking e abito lungo. Klaus mi aveva mandato un vestito, era il suo modo di dimostrarmi che teneva ancora a me. Era color cremisi e aderiva perfettamente al mio corpo, la gonna di raso era ampia e leggera e il corpetto era ricamato finemente. Raccolsi i capelli in una crocchia morbida lasciando libere due ciocche che mi incorniciavano il viso. Mi sentivo bellissima. Appena entrai nel salone sentii lo sguardo di tutti puntato su di me e vidi Klaus sorridermi dal fondo del salone. Era strano riaverli tutti intorno a me, credevo che sarebbe tornato tutto come prima, che avrei di nuovo provato quel calore familiare che tanto mi mancava, ma non fu così. Qualcosa si era spezzato e forse non si poteva più aggiustare.
Venni subito raggiunta da Kol che, dopo avermi ricoperta di complimenti, mi invitò a ballare. Non accettai subito. Ero sempre stata molto inquietata da lui, giravano voci di interi villaggi massacrati dalla sua sete di sangue e la stessa Rebekah, che gli era molto affezionata, diceva che non sapeva controllarsi e che a volte provava persino piacere ad uccidere. Alla fine decisi di prendere la sua mano e di farmi accompagnare sulla pista; non mi avrebbe fatto del male, ero sotto la protezione di Klaus e questo mi garantiva l'immunità. Dopo il primo ballo riuscì ad allontanarmi da Kol e vidi Elena entrare nel grande salone scortata da Stefan e Damon.
«Cosa ci fate qui?» chiesi stupita ai due fratelli. «Non dovreste essere qui.»
«Elena è in pericolo, non potevamo lasciarla sola» spiegò Damon accentuando la presa al braccio di Elena.
«Ci sono io qui e presto arriverà anche Caroline» osservai infastidita dalla loro poca fiducia. «E poi credete veramente che qualcuno voglia ucciderla sapendo quanto è importante per Klaus? Probabilmente Esther vuole solo conoscerla come ha fatto con me.»
«Questo lo vedremo» disse duro Stefan trascinando Elena con sé.
Io lo presi per un braccio e avvicinai il mio volto al suo.
«Stai camminando sul filo del rasoio» dissi intimidatoria. «Klaus non ti ha ucciso solo perché sono stata io a chiedergli di non farlo, non farmi cambiare idea facendo una scenata.»
Lui sbuffò e si liberò dalla mia presa allontanandosi con Elena e Damon. Stefan era imprevedibile, la sua calma era scemata rispetto alle settimane precedenti, ma era comunque una mina vagante.Tornai nel salone e mi accorsi che anche Caroline era arrivata ed era meravigliosa. Aveva un lungo vestito blu come il cielo notturno con il corpetto decorato da centinaia di perline color argento, i guanti bianchi che le arrivavano ai gomiti la rendevano elegante e raffinata e gli orecchini che le pendevano dalle orecchie la illuminavano di una luce abbagliante. Era assolutamente perfetta.
«Sei bellissima» dissi sincera avvicinandomi a lei.
«Anche tu!» esclamò osservando il mio abito.
«Ti ho visto ballare con Klaus» osservai.
«Credi che io abbia fatto male?» chiese diventando paonazza.
«Sicuramente è uno dei più bravi ballerini che troverai in questa sala» dissi cercando di farla sentire a suo agio.
«Sì, lo è» ammise lei. «Mi ha regalato lui questo vestito, è inquietante, ma in qualche modo galante.»
«Non c'è niente di male a ballare con lui» dissi onesta. «Io ho appena ballato con Kol che non descriverei come una persona buona ed onesta. Pensavo che saresti venuta con Tyler» dissi dando voce ai miei dubbi.
«Lo so, volevo venire con lui, ma è partito» spiegò Caroline. «Pensa di essere riuscito a trovare un modo per spezzare l'asservimento e vuole provarci prima di riavvicinarsi a me. Mi manca» disse pensierosa.
«Lo immagino» dissi accarezzandole una spalla. «Vedrai che tutto si risolverà per il meglio» la incoraggiai.
Lei mi sorrise debolmente e si allontanò per prendere da bere.
Vagai con lo sguardo sulla grande sala e vidi Rebekah che ballava con Matt e sorrisi pensando a quella strana coppia. Lei era brillante nel suo abito verde smeraldo e lui era insolitamente elegante nello smoking che era riuscito a rimediare. Sapevo che Bonnie non sarebbe venuta perché voleva passare del tempo con sua madre ora che si erano riunite ed ero convinta fosse la cosa migliore. Osservai il sindaco conversare con Elijah e tutti gli altri divertirsi e chiacchierare spensierati. A metà della serata individuai Damon entrare come una furia nel salone livido di rabbia. Corsi da lui per evitare che facesse una scenata e cercai di calmarlo.
«Elena ha parlato con Esther» disse a denti stretti.
«Sta bene?» chiesi preoccupata.
«Sì» rispose lui fremendo di rabbia.
«Allora perché sei così arrabbiato?» domandai confusa.
«Perché per parlare con lei ha convinto Stefan a spezzarmi il collo perché secondo lei le mie emozioni la intralciano. Sono un peso per tutti a quanto pare» disse stizzito.
«Questo non è vero e lo sai» dissi prendendolo da parte. «Devi, però, capire che Elena è un essere vivente che ha la libertà di compiere delle scelte. Tu non puoi rinchiuderla in una teca di vetro sperando che lei non si ribelli.»
«Non ho voglia di una tua ramanzina» ribatté severo. «Voglio solo andare a casa» disse superandomi per andare verso l'uscita.
Rimasi lì ferma per qualche secondo a pensare a cosa Damon avrebbe potuto fare in quello stato. Klaus intercettò il mio sguardo corrucciato e si avvicinò a me per invitarmi a ballare. Presi la mano che mi sporse e mi aggrappai alle sue spalle seguendo le note della musica che risuonava nella sala. Era davvero un ottimo ballerino. Non trovavo le parole per incominciare la conversazione, mi vergognavo un po' per come gli avevo parlato l'ultima volta.
«Ho ripensato alle parole che mi hai detto giorni fa» disse, iniziando lui. «Sei stata sincera e questo lo apprezzo. Non ho intenzione di spaventarti, non farò nulla a Damon.»
«Grazie» dissi in un sussurro.
«Mi dispiace che tu sia così rancorosa nei miei confronti, non ho mai desiderato ferirti.»
Rimasi colpita dalle sue parole erano anni che non mi diceva una cosa del genere. In verità erano anni che non ci parlavamo.
«Ho preparato una stanza per te» disse proseguendo nel suo discorso. «Vorrei che tornassi a vivere con noi.»
La nostalgia si fece strada in me e lo abbracciai forte tenendolo stretto a me. Continuammo ad ondeggiare sulla pista da ballo, stretti uno all'altra. Lo sentii, quel legame che ci univa, quel "sempre e per sempre" che ci avrebbe sempre fatti riabbracciare.
«Mi manchi» dissi con il viso sprofondato nel suo petto.
«Sono qui» rispose accarezzandomi il capo.
«No, non ci sei» dissi tornando a guardarlo negli occhi. «Non sei più l'uomo che ammiravo quando ero piccola, ti sei perso. Da quando è morto Marcel tutto è cambiato e ti capisco, sono cambiata anche io, ma questo non sei tu. Incomincia a ricostruire la tua famiglia, io sarò qui ad aspettarti, sempre e per sempre» dissi con la voce rotta dall'emozione.
«Tu sei parte della mia famiglia» ribatté Klaus tenendo la mia mano stretta nella sua. «Non voglio rinunciare a te.»
«Io sarò qui» ribadì. «Ma non adesso.»
Mi allontanai da lui prima di scoppiare a piangere nel mezzo della pista. Salii le scale e mi rifugiai sulla grande terrazza che dava sul giardino e per un po' mi godetti l'aria d'autunno che ormai stava per lasciare spazio all'inverno. Mi appoggiai alla balaustra inspirando ed espirando profondamente. Dopo pochi minuti sentii dei passi provenire dalle mie spalle e riconobbi il profumo di Kol. Si sedette sulla panchina che si trovava dietro di me e rimase in silenzio. Non avevo voglia di parlare con nessuno e lui non mi forzò a farlo, rimanemmo semplicemente in silenzio godendoci la luce della sera.
Era stata una conversazione strana, non mi aspettavo di fare un discorso simile con Kol Mikaelson. Non mi era per nulla sembrato come Rebekah me lo aveva descritto e questo mi confondeva. Purtroppo quella confusione durò ben poco visto che dopo alcuni minuti Kol cercò di uccidere Matt, che a quanto pareva era il bersaglio preferito da tutti. Damon, che non era ancora andato via, intervenne rompendo il collo a Kol passando, purtroppo, per il cattivo della serata. Matt andò a casa con un braccio fasciato, ma per fortuna nulla di rotto.Decisi di tornare a casa e mi avviai verso la macchina che Stefan mi aveva prestato prima di spegnere la sua umanità, incontrai Elena e le offrii un passaggio che lei accettò volentieri. Durante il tragitto mi raccontò del suo incontro con Esther. Mi disse che era una donna molto decisa su quello che voleva e pronta a fare di tutto per ottenerlo. Aveva intenzione di collegare tutti i suoi figli con un incantesimo così se uno di loro fosse morto, sarebbero morti tutti. Aveva bisogno di Elena perché il legante dell'incantesimo era il sangue della Doppelgänger e lei non esitò a darglielo, forse per paura o forse perché odiava Klaus con tutto il suo cuore. Non conosceva Finn e Kol, ma da quello che poté vedere quella sera Finn era un leccapiedi e Kol era un arrogante e prepotente. Considerava Rebekah una bambina viziata e capricciosa e, invece, l'unico per cui provava rispetto era Elijah. La cosa che mi stupiva di più era che la maggior parte delle persone che avevano conosciuto i Mikaelson la pensava come Elena. Io no.
Per me Klaus era una persona tormentata con un passato burrascoso, una persona molto sensibile che cercava di coprire quella parte di sé con la violenza. Non era malvagio, era solamente ferito. Era stato buono, comprensivo, leale e sincero, ma il tempo cambia le persone e quando passi mille anni a scappare da un genitore che ti considera un mostro e che vuole ucciderti, dimentichi la gentilezza e inizi a pensare solo a te stesso. Su Finn concordavo con Elena, era sempre stato il figlio prediletto. Non lo avevo mai incontrato prima di allora, ma da come lo descrivevano i suoi fratelli odiava la sua identità di vampiro e disprezzava i suoi fratelli. Era molto intelligente, ma l'essersi trasformato in un vampiro lo aveva distrutto e cambiato per sempre. Era stato pugnalato nel 1200 e d'allora non si era più risvegliato. Esther era sempre stato il suo punto di riferimento e avrebbe fatto qualunque cosa per lei. Kol, invece, era sempre stato il più scaltro e il più incosciente dei fratelli, non gli importavano le regole e non amava essere comandato. Era uno spirito libero, sempre con la battuta pronta, arrogante e narciso. Il vampirismo accentua il carattere, facendo spiccare sia gli aspetti positivi che quelli negativi. Non era facile tenere testa a Kol, ma se oltrepassavi la barriera che si era creato negli anni, era solo un ragazzo con un ego spropositato affamato di vita e di conoscenza. Rebekah era pura, gentile, premurosa, amava l'amore e amava essere amata. Era leggera, ma non superficiale. Era divertente, solare e caparbia, sapeva quello che voleva e lottava per ottenerlo. Era la persona che ammiravo più al mondo, ma poi è arrivata la bara e per novant'anni è stata costretta a rimanere intrappolata ad essiccarsi incapace di morire, ma neanche di vivere. La bara ha cambiato tutti, persino Elijah. Lui è sempre stato quello nobile damino, quello educato, paziente e saggio. Dopo la bara era diventato duro, freddo e calcolatore. Aveva perso la speranza, l'avevano persa tutti.La verità è che una persona non dovrebbe superare i cent'anni. Morire fa parte della vita, in quanto vampiri siamo immortali ed è questa la vera condanna, non il doversi nutrire. Il tempo cambia le persone, è un dato di fatto. Ogni volta che una persona attraversa una fase della vita, cambia. Può essere una cosa banale, come cambiare gusti musicali o il modo di vestirsi, può anche essere una cosa che ti stravolge come un lutto o una gravidanza. Diventare vampiri significa rinunciare ad andare avanti, rinunciare ad avere delle possibilità. Se si nasce alla fine del nono secolo avanti Cristo, come Finn, si nasce circondati dalla violenza. Inevitabilmente la madre insegnava alle femmine come cucire, cucinare, medicare. Il padre, invece, insegnava a cacciare, a combattere, ad essere forti e a sopravvivere. La vita di Finn sarebbe dovuta finire nell'ottavo secolo avanti Cristo e avrebbe avuto una vita piena, adatta ad una persona della sua epoca. I Mikaelson hanno vissuto tante vite e hanno visto civiltà sgretolarsi e popoli sorgere. Hanno vissuto la caduta dell'impero romano e hanno visto incominciare l'età moderna. Tutto questo è fantastico, ma bisogna saper reggere il cambiamento che non è una cosa tanto facile. Per cui Klaus e i suoi fratelli hanno fatto delle cose terribili durante la loro vita, ma non sono nati cattivi, sono stati portati ad esserlo.
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Sifane
General FictionUna ragazza con un passato travagliato e con un dono speciale. Dopo un incontro inaspettato la sua vita cambierà per sempre e dovrà fare i conti con il tempo che passa. Una ragazza gentile, fedele, sempre pronta ad aiutare gli altri, dovrà confront...