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Ero strema, non dormivo da giorni vegliando in ogni momento su Hope assicurandomi che stesse bene, per quanto possibile. Erano stati giorni folli e tra lo sconforto e la scoperta di una nuova profezia non c'era tempo per riposarsi. Alice aveva studiato il grimorio di una vecchia veggente che sua madre le aveva lasciato in eredità. Questa strega aveva predetto la distruzione di New Orleans anni prima della mia nascita. I segni di questa distruzione, però, erano gli stessi cataclismi che si erano susseguiti ogni volta che un Mikaelson si incontrava con un altro: acqua che si trasformava in sangue, vipere dai fiumi, larve dal terreno, fuoco che divampava dall'acqua. Gli ultimi due eventi sarebbero stati monsoni dal mare e infine, la morte di tutti i primi geniti. La profezia era stata dimenticata dopo essere stata giudicata come falsa, ma Alice aveva colto il parallelismo ed era corsa ad informare me e Vincent. Io e lui non eravamo persone superstiziose, ma dopo la faccenda di Lucien e Tristan, non potevamo ignorare le parole di Alice. Dovevamo trovare una soluzione in fretta o la New Orleans che conoscevamo sarebbe stata spazzata via. Mentre cercavamo di elucubrare una soluzione, una folata di vento spalancò le finestre di Basin Street e io sobbalzai spaventata dal forte rumore delle persiane che sbattevano.
«Dobbiamo trovare un modo per costringere i Mikaelson a non riunirsi mai più» disse Vincent sicuro. «Neanche il fatto che Elijah abbia perso la sua memoria li ha tenuti lontani.»
«Sono una famiglia Vincent, cerca di essere comprensivo» lo riprese Alice.
«Ora che Hayley è morta Klaus non lascerà mai da sola Hope ed Elijah vuole stare con Antoinette, la figlia di Greta» dissi inserendomi nel discorso. «Marcel mi ha detto che si sono conosciuti in Francia, per quello sapeva dove trovare Roman e Greta. Lei ora è qui e ha preso le redini dell'organizzazione di Greta, se lei non se ne va non lo farà neanche lui.»
«Dobbiamo costringerli ad andarsene» affermò Vincent. «Sono disposto a chiuderli in una Chambre de Chase, nascondendo i loro corpi dall'altra parte del mondo se devo.»
«Hope ha un'idea migliore» mormorai timidamente.
Ero quasi sicura che Vincent non avrebbe mai approvato il suo piano, ma valeva la pena tentare.
«Ha intenzione di riprendersi il potere del Vuoto che abbiamo diviso tra i fratelli» spiegai diretta.
«È impazzita?» domandò Alice sconcertata. «Quel potere la distruggerà.»
«Hope è riuscita a contrastare quel potere quando aveva otto anni, adesso ne ha il doppio credo che valga la pena provare» contestai.
«Non metterò in pericolo la vita di un'adolescente» disse Vincent irremovibile.
«Non sarà permanente, dovrà resistere solo fin quando non troveremo un modo per disfarci del Vuoto» dissi convinta. «Sono quasi dieci anni che parli di un modo per distruggere il Vuoto e nessuno di noi ha ancora trovato una soluzione. La verità è che non c'è un modo, abbiamo già fatto l'unica cosa che era possibile fare» dichiarò Vincent esasperato dal mio ottimismo.
«Non ho intenzione di rinunciare a riunire la mia famiglia» protestai.
«Lo hai già fatto!» ribatté lui. «Hai costruito una vita a San Francisco con Kol e ci sei sguazzata dentro per anni. Non ti biasimo per questo, anche io lo avrei fatto, ma smetti di avere speranza per la tua famiglia. Non c'è più nulla da fare.»
Alice era senza parole come me. Vincent era sempre stato sincero con me e apprezzavo questo aspetto del suo carattere, ma a volte la verità faceva molto più male della bugia che mi stavo raccontando. Vincent aveva ragione, ma io non potevo non provare.
«Non ti stavo chiedendo il permesso» dissi arrogante. «Klaus ha creato altri ibridi con il sangue di Hope, quindi sono asserviti a lei. In questo momento sono in Corsica per recuperare Rebekah e a San Francisco per prendere Kol. Hope ha preso la sua decisione e io la sosterrò.»
Uscì da Basin Street senza voltarmi indietro e raggiunsi Saint Anne, dove Hope mi stava aspettando. Aveva già iniziato a preparare l'incantesimo creando un cerchio di sale attorno ai corpi di Klaus, Elijah, Rebekah e Kol. Freya era accanto a lei e stava sistemando delle candele attorno al capo dei sui fratelli.
«Vincent è con noi?» chiese Freya speranzosa.
«Purtroppo no» dissi amareggiata. «Dovremmo arrangiarci. Perché lui è qui?» domandai sorpresa vedendo il colpo di Marcel privo di sensi dietro il primo banco.
«È venuto qui per cercarti e ha provato a fermarci, l'ho mandato nella Chambre de Chasse con gli altri» spiegò Freya.
«Sei assolutamente sicura di volerlo fare Hope?» chiesi rivolgendomi a lei.
Esitò per un istante, ma poi annuì decisa, era testarda come suo padre.
«Spiegami nel dettaglio cosa faremo» dissi concentrandomi.
«In questo momento mio padre e i miei zii stanno cercando delle chiavi che ho nascosto nella Chambre. Essa è strutturata come il Palazzo e le chiavi sono in posti che io associo ad ognuno di loro. Una volta trovate le chiavi le useranno per aprire i lucchetti di una porta che li porterà nella mente di Elijah» spiegò Hope decisa.
«Aspetta, questo non faceva parte del piano» obbiettai.
«È una mia aggiunta» intervenne Freya. «Ieri Klaus ha morso Antoinette per punire Elijah di non aver aiutato Hayley. Per questo lui è andato da Marcel implorandolo di aiutarlo a guarire la sua fidanzata; lui ha accettato di dargli una fiala del sangue di Klaus, a patto che Elijah si facesse togliere il soggiogamento. Lui non ha esitato acconsentendo al patto. Così è arrivato Vincent che ha fatto un incantesimo per fare in modo che Marcel avesse libero accesso alla mente di Elijah. Il soggiogamento è sciolto, ma lui non ricorda ancora nulla. A quanto pare ha represso tutti i suoi brutti ricordi dietro alla "porta rossa", il suo posto sicuro e non ha avuto il coraggio di aprirla. L'incantesimo di Vincent è ancora attivo, quindi quando Hope avrà acquisito il potere del Vuoto e sciolto la Chambre de Chasse andranno tutti automaticamente nella mente di Elijah. Speriamo che lo aiutino a ritrovare sé stesso.»
«Ho capito» dissi sicura.
«In realtà gli altri possono uscire quando vogliono dalla sua testa. L'unico a dover restare per forza è Elijah, deve assumersi le sue responsabilità» spiegò Hope con rancore.
«Non ti biasimo per questo, ora tu lo odi e non sei l'unica» ammisi senza vergogna.
Io ed Elijah non eravamo mai stati intimi come lo eravamo io e Klaus, ma nonostante tutto eravamo parenti e anche quando era lontano sapevo che avrei potuto contare su di lui se avessi bisogno del suo aiuto. In quel momento l'Elijah che conoscevo era morto e non restava più nulla di lui, non voleva ricordare la sua vita passata. Non aveva più nessuna restrizione ormai eppure non voleva rivangare il passato, forse perché una parte di lui sapeva di aver reso una ragazzina orfana e si sentiva in colpa.
«Siamo pronti, iniziamo» ci esortò Freya.
Ci disponemmo attorno al cerchio di sale che Hope aveva creato. I nostri familiari giacevano a terra addormentati, sembravano sereni anche se era evidente che qualcosa li stesse turbando, forse stavano faticando a trovare le chiavi per uscire. Sincronizzammo la nostra magia e per un attimo diventammo un ente unico, potente e determinato. I corpi svenuti davanti a noi cominciarono a tremare e ne uscì una luce blu che entrò nel corpo di Hope con violenza. Lei cadde a terra risvegliando me e Freya dal trans in cui eravamo cadute. Hope era a terra svenuta e Freya decise di portarla a casa nell'immediato per darle occasione per riposarsi. Ero sicura che fosse una ragazza forte, ma era comunque un'adolescente ed ero preoccupata per lei. Rimasi da sola ad aspettare che qualcuno risolvesse l'enigma e riuscisse a svegliarsi. Il primo ad aprire gli occhi fu Kol che si mise subito in piedi e corse da me per abbracciarmi. Si assicurò che stessi bene e io cercai di rassicurarlo come meglio potevo. Nel momento in cui Hope aveva preso possesso del Vuoto il vento che faceva sbattere le persiane si era chetato lasciando spazio alla calma della notte che ormai era calata. Kol capì subito le ragioni che ci avevano spinto a fare quello che avevamo fatto e fu molto comprensivo, era preoccupato per Hope, ma si fidava di noi e soprattutto di lei. Marcel riprese conoscenza seguito poco dopo da Rebekah che mi diede della pazza, ma alla fine mi ringraziò per aver riunito la famiglia. Disse che Klaus era rimasto con Elijah per aiutarlo ad aprire la porta rossa e così fu. Klaus si risvegliò ansimando ed Elijah spalancò gli occhi come se avesse appena ricevuto una secchiata di acqua gelata. Al contrario di suo fratello, però, rimase sdraiato a terra affogando nei suoi pensieri. Mi avvicinai di soppiatto inginocchiandomi di fronte a lui che nel frattempo era riuscito a mettersi a sedere.
«Elijah» lo chiamai piano. «Sei tornato in te, sai come mi chiamo?» domandai.
Esitò, ma poi fissandomi negli occhi mormorò: «Judith.»
Si alzò in piedi e man mano che analizzava ognuno di noi i suoi occhi si riempirono di lacrime. Si allontanò accasciandosi su uno dei banchi piangendo forte, come forse non aveva mai fatto. Era disperato, disorientato, devastato. Sapeva quello che aveva fatto e non poteva crederci. Non poteva sopportare di aver contribuito alla morte donna della sua vita. Piangevamo tutti, osservando la disperazione di un uomo che era sempre stato composto, distinto, impenetrabile. Klaus lo raggiunse e lo abbracciò, per quanto fosse in collera con lui e per quanto il dolore della perdita bruciasse ancora vivo dentro di lui, lo stava perdonando.

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