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Mi raggiunse quasi subito. Erano le sei di mattina eppure non esitò un secondo a venire da me. Lo aspettai seduta sui gradini del portico e quando lo vidi scendere dalla macchina qualcosa si smosse in me. Mi fidavo di lui, nonostante ci conoscessimo da pochi giorni mi aveva conquistata e mi faceva sentire bene. Si sedette vicino a me e senza dire niente mi appoggiò la mano sulla schiena e io mi sfogai facendo sgorgare tutte le mie lacrime. Ero legata a Davina, ma la cosa che più mi devastava era aver fallito ancora. La consapevolezza di non poter avvicinare nessuno alla nostra famiglia senza che si facesse male mi investì con tutta la sua potenza. Un'altra vittima innocente era stata mietuta senza alcun motivo. Un'altra persona aveva lasciato questa terra per sempre solo per essersi fidata della persona sbagliata. Non potevo sopportarlo, eppure continuavo a introdurre persone nuove nella mia vita e l'ultima era proprio davanti ai miei occhi.
Caleb aveva portato del cibo e riuscì a farmi mangiare. Dopo pranzo ci sedemmo sul divano e dopo un lungo silenzio dissi: «È colpa mia.»
«No, non lo è» ribatté lui accarezzandomi la guancia. «È colpa di Mikael. Da quello che mi hai detto quell'uomo è un mostro.»
«Si lo è. Ma avrei potuto fermarlo prima che la uccidesse» obbiettai.
«È successo tutto molto in fretta, non potevi fare nulla» cercò di consolarmi lui.
«Avrei dovuto starle più accanto. Potevo convincerla a non riportare in vita Mikael e a dare a tutti noi un'altra possibilità» dissi.
Gli occhi mi diventarono lucidi e io ributtai indietro le lacrime per non crollare. «Potevo proteggerla di più. Potevo fare di più.»
«Non pensarci neanche» affermò lui. «Sei la persona più altruista che io conosca. Ti prendi carico delle fatiche e del dolore di tutti senza chiedere mai nulla in cambio. Usi la tua magia per il bene e cerchi sempre di aiutare gli altri nonostante tutto.»
«Si vede che mi conosci poco» dissi con un sorriso amaro.
«Hai ragione» constatò lui. «Ti conosco da poco e sono sicuro che ci sono migliaia di altri lati di te da conoscere e non vedo l'ora di farlo, ma non sei una brutta persona. Questo lo so già e il tempo non mi farà cambiare idea. Sei bellissima, forte, determinata e gentile. Sono fortunato ad averti conosciuta e sono convinto che chiunque ti stia intorno lo sia.»
«Sei meraviglioso» dissi senza trovare nient'altro da dire.
«Lo so» rispose lui tirando fuori un sorrisetto sghembo che gli risaltava gli occhi e gli faceva comparire due fossette agli angoli della bocca.
Risi e lui mi prese le mani tra le sue.
«Eccolo lì il sorriso che aspettavo» disse rapito. «Sei molto di più di quello che credi.»
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo. I nostri occhi si scrutavano alla ricerca di qualcosa di segreto e le nostre mani continuavano ad attorcigliarsi. Lui si sporse verso di me e mi baciò.
Sentii istintivamente il cuore palpitare, le punte delle dita pizzicare e lo stomaco sottosopra. La sua mano era ben aperta dietro la mia schiena e premeva forte, spingendo il mio corpo contro il suo. Se prima ero fredda e spenta, ora il suo calore mi avvolgeva completamente. Mi aggrappai alla sua spalla e gli passai una mano tra i capelli chiari. Le sue labbra erano morbide e calde. Avvolse il mio corpo anche con l'altro braccio e mai come in quel momento riuscii a sentire il potere che Caleb aveva su di me.
Ancora con gli occhi chiusi ci staccammo, ma rimanemmo abbracciati ancora un po'.
«Grazie» dissi in un filo di voce.

La mattina seguente mi risvegliai tra le sue braccai e desiderai che quella sensazione di protezione non se ne andasse mai. Mentre facevamo colazione ricevetti una telefonata disperata da Klaus. Mi disse che Mikael era riuscito a liberarsi del pugnale e che una volta a piede libero gli aveva rubato il paletto di quercia bianca. Mi chiese di aiutarlo e io non potei tirami indietro, appena sarei riuscita a trovare un modo per fermare Mikael lo avrei informato. Chiesi a Caleb di aiutarmi con un incantesimo di localizzazione e lui acconsentì. Purtroppo non avemmo successo, probabilmente perché Mikael doveva essere in movimento e sapeva che lo avremmo cercato. Era possibile che Klaus lo trovasse prima di noi e in quel caso sarebbe stato in grave pericolo. Nonostante si ostinasse a dire di potersi battere contro suo padre senza problemi, non era così. Mikael era l'unica persona di cui avesse davvero paura e anche se fisicamente avrebbe potuto batterlo, l'emozione avrebbe sempre preso il sopravvento.
Per fortuna Davina era davvero provvidente e aveva lasciato un quaderno con su scritto tutti gli incantesimi che aveva usato su Mikael. Uno di questi permetteva di sapere sempre dove trovarlo. Una volta scoperta la sua posizione informammo Klaus, ma non mi era ancora venuto in mente nulla che potesse fermare il Distruttore. L'unica opzione che avevamo era disattivare il paletto rendendolo innocuo. Caleb mi disse di essere esperto di oggetti oscuri e promise di aiutarmi nell'incantesimo. Incanalai la sua magia così da avere più potere per fare l'incantesimo. Gli presi le mani e iniziai ad assorbire la sua energia. Ad un certo punto, però, un suo ricordo si proiettò nella mia mente e lo vidi parlare con Cassie chiamandola "madre". La verità mi balenò davanti agli occhi. Rabbrividì e mi allontanai subito da lui.
«Ti prego dimmi che non è vero» dissi sentendo la rabbia montare sulle mie spalle.
«Senti Jud posso...»
Non lo lasciai neanche finire la frase. Lo scaraventai dall'altra parte della stanza e iniziai a farlo soffrire con la sua stessa magia.
«Mi hai presa in giro!» urlai fuori di me. «Per tutto questo tempo ti sei finto qualcun altro. Mi hai baciato!»
«Mi dispiace» disse Kol rimettendosi in piedi. «Non si disubbidisce a mia madre senza subirne le conseguenze. Mi ha riportato in vita, ma è completamente pazza.»
«Tu sapevi di Mikael?» lo interrogai.
«Esther mi ha detto di aiutare Mikael o di uccidere te e purtroppo mi piaci» si giustificò lui.
«Oh per piacere» dissi alzando gli occhi al cielo.
«Senti...» disse avvicinandosi. «Ho visto un'occasione di tornare indietro dopo che i tuoi amici mi hanno fatto fuori e l'ho colta. Questo non significa che io condivida i piani di Esther e men che meno quelli di mio padre.»
«Anche se io credessi alle tue parole» dissi titubante. «Ora tuo padre ha in mano l'unica arma al mondo che può uccidere Klaus e se muore lui, muoio io. E poi mi hai presa in giro per due settimane, per cui direi che non puoi avanzare pretese di fiducia. Inizia dicendomi come disattivare il paletto.»
«Mi piacciono le ragazze ambiziose, ma questo è al limite della pazzia. Il paletto è troppo potente non puoi prosciugarlo, puoi sperare di renderlo innocuo per qualche ora però.»
«Hai una soluzione migliore?» chiesi inviperita. «Perché non ho tempo di discutere. Mostrami l'incantesimo e lasciami stare.»
«E tu cosa farai?» chiese beffardo. «Andrai lì e sconfiggerai lo Sterminatore da sola. Non se ne parla, vengo con te.»
Non avendo tempo per decidere cosa fosse meglio fare, mi sedetti sul sedile del passeggero della sua auto e per tutto il viaggio non proferii parola. Mi sentivo violata e la rabbia non era ancora scemata. Ero in pensiero per Klaus e l'unica cosa che volevo fare il quel momento era aiutarlo.
Mikael si trovava in un vecchio capannone vicino a Baton Rouge e dai rumori di lotta capimmo che Klaus lo aveva trovato prima di noi. Feci per entrare ma Kol mi prese per il braccio fermandomi.
«Aspetta Jud» disse. «Dobbiamo farlo insieme.»
«Sono abbastanza forte da sola» ribadii.
«No, non lo sei» affermò lui deciso. «So che non ti fidi di me ed è giusto, ma stiamo cercando di disattivare uno degli oggetti oscuri più potenti del mondo. Dobbiamo lavorare insieme. Devi fidarti di me d'accordo? Prendi le mie mani, prendi il mio potere. Usami.»
Non me lo feci ripetere due volte e iniziai ad incanalare il suo potere. Era inebriante. Mikael ci raggiunse e sbraitando mi intimò di interrompere l'incantesimo. Doveva aver cercato di uccidere Klaus con il paletto senza riuscirci, perché ormai era solo un semplice paletto, inefficace contro un Originale. Staccai una mano da Kol e la usai per trattenere Mikael. Stavo per cedere, ma non potevo mollare. Lui era molto potente e una volta raggiunto Kol lo prese per la giacca e lo scagliò lontano da me. Il flusso di magia si interruppe e non riuscii più a contrastare Mikael che si avventò su di me mordendomi violentemente il collo. Mikael era famoso per nutrirsi dei suoi nemici e io stavo pagando il prezzo della sua crudeltà. Quando credevo che fosse finita qualcuno afferrò Mikael e lo staccò da me. Marcel era venuto a salvarmi. Non sapevo come avesse fatto a sapere dove fossimo, ma non mi importava, mio fratello era lì perché io avevo bisogno di lui. Stavamo tornando ad essere quelli che eravamo stati, stavamo tornando in sintonia e finalmente ricominciavo a riconoscerlo. Raggiungemmo Klaus e vidi che anche Hayley era arrivata con Marcel e aveva tolto il paletto di quercia bianca dal petto di Klaus. Eravamo in maggioranza ed eravamo tutti pronti a combattere fino alla fine contro Mikael. Lui, però si rifiutò di combattere, dicendo che lo avrebbe fatto quando suo figlio non sarebbe stato protetto da donne folli e ragazzini. Se ne andò lasciandosi dietro una sconfitta come non aveva mai fatto. Non lasciò traccia di sé e ci rendemmo conto che il nostro incubo era ricominciato.

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