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Salimmo in macchina e il bruciore cessò all'istante, le Sorelle avevano colto la mia volontà di andare da loro e avevano smesso di torturarmi. Marcel guidava mentre io gli ero seduta accanto. Hayley e Stefan erano nascosti nel bagagliaio perché non potevamo permetterci che qualcuno li vedesse prima del tempo. Lungo il tragitto rilasciai la magia che avevo assorbito dalla ferita di Stefan così da attirare Reyna.
«Funzionerà?» chiesi spaventata a Marcel.
«Deve» rispose lui.
«Non voglio che Klaus muoia» ammisi. «Non lo faccio solo per noi.»
«Neanche io.»
Mi strinse la mano e io mi concentrai su quello che avremmo dovuto affrontare i lì a poco. Dopo qualche minuto di silenzio, però, dissi: «Perché hai rubato il cuore di Jackson?»
Dovevo saperlo. Non capivo perché lo avesse fatto, non c'era alcun motivo. Avevamo trovato quella soluzione insieme ed eravamo già d'accordo nel portare il cuore di Jackson ad Aya.
«Perché ormai conosco Aya e so che non avrebbe rispettato il patto» rispose lui calmo. «Appena avrebbe avuto quel cuore tra le mani la tregua si sarebbe interrotta e sarebbe stata guerra aperta. In più dovevo riguadagnarmi la sua fiducia, sa che non sono dalla sua parte.»
«Sei una brava persona» dissi sincera dopo un momento di pausa.
«Ci provo» rispose lui sorridendo leggermente.
«Qualunque cosa succeda sta sera» dissi tremante. «Ti voglio bene.»
«Ti voglio bene anche io» disse lui a sua volta. «Sempre e per sempre.»
«Sempre e per sempre» ripetei.
Era il nostro mantra, la nostra speranza. Quelle quattro parole significavano famiglia, onore, protezione, sacrificio. Ripeterle mi diede sicurezza e guardando la strada respirai profondamente pronta a giocarmi tutto per proteggere la mia famiglia.

Arrivammo davanti alla sede della Strige dopo aver superato i controlli senza problemi. L'ansia mi divorava viva, ma cercai di farmi forza. Lo stavo facendo per me stessa, per la mia famiglia e per i miei amici.
«Non potrò completamente bloccare l'incantesimo» ammisi a Marcel. «Ma farò il possibile.»
«Sarà abbastanza, vedrai» mi incoraggiò lui.
Entrai nella serra e vidi attraverso i vetri Elijah e Klaus immersi nella piscina che si trovava al centro della stanza accanto. Mi presi un secondo di pausa respirando profondamente. Il profumo dei fiori mi inebriò i sensi e trovai il coraggio di raggiungere le Sorelle. Aya mi lanciò uno sguardo di rimprovero per il mio ritardo, ma non disse niente. Marcel arrivò dalla porta principale e si sedette in disparte ad osservare.
«Hai tutto l'occorrente?» mi chiese Aya fredda come il ghiaccio.
«Sì» risposi secca.
«Procedi allora» mi incitò stizzita.
Le mani mi sudavano, ma cercai di asciugarle. Dovevo concentrarmi per fare l'incantesimo, non potevo permettermi di sbagliare. Il sangue dei due fratelli doveva mischiarsi all'acqua della piscina e per questo le Sorelle procedettero a sgozzare Klaus ed Elijah. Strizzai gli occhi per non assistere alla scena, ma non volevo sembrare debole e tirai giù le spalle alzando lo sguardo così da non incontrare quello di Aya. Lei guardava la scena compiaciuta, era come una pantera che guarda le sue prede, in agguato.
Il sangue dei fratelli Mikaelson riempì la piscina mentre il loro vampirismo li faceva guarire. Sembravano sereni, i loro volti erano rilassati e mi illusi pensando che non avessero provato dolore. Se avevamo calcolato bene i tempi Freya stava per distruggere la Chambre de Chasse e il nostro piano sarebbe incominciato. Un membro della Stige entrò nella stanza dicendo ad Aya che c'era un'intrusa. Lei andò a controllare e visto che l'intrusa era Reyna non sarebbe tornata tanto presto. Le Sorelle erano pronte ad incominciare e io non potei più temporeggiare. Assorbii la loro magia e iniziai a recitare l'incantesimo. Si trattava di maneggiare una quantità enorme di magia, contenerla non era facile, ma ci stavo riuscendo. Con la coda dell'occhio vidi Hayley entrare nella stanza mantenendo un basso profilo; si avvicinò all'uomo che stava in piedi dietro di me e gli spezzò il collo nel modo più silenzioso possibile. Marcel si mosse lentamente e mise al tappeto altri tre uomini lasciando la via libera a Stefan che però si trovava nel mio punto cieco.
«Adesso Jud!» gridò Marcel.
Cercai di dirottare l'energia, ma le Sorelle mi contrastavano. In quel momento Elijah riprese coscienza, Freya doveva averlo liberato dalla Chambre, uscito di scatto dall'acqua prese una Sorella e la annegò.
«Non ucciderle!» gridai.
Tra streghe ci si protegge, non importa se si hanno idee o obbiettivi diversi. Non volevo che morisse nessuno quella sera, per questo avevamo spezzato il collo a tutti, senza ferire nessuno seriamente. Le morti che stava mietendo Reyna erano un affare suo e probabilmente Aya l'avrebbe uccisa presto mettendola fuori gioco per un po'. Stefan riuscì a stordire altre due Sorelle, ne rimanevano sette. Hayley cercò di distarle per togliere loro la concentrazione, ma la respinsero con la magia, lo stesso fecero con Marcel. Erano forti e in più spaventate, quindi instabili.
«Non fatele unire!» dissi esausta.
Continuavo ad avere tutto quel poter in mano, ma lo stavo trattenendo in attesa che Freya liberasse anche Klaus. Le Sorelle riuscirono a prendersi per mano concentrando il loro potere contro di me. Cecai di oppormi, ma erano troppo potenti. Avevamo creato una specie di barriera di energia intorno a noi che nessuno riusciva a superare per venire ad aiutarmi.
«Non siete costrette a farlo» le implorai.
Loro non considerarono minimamente le mie parole e si avvicinarono. Ivy, la prima Sorella che la Stige aveva reclutato, si staccò dal gruppo che si era creato e vene verso di me. Io continuavo a fare resistenza alle altre e non riuscivo a muovermi. Notai che aveva in mano un pugnale di argento, era piccolo e piuttosto elegante, ma per nulla piacevole. Mi pugnalò il fianco sinistro. Imprecai, ma non mi mossi di un centimetro. Riuscii ad intravedere Klaus che iniziava a riprendere conoscenza. C'eravamo quasi, dovevo solo resistere ancora un po'. Ivy mi pugnalò di nuovo nello stesso punto alzando di qualche centimetro la traiettoria. Sentii il sangue caldo che mi bagnava la coscia, ma continuai a rimanere concentrata. A quanto pareva la mia premura verso le sue compagne non l'aveva toccata per niente. Decise di cambiare tattica e mi incise l'avambraccio sinistro, lo fece lentamente, con estrema cattiveria.
«Lascia la presa» mi intimò. «Se il legame si spezza non avrai più vincoli e sarai libera» cercò di convincermi.
Sputai ai suoi piedi.
«Sei una vergogna per le streghe» sibilai. «Fai il lavoro sporco al servizio dei vampiri, sei patetica.»
Lei iniziò ad incidere di nuovo il mio avambraccio dopo aver notato che era guarito completamente.
«Possiamo continuare così quanto vuoi» dissi respirando forte. «Sappiamo entrambe che non hai il coraggio di uccidermi.»
Sentii la magia delle Sorelle intensificarsi e Ivy si allontanò da me. Si avvicinò ad una delle sedie, la ruppe e da una delle gambe ricavò un paletto abbastanza appuntito. Mi venne incontro e me lo conficcò tra le costole con tutta la forza che aveva. Urlai, sforzandomi di non perdere la concentrazione. Cedetti per un attimo, ma ripresi subito il controllo. Ero scossa da tremiti febbrili e il sudore mi cadeva negli occhi, ma non avevo intenzione di cedere.
«Non lascerò mai andare» dissi a denti stretti.
Una luce malsana attraversò i suoi occhi e dopo aver estratto il paletto dal mio costato si avvicinò a Marcel. Vedevo che aveva cercato di oltrepassare la barriera per tutto quel tempo, ma eravamo completamente isolate e quelle pareti magiche ci ovattavano a tal punto che non sentivo le sue parole. Ivy, allontanò Hayley che era andata in suo soccorso con la magia e spinse Marcel all'interno della barriera. Lo fece inginocchiare ai miei piedi e gli puntò il paletto al cuore. Lui sembrava paralizzato, impossibilitato a difendersi, probabilmente era bloccato da un incantesimo.
«Questo è il nostro territorio» disse Ivy maligna. «Decidiamo noi le regole. Porta a termine l'incantesimo o tuo fratello morirà davanti ai tuoi occhi.»
«Non... farlo» disse Marcel in un filo di voce.
Il panico si fece di nuovo strada in me. Che cosa dovevo fare? Vidi Stefan ed Hayley urlare, ma le loro voci erano lontane e indistinguibili.
«Non deve andare per forza così» dissi guardando Ivy negli occhi. «Se il legame non viene spezzato la tua vita non cambierà affatto, qui si parla di noi. Abbi pietà.»
La stavo implorando. Le lacrime avevano iniziato a bagnarmi il viso senza che me ne fossi accorta e la mia voce tramava come non mai.
«Non fare del male a mio fratello, ti prego.»
«La pietà è per i deboli» disse Ivy spostando il paletto dal petto di Marcel. «E io non sono una debole.»
Conficcò il paletto sotto la scapola di Marcel che urlò dal dolore. Sussultai, ma per fortuna non aveva raggiunto il cuore e cercai di tranquillizzarmi. Potevo gestire quella situazione, dovevo.
«Ti supplico Ivy, non farlo!» urlai con il panico ad ogni sillaba.
«Devo ubbidire agli ordini, io sono una Sorella, è il mio compio» disse Ivy serissima. «Completa l'incantesimo o questa volta non mancherò il mio bersaglio.»
Puntò di nuovo il paletto al cuore di Marcel e incominciò a premere.
Mi tremavano le ginocchia e le braccia erano senza forza per la troppa energia che dovevano far fluire. Non potevo perdere mio fratello, non sarei sopravvissuta alla sua morte. Vidi il sangue uscire dalla ferita che Ivy gli stava procurando e cedetti.
«Ferma!» urlai. «Hai vinto, finirò l'incantesimo, ma tu lascialo andare.»
«Così sia» disse Ivy soddisfatta.
Gli spezzò il collo con la magia e lo lasciò cadere a terra. Le Sorelle mi restituirono la totalità del potere e la bolla di energia che si era creata intorno a noi iniziò a dissiparsi.
Klaus, intanto, era riuscito a rimettersi in piedi e mi fissava. Ricambiai il suo sguardo e mimai con la bocca la parola "perdonami". Klaus annuì in modo impercettibile e io seppi di avere il suo perdono. Conosceva meglio di chiunque il valore della famiglia e non avrebbe mai permesso che Marcel morisse per salvare lui.
Proseguii con l'incantesimo e gli feci male. Klaus incominciò ad urlare e una macchia rossa si propagò lungo tutto il suo corpo. La stessa cosa successe a me, poi a Marcel e anche a Stefan; il legame si stava spezzando. Un'ondata di calore mi investì e fu come cambiare pelle. Mi sentivo cambiata, nuova ed era come se qualcosa che era sempre stato legato a me avesse abbandonato il mio corpo per sempre. L'incantesimo si esaurì, l'acqua della piscina era strabordata inondando la stanza di sangue e le candele erano ormai tutte spente. Klaus aveva smesso di urlare ed era ricaduto all'indietro all'interno della piscina ormai praticamente vuota.
«Bel lavoro» disse Ivy soddisfatta. «I tuoi sforzi non verranno dimenticati.»
«Non voglio più niente da voi» dissi con il fiato corto.
L'incantesimo mi aveva stremata e facevo fatica a rimanere in piedi.
Aya tornò da noi trascinandosi dietro il corpo senza vita di Reyna. Aveva in mano la pistola che Aurora aveva caricato con i proiettili di quercia bianca ricavati dal cavaliere di Hope e la puntò verso Klaus che, completamente prosciugato, era svenuto. Era ferita, ma era troppo fiera per mostrare il suo dolore e caricò l'arma che teneva stretta in mano.
«Oggi finisce un'era» disse solenne. «Oggi ci liberiamo della tirannia dei Mikaelson.»
«Non credo proprio» disse Elijah rubandole la pistola dalle mani con un gesto rapido e preciso. «Io e te siamo ancora legati, nonostante tutto quello che hai fatto.»
Stefan mi teneva per un braccio per evitare che le mie gambe cedessero all'improvviso. Hayley era di fianco a noi e guardava la scena ammutolita, come tutti.
«Non posso permetterti di fare del male alla mia famiglia» continuò Elijah di fronte al mutismo di Aya.
Era immobile e lo guardava con i suoi grandi occhi neri, come se aspettasse solo la fine.
«Ero dalla tua parte» disse Aya facendo cadere il muro che la circondava. «Tutti noi avremmo dato la vita per te e tu ci hai traditi, ci hai abbandonati per seguire la tua famiglia.»
«Tu non nei stata abbandonata» ribatté lui sincero. «Ti ho delusa e per questo non potrò mai perdonarmi. Capisco il tuo rancore e il tuo rimprovero nei miei confronti, ma questo» disse indicando Klaus sdraiato sul fondo della piscina. «È imperdonabile.»
«Se la tua vita fosse stata incatenata ad un uomo che ti ha lasciata nonostante la tua devozione, quale scelta avresti fatto se non liberarti?»
Le tremava la voce e devo ammettere che nonostante tutto, mi faceva pena. Aveva passato la vita a cercare di spezzare quel legame. Elijah era stato obbligato a fuggire da Mikael, ma aveva lasciato la Strige senza una guida e aveva spezzato il cuore di Aya.
«Devi finirmi» disse in un sussurro.
Lui fece un passo indietro e stese il braccio puntando la pistola al suo cuore. Tremava, aveva la fronte sudata e gli occhi lucidi. Molto tempo fa si erano amati e poi si erano distrutti a vicenda.
«Elijah fallo!» gridò Aya vedendo la sua incertezza. «Finiscimi o prenderò quella pistola e ti ucciderò per essere finalmente libera.»
Non mi ero accorta che Hayley si era allontanata da noi. Era vicino a Marcel e aveva raccolto il paletto che Ivy voleva usare contro di lui. Si avvicinò ad Aya e glielo conficcò tra le scapole trapassando il cuore.
«Hai ottenuto più misericordia di quanto non ne abbia avuta Jackson» le sussurrò all'orecchio.
Il suo corpo possente e sinuoso cadde a terra con un tonfo sordo e segnò la fine del nostro scontro. Marcel iniziò a riprendersi e mentre lo aiutavo ad alzarsi, Elijah tirò Klaus fuori dalla piscina. Tornammo a casa e durante il tragitto nessuno proferì parola. Eravamo sopravvissuti alla notte, ma a che prezzo?
Non era finita, era probabile che la parte più difficile dovesse ancora arrivare.

Arrivati a Palazzo, Freya ci accolse con un sospiro di sollievo e le spiegammo che cosa era successo. Era finalmente arrivato il momento di andare a dormire e il mio corpo ne fu molto grado. Stefan mi accompagnò in camera e si sedette sulla poltrona vicino alla finestra. Era ridotto male, ma almeno era vivo.
«Puoi rimanere qui se vuoi» dissi sincera. «Hai bisogno di riposo.»
«Grazie, ho veramente bisogno di dormire. Sei stata incredibile stasera» disse sorridendomi.
«Non lo so» dissi sbuffando. «Forse potevo fare di più.»
Appoggiai il borsone nero della Strige sul letto e tirai fuori una grossa clessidra che tenni stretta nelle mani.
«Cos'è quella?» chiese Stefan corrugando la fronte.
«È un Nexus Vorti» spiegai. «Non ho saputo resistere» dissi con un sorrisetto amaro.
«A cosa ti serve?»
«Può essere usato per tante cose, è un recipiente di energia mistica. L'ho assorbita da Klaus quanto il legame con la discendenza si è spezzato. In pratica gli ho rubato quasi tutta l'energia magica che possedeva, è anche per questo che non si regge in piedi, ma ne varrà la pena. È il prezzo che avevo concordato con la Strige per i miei servigi.»
«Lo userai per importare in vita Kol Mikaelson?» chiese con un sorrisino furbo.
«Come fai a saperlo? Non ti ho mai parlato di lui.»
«Credevi davvero che Caroline non lo avrebbe detto a tutti? Dovevi vedere la faccia di Damon quando l'ha scoperto» disse ridendo.
Io arrossii e mi coprii il volto con le mani. Erano passati tanti anni e nonostante tutto, Damon rimaneva una persona che avevo amato molto e che ero stata costretta a lasciare. Dopo di lui avevo creduto che non avrei mai provato un amore così forte e poi è arrivato Kol.
«Non ci posso credere neanche io» dissi sincera. «Ma non ci posso fare niente, sono innamorata.»
«Ti piacciono proprio i cattivi ragazzi a quanto pare» disse prendendomi in giro.
«Sì infatti» dissi ridendo anche io. «Più sono messi male, più mi attirano. Per questo non mi sono mai innamorata di te, sei troppo buono» lo sbeffeggiai.
Chiacchierammo ancora per un po' e poi ci addormentammo, stremati, ma felici.

La mattina seguente ci svegliammo tardi e feci direttamente pranzo con Stefan. Aveva intenzione di partire quel giorno stesso e volevo godermi ogni momento con lui. Dopo aver mangiato lo accompagnai a fare una passeggiata e lo portai a Basin Street per fargli vedere il mio covo. Ne rimasse molto colpito e fu felice di scoprirne tutti i dettegli.
«Ora è meglio che vada» disse Stefan verso metà pomeriggio. «Posso finalmente tornare a casa, grazie per quello che hai fatto per me.»
«Figurati, puoi sempre contare su di me, lo sai. Sbrigatevi a trovare un modo per uccidere Reyna non voglio che stermini mezza New Orleans» dissi mettendolo in guardia.
«Prometto che non sarà un problema. Ha segnato con la sua daga altri vampiri intorno a Mystic Falls, tornerà e noi la uccideremo definitivamente. Damon ha trovato un modo che dovrebbe funzionare» disse rassicurandomi.
Avevo molta fiducia in loro, avevano sempre affrontato ogni pericolo a testa alta, uniti, riuscendo ad uscirne illesi.
«Dovresti chiamare Caroline» aggiunse. «Avete tante cose da dirvi.»
«Le è successo qualcosa?» chiesi allarmata.
«Sì e no» rispose lui. «Non penso di essere la persona più adatta per dirtelo. Non ti preoccupare, però, non è in pericolo.»
«Va bene, lo farò. Ma tu promettimi che se sarete nei guai mi chiamerete» dissi decisa.
«Lo stesso farai tu, promettimelo!»
Ci stringemmo la mano e poi ci abbracciammo stretti.
«Ti voglio bene» sussurrai.
«Anche io, molto» disse lui. «Klaus mi ha velatamente minacciato di uccidermi se non tratterò bene Caroline» aggiunse ridendo.
«Be' sappi che saremo in due» dissi ridendo anche io. «Buon viaggio, salutami tutti.»
«Lo farò, ciao Jud.»
Lo vidi allontanarsi e rimasi lì ancora per un po' a godermi la gioia che mi aveva provocato la sua visita. Era veramente una delle persone che preferivo al mondo e aveva un grande potere su di me. Non importava quanto tempo sarebbe passato, noi saremmo sempre stati legati. Eravamo le due facce della stessa medaglia e niente ci avrebbe diviso.

Ciao! Pero che questo capitolo vi sia piaciuto e perdonatemi per eventuali errori. Seguite la pagina @sifane_by_maggie su Instagram per essere sempre aggiornati sulla storia e scoprire tante curiosità.
Buona lettura!

Maggie.

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