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Quella mattina andai finalmente a trovare Marcel, con tutto il trambusto dovuto alla morte di Alice e al malessere di Hope, era tanto che non ci vedevamo. Speravo che almeno lui avesse delle buone notizie da darmi, ma mi sbagliavo. Dopo che io e Josh avevamo aiutato Marcel a scappare dalle grinfie di David, le cose avevano iniziato a precipitare: un'imboscata li aveva sorpresi e uno degli uomini di David aveva ucciso Josh iniettandogli una dose del veleno di Marcel. Lui era distrutto e pieno di rancore, per questo non aveva fatto nulla per evitare che Hope uccidesse tutti i membri di quella setta maledetta. Josh era diventato uno dei pilastri della comunità dei vampiri ed era una persona buona, leale e con un grande senso della giustizia. In quegli anni aveva fatto squadra con Freya e Vincent per sostenere la città e ci era riuscito guadagnandosi il rispetto di tutti i cittadini. Non c'era giustizia nella sua morte, come non ce n'era in quella di Alice, ed era evidente che da quando la mia famiglia era ritornata in città l'equilibrio che altri avevano faticato a ripristinare era sparito. Marcel era in lutto, ma fu abbastanza forte da dirmi che stava bene e che dovevo andare da Hope che aveva più bisogno del mio aiuto rispetto a chiunque.

Klaus mi disse che avrei trovato sua figlia nel cimitero Lafayette. Aveva creato una specie di altare per il signor Glanville, il bibliotecario della città. Entrai nel cimitero con il respiro pesante, non avevo idea di come affrontare l'argomento. Riconobbi la sua coda di cavallo ramata e mi accorsi che stava piangendo davanti alla foto di quell'uomo. Appena si accorse della mia presenza si asciugò le lacrime in fretta e mi rivolse un sorriso forzato che finsi di non notare.
«Ciao» la salutai dolcemente.
«Ciao» rispose leggera venendomi ad abbracciare.
«Come stai?» chiesi preoccupata.
«Male» disse greve. «E credo di aver allagato quella lapide» aggiunse riuscendo a scherzare.
«Tuo padre mi ha detto che senti delle voci, come va oggi?» domandai.
«Mi ronza tutto» disse lei sofferente. «Magari lo champagne del matrimonio mi aiuterà.»
«Quale matrimonio?» chiesi confusa.
«Freya e Keelin si sposano, lo hanno deciso questa mattina» spiegò Hope un pochino più allegra.
«Direi che forse è il modo più adatto per farci stare tutti meglio, sono contenta per loro» dissi sinceramente entusiasta.
«Credi che potrò saltarlo? Per come mi sento non vorrei rovinare la giornata a tutti» disse tornando triste.
«La tua assenza rovinerebbe la giornata» ribattei sicura. «So che è un periodo difficile per te, ma devi viverti i momenti belli tenendoli più stretti che puoi. So che ti senti in colpa e vorresti sparire, ma tu sei una bella persona a cui sono successe tante cose brutte, non farti definire da questo.»
«Grazie» disse con un piccolo sorriso.
«Ora vai a casa, a quanto pare dobbiamo preparaci per un matrimonio» dissi euforica. «Ci vediamo più tardi» la rassicurai.

Il City Park quel pomeriggio di maggio brillava di una luce allegra e piena d'amore. Il fiume che lo attraversava scorreva lento e una leggera brezza muoveva i rami dei tanti salici che popolavano il parco. Le sedie per gli invitati e l'arco che avrebbe accolto le spose, erano ricoperti da fiori bianchi così come i tavoli che avrebbero ospitato il buffet. Freya aveva chiesto a Kol di ufficiare le nozze e lui, emozionato, aveva accettato senza alcuna esitazione. Era di fianco all'arco di fiori che ripassava le sue battute, era concentrato e le sue mani non volevano saperne di stare ferme. Indossava un abito elegante verde scuro che si abbinava al mio e la barba che si era fatto crescere gli dava un'aria più da adulto che apprezzavo molto. Una piccola orchestra suonava un motivetto allegro e i camerieri iniziarono a portare calici di champagne per accogliere gli ospiti. Sarebbe stata una cerimonia intima, ma comunque a New Orleans tante persone volevano bene a Freya e Keelin.

«Quindi la fazione degli umani sta chiedendo di avere un posto al nostro tavolo» concluse Marcel.
Eravamo arrivati insieme e per tutto il tragitto non aveva fatto altro che rimuginare su quello che stava succedendo in città e suoi disordini causati dalla morte di David e la sua banda.
«Forse è giusto così» dissi seguendo il suo discorso. «Gli umani dovrebbero sapere che cosa succede intorno a loro.»
«New Orleans combatte una guerra intestina da prima che noi nascessimo e non possiamo far nascere la pace solo perché lo vogliamo» ribatté lui.
«La pace arriverà solo quando le persone al potere vorranno occuparsene. Le persone come te dovrebbero cambiare le cose o le persone come Josh continueranno a morire per niente» lo punzecchiai.
«Josh non è morto per niente, ma per la città. Se la riportiamo alla gloria sarà onorato» affermò convinto.
«Marcel, tu lo vuoi onorare dopo che è morto, io parlo di un modo che lo avrebbe tenuto in vita. Quale opzione pensi avrebbe preferito?»
Io e Marcel continuammo a discutere finché fummo interrotti dall'arrivo di Hope e Klaus. Rebekah, in quanto damigella d'onore stava aiutando Freya a prepararsi mentre Keelin fu la prima a raggiungere l'"altare". Sua sorella la accompagnò e da quello che avevo capito era l'unico parente che le rimaneva. Si assomigliavano ed erano entrambe molto belle. I ricci scuri di Keelin erano raccolti e un paio di orecchini pendenti le illuminavano il viso finemente truccato; sorrideva e il suo vestito, se pur semplice, era elegante e senza particolari fronzoli. Era lucente e lasciava la schiena scoperta legandosi solamente attorno al collo. Arrivata sotto l'arco di fiori baciò sua sorella e ci lanciò un sorriso pieno di gioia. Io ero seduta tra Marcel e Hope in prima fila e Vincent era di fianco a noi dall'altra parte del corridoio. Rebekah ci raggiunse dopo poco sedendosi titubante vicino a Vincent lasciando spazio per i suoi due fratelli. Freya fece la sua entrata a braccetto con Klaus ed Elijah che la scortarono dalla sua futura sposa. Anche lei brillava di luce e il suo vestito di pizzo le donava molto come il cerchietto di perle fatte a fiore che le fermava i capelli rossi. Raggiunse la sua amata e la prese per mano già visibilmente emozionata.
A quel punto Kol prese la parola: «Sappiamo tutti come funzionano le famiglie» iniziò calmo. «A volte siamo fratelli e a volte volano coltelli. Non ho idea del perché serva un evento tanto speciale per riunirci, per farci capire la bellezza del momento durante il momento ed essere grati per quello che abbiamo finché lo abbiamo. Io sono grato per oggi e sono grato di avere tutti voi. Keelin, quando ti ho incontrata non immaginavo che saresti diventata mia "sorella", tu sei forte e meravigliosa e meriti solo il meglio. Tu Freya, sei la sorella maggiore che ho sempre desiderato e sei intelligente e caparbia. Il vostro amore è solido e se è riuscito a sbocciare in mezzo a questa gabbia di matti, significa che sarà duraturo e forte.»
Hope gli passò le fedi e le due future spose di scambiarono le promesse e con loro gli anelli.
«Bene» disse Kol emozionato. «Dal potere conferitomi nel tredicesimo secolo da un monaco francescano e da internet qualche ora fa giusto per essere sicuri, io vi dichiaro sposate. Potete entrambe baciare la sposa.»
Si strinsero forte e noi tutti applaudimmo felici. Erano davvero bellissime. La serata proseguì con una cena squisita riservata alla famiglia e poi finì con diversi balli e tante risate. Era così bello passare una serata senza dover pensare a tutti i pericoli che ci perseguitavano. Eravamo tutti allegri e anche se per poche ore, fummo una famiglia unita e spensierata.

Prima di andare a Basin Street per passare la notte con Kol, decisi di passare a Palazzo per discutere di alcune cose con Klaus. Quel pomeriggio, quando Hope mi aveva abbracciata, avevo percepito una brutta sensazione, triste e senza futuro. Non volevo subito allarmare tutti, ma nella situazione in cui eravamo la cautela non era mai troppa. Una volta arrivata incontrai Rebekah che mi disse che Klaus stava dando la buonanotte a Hope e che potevo aspettarlo in salotto. Una parte di me voleva chiederle com'era stato rivedere Marcel proprio ad un matrimonio dopo che non aveva accettato la sua proposta, ma decisi di lasciar perdere. Sapevo che erano ancora innamorati e che Rebekah era solo spaventata; si erano sempre appartenuti e in qualche modo riuscivano sempre a ritrovarsi, lo avrebbero fatto anche quella volta. Attesi Klaus seduta sul divano cercando di trovare le parole giuste per esternare le mie preoccupazioni, purtroppo non ce n'erano.
«Credevo che fossi già andata a casa con Kol» disse Klaus dopo aver notato la mia presenza.
«Volevo prima dirti una cosa» dissi cauta. «Non voglio rovinare la bella giornata, ma non posso aspettare.»
«Di cosa si tratta?» chiese pronto ad ascoltarmi.
«Di Hope» risposi secca. «Oggi l'ho incontrata al cimitero Lafayette e ci siamo abbracciate, sono riuscita ad indagare sulla sua magia e non credo di avere buone notizie.»
«Va avanti» mi esortò Klaus.
«Non ho una particolare predisposizione per la veggenza, ma conosco la magia di Hope e anche quella del Vuoto. La sta distruggendo dall'interno e credo che la ucciderà» affermai diretta.
Klaus rimase interdetto per qualche secondo, poi chiese: «Quando?»
«Non lo so» risposi sincera. «Potrebbe succedere domani come tra un anno, il Vuoto è imprevedibile e così è la sua magia.»
«Come la salviamo?» domandò pieno di speranza.
«È questo il punto» risposi tremolante. «Devo essere sincera con te, non so se riuscirò a salvarla.»
Klaus scattò in piedi e io lo seguii con gli occhi che traboccavano di lacrime. Mi guardò con uno sguardo pieno di dolore e disperazione, poi alla fine si avvicinò e mi abbracciò forte.
«Lo affronteremo insieme» sussurrò al mio orecchio. «Non sei da sola.»
Io lo strinsi a me come non facevo da tempo e mi abbandonai alle sue braccia paterne.

La verità era che avevamo sfiorato l'inevitabile già un centinaio si volte riuscendo sempre a venirne fuori più o meno illesi, questa volta però sarebbe stato diverso. Io e Freya avevamo iniziato ad analizzare ogni grimorio in nostro possesso, ma non trovammo una soluzione. Non c'era nessun incantesimo, nessuna cura, nessuna via di uscita. Hope sarebbe morta e qualcuno doveva dirglielo, aveva il diritto di dire addio. Non volevamo caricare Klaus di questo peso, ma lui era il padre ed era suo compito rivelare a sua figlia il suo futuro. Di lì a pochi giorni la luna piena avrebbe illuminato la notte e Hope avrebbe sperimentato la sua prima trasformazione. Era doloroso sapere che Hayley non sarebbe stata al suo fianco, ma Klaus era determinato a darle il suo sostegno e decise di portarla alla scuola di Caroline dove tutte le attrezzature necessarie era accessibili a tutti. Passarono due giorni e poi Klaus tornò insieme ad Hope, la situazione, però, era cambiata. Elijah, che era andato con loro, ci disse che Klaus aveva escogitato un piano per conto proprio e si era messo d'accordo con Caroline per realizzarlo. Le figlie di Caroline, due sifani come me, sfruttarono la prima trasformazione di Hope per assorbire la magia del Vuoto e metterla dentro Klaus. Lui aveva intenzione di uccidersi subito dopo usando una fiala del veleno di Marcel che aveva rubato a David. Hope era riuscita ad intervenire e lo aveva fatto svenire con un incantesimo riportandolo a casa.
Io, Elijah, Kol e Rebekah ci trovavamo tutti intorno al corpo privo di sensi di Klaus. Hope era andata in camera sua per riposare e Freya stava ancora cercando un modo alternativo per liberarci dalla magia del Vuoto. Potevo sentirla agitarsi dentro di Klaus, come una tigre chiusa in gabbia; si stava cibando della sua forza e della sua vecchiaia intrisa di esperienza e tenacia. Il Vuoto era insaziabile e presto si sarebbe stufato di Klaus uccidendolo dall'interno.
«Proprio quando stava iniziando a mostrare dei segni di maturità, nostro fratello prende una decisione che ci intrappola tutti nel suo melodramma» si lamentò Kol esaminando i segni scuri che stavano apparendo sulle braccia di Klaus.
«La sua morte non è un melodramma» lo riprese Rebekah preoccupata.
«Sta peggiorando» commentò Elijah pensieroso.
«Lui è forte, ma questo non gioca a suo favore; appena si sveglierà il Vuoto lo farà impazzire e diventerà irriconoscibile e pericoloso» spiegai a voce alta.
«Quanto tempo rimane?» chiese Rebekah.
«Qualche ora» ipotizzai.
«Possiamo tenerlo addormentato finché non troviamo una soluzione» propose Elijah.
«Non funzionerà» sentenziò Kol. «Il Vuoto è troppo forte, lo distruggerà comunque.»
«Non c'è davvero niente da fare?» domandò Rebekah sperando in un miracolo.
«Non credo che esista magia al mondo per fermare il Vuoto» risposi tremante. 

Ciao! Spero che questo capitolo via sia piaciuto e perdonatemi per eventuali errori. Seguite la pagina @sifane_by_maggie su Instagram per essere sempre essere aggiornati e scoprire tante curiosità. 
Buona lettura!

Maggie. 

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