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Il periodo della storia statunitense che va dal 1945 al 1964 fu caratterizzato da una politica estera molto attiva. La Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica fu il denominatore comune degli anni cinquanta. All'inizio del decennio, entrambi i paesi disponevano di bombe atomiche e prese il via una corsa in cui le superpotenze cercavano di superarsi a vicenda, introducendo nuove armi, sempre più potenti. La minaccia di una devastante guerra nucleare iniziò a pesare sul mondo. I soldati alleati vennero inviati in Corea per combattere le forze del comunismo. I sovietici formarono il Patto di Varsavia tra stati comunisti per opporsi all'alleanza guidata dagli Stati Uniti. Per molte persone negli USA, le tensioni internazionali erano bilanciate dalle comodità di casa. In particolare dopo il 1955, noi cittadini statunitensi godemmo di salari alti, grandi automobili e di comodità casalinghe quali aspirapolvere, lavatrice, tostapane, frullatore e ferro da stiro elettrico, i quali erano tutti pensati per risparmiare tempo e fatica nei lavori domestici. Le famiglie godevano di abitazioni con riscaldamento centralizzato e acqua corrente. L'arredamento di nuovo stile era scintillante, economico, leggero e facile da trasportare. La parola chiave delle abitazioni del dopoguerra era: efficienza. Vivere in America negli anni 50 era come vivere in una bolla, dentro casa era tutto perfetto e fuori era l'inferno, soprattutto per chi aveva il mio stesso colore di pelle.

Finalmente tornai a vivere con Klaus ed Elijah; Rebekah continuava a rimanere chiusa in una bara e secondo Klaus questo ci permetteva di passare più inosservati. Io non ero assolutamente d'accordo, ma in quel periodo la mia attenzione era rivolta altrove. Decidemmo di trasferirci a Montgomery in Alabama che a quel tempo era ancora una cittadina tranquilla. Nel tempo si rivelò uno dei fulcri della rivoluzione, ma forse fu meglio così, è sempre meglio avere due Originali e una sifane dalla parte dei rivoluzionari.
Una delle attiviste locali, Rosa Parks, il 1º dicembre 1955 si rifiutò di cedere il suo posto su un autobus pubblico ad un passeggero bianco. Fu arrestata, ma in cambio il suo gesto attirò l'attenzione dei media e le diede una certa notorietà a livello nazionale, rendendola la "madre del movimento dei diritti civili". In seguito all'accaduto, molti afroamericani si riunirono ed organizzarono il noto boicottaggio degli autobus di Montgomery, per chiedere una revisione della legge al fine di trattare i passeggeri allo stesso modo. Con il supporto di oltre cinquantamila afroamericani della città, il boicottaggio durò 381 giorni, finché non fu abrogata l'ordinanza locale che permetteva la segregazione dei neri sui mezzi pubblici. Nel novembre 1956, una corte federale ordinò che gli autobus non facessero più discriminazione tra bianchi e neri e solo allora il boicottaggio cessò. Fu una grande conquista e io fui grata di aver contribuito. I leader locali fondarono la Montgomery Improvement Association per mantenere alto il morale degli afroamericani della città e spingerli a lottare per ottenere ancora più diritti. Martin Luther King fu eletto presidente di tale organizzazione e la manifestazione degli autobus attirò l'attenzione su di lui e sulla città.

A partire dagli anni '50, se pur non formalmente, diversi gruppi indipendenti cominciarono ad operare sotto il nome di "Ku Klux Klan". Nella città di Birmingham (Alabama) gruppi di militanti del KKK, coperti dalla polizia locale, lanciarono una campagna di intimidazione nei confronti dei neri, tirando bombe alle loro case. Molti lavoratori di colore, al fine di tutelare le proprie famiglie, furono costretti a trasferirsi nella periferia della città. La discriminazione si diffuse anche sul diritto di voto soprattutto nel sud fino alla fine degli anni '50. I neri del sud, che resistevano alla segregazione, potevano venire espulsi anche solo per aver tentato di registrarsi per il voto.

Quasi 4.500 afro-americani vennero linciati negli Stati Uniti tra il 1882 e il 1952.

Nonostante avesse simpatizzanti e sostenitori bianchi, il moderno movimento per i diritti civili fu progettato, guidato, organizzato e gestito da afro-americani, che posero sé stessi e le loro famiglie in prima linea nella lotta per la libertà. Il loro eroismo venne portato nelle case di ogni americano attraverso i giornali e in seguito con i notiziari televisivi, mentre le marce e le dimostrazioni pacifiche venivano attaccate dai tutori della legge. Gli agenti usavano manganelli, fruste, idranti, cani poliziotto e arresti in massa per intimidire i dimostranti, ma noi non ci facevamo intimidire.
Era terribile, non avevo mai visto una violenza del genere, neanche nel campo in cui ero nata. Non ci era permesso andare nei bar, nei cinema, nei teatri, nei parrucchieri, nei negozi e non potevamo neanche viaggiare di notte dopo una certa ora. Questo creò un fortissimo sentimento di unità tra la gente di colore. Dopotutto avevamo i nostri bar, i nostri negozi e i nostri parrucchieri, avevamo i nostri quartieri dove c'era la nostra gente e questo ci bastava, ci dava forza. Il problema era che c'era una rabbia profonda che mangiava il fegato di ognuno di noi. Il diverso era il pericolo. Il razzismo dilagava anche nei confronti di chi non lo meritava, come me. Io ero mulatta, ero troppo nera per stare con i bianchi, ma troppo bianca per stare con i neri. Ci volle molto tempo, ma alla fine riuscii a farmi accettare dalla comunità afro di Montgomery. Era vero, vivevo con una famiglia di bianchi e mi comportavo come l'oro, ma si trattava di diritti e per prendere parte a una protesa per qualcosa che non è giusto, non serve avere la pelle di un determinato colore o parlare una determinata lingua, basta crederci ed essere abbastanza coraggiosi per combattere.

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