26.

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Esther aveva intenzione di uccidere tutti i suoi figli. Voleva rimediare a quello che considerava il suo più grande errore e piuttosto che punire sé stessa aveva intenzione di far ricadere la colpa sui suoi figli. Era egoista e ipocrita e io non potevo permettere che facesse del male a Rebekah o a Klaus.
Quella mattina mi alzai presto. Volevo andare da Klaus per rivelargli le intenzioni di Esther, forse sarebbe stata una mossa avventata, ma era l'unica possibilità di salvare la mia famiglia. L'ira di Klaus sapeva distruggere tutto come nient'altro al mondo. Scesi le scale per raggiungere la cucina e incontrai Rebekah vestita come la sera precedente, che beveva un bicchiere di spremuta.
«Cosa ci fai qui?» chiesi confusa.
«Colazione» rispose lei scrollando le spalle.
«Sì, ma perché non la stai facendo nella tua cucina?» chiesi infastidita.
«Ho dormito qui» rispose ermetica.
«Questo l'avevo capito, ma perché?» domandai insistente.
«Sono stata con Damon» confessò candidamente sorseggiando la spremuta che teneva tra le mani.
Rimasi senza parole e strizzai gli occhi cercando di scacciare tutte le immagini grottesche che mi erano apparse in mente.
«In che senso?» chiesi in piena negazione.
«Credo che tu lo sappia» rispose Rebekah maliziosa.
Deglutii a fatica e la gelosia iniziò a prendere il sopravvento.
«Ci sono diecimila abitanti in questa città» dissi furiosa. «Potevi scegliere chiunque altro.»
«Sì, ma lui era lì ed è stato lui a provarci» si giustificò lei.
«Tu sai cosa significa per me» dissi delusa da lei. «Potevi evitare di andarci a letto» ruggii.
«Mi dispiace, va bene? Non stavo pensando a te in quel momento» ribatté posando il bicchiere sulla penisola.
«È questo il punto» dissi dura. «Tu non pensi mai a nessuno che non sia te stessa. Come quando hai cercato di scappare con Marcel lasciandomi da sola con Klaus; come quando ti sei innamorata di Stefan nonostante io ti avessi avvertita della sua instabilità. A te non interessa niente che non riguardi te. Io amavo Damon. Lo amavo con tutto il cuore e in quel momento non facevo altro che pensare a quanto avrei voluto condividere la mia gioia con te. Ma avrei commesso un grosso errore. Non puoi sopportare che qualcuno sia più felice o desiderato di te. Per questo sei così gelosa di Elena, perché ha ben due spasimanti che morirebbero per lei e Klaus, tuo fratello, tiene più a lei che a te.»
Ero stata crudele, ma la gelosia aveva fatto cadere ogni mio filtro.
«Tu sei solo una ragazzina che non riesce ad andare avanti e rimane attaccata ad un amore stantio. Sei patetica» affermò maligna.
Mi superò uscendo dalla stanza, e poi dal portone principale, sbuffando e facendo ondeggiare il suo lungo vestito verde smeraldo.
Sbuffai rumorosamente e mi appoggiai al bancone della cucina iniziando a preparare il caffè. Dei passi provenienti dalle scale attirarono la mia attenzione e quando mi voltai, vidi Damon entrare in cucina con solo i pantaloni del pigiama addosso. Deglutii e mi rigirai verso il lavandino per prendere la tazza fumante tra le mani.
«Ce n'è ancora per me?» chiese con la voce ancora impastata dal sonno.
«Sì» risposi secca versandogliene un po' in una nuova tazza.
«Come mai sei già sveglia?» domandò sorseggiando il caffè e cercando di sistemarsi i capelli arruffati.
«Voglio andare a parlare a Klaus di Esther, penso che Elena vi abbia detto che cosa ha in mente.»
Lui annuii e poi aggrottò la fronte.
«Questa è la nostra grande occasione per liberarci di Klaus» osservò pensieroso. «E se come dite, Esther li ha collegati tutti, prenderemo due piccioni con una fava. Addio per sempre Originali, benvenuta felicità!» esclamò ironico.
«Non ho intenzione di permettere a Esther di uccidere tutti i suoi figli» affermai decisa.
«Perché?!»
«Perché sono la mia famiglia, nel bene e nel male!» esclamai esasperata. «Non sono di certo dei santi, ma Esther li accusa di essere diventati dei mostri quando è stata lei a renderli tali. Dovrebbe punire sé stessa, non loro» dissi chiudendo il discorso. «Tu perché sei già sveglio?» chiesi cercando di far venire a galla le parole che in realtà non volevo sentire.
«La mia ospite se n'è andata e mi annoiavo» tagliò corto lui.
«Sì, ho notato» commentai acida.
«Sei gelosa?» chiese malizioso.
«Non sono gelosa» ribattei ferma sulle mie posizioni. «Mi chiedo solo perché tra tutte le donne che ci sono in questa città hai scelto proprio Rebekah.»
«Eravamo entrambi annoiati e ci siamo trovati per caso» spiegò lui poco convinto.
«Lo hai fatto per vendetta?» chiesi dubbiosa. «Cos'è successo ieri con Elena?»
«Perché credi sia successo qualcosa con Elena?» ribatté evitando la domanda.
«Perché sei saltato al collo di Kol come un pazzo e non credo che tu l'abbia fatto per Matt. Sembrava che non aspettassi altro che comportarti male» osservai.
Rimase un secondo in silenzio e poi sbuffò prendendosi il volto tra le mani.
«Ho detto ad Elena che la amo» confessò. «Ma lei non ha ricambiato.»
Quelle parole furono come pugnali sulla mia pelle scoperta e dovetti giocare la mia faccia da poker migliore per non mollare. Il mio intuito non si sbagliava. Damon non era solo infatuato di Elena, l'amava veramente.
«A quanto pare non sono abbastanza per nessuno» commentò amaro.
«Questo non è vero» dissi rassicurante. «La gente inizia solamente ad avere delle aspettative su di te, ora sei il fratello buono» scherzai.
«Ma io non lo sono!» esclamò.
«Nessuno ti sta chiedendo di cambiare te stesso. Vogliono solo far uscire la versione migliore di te» spiegai.
«E se non ci fosse del bene in me?» chiese più a sé stesso che a me. «Se fosse solo un illusione visto che Stefan non è più in sé?»
«Non posso rispondere a queste domande» dissi posando le mani sulle sue spalle. «Ma posso dirti che io vedo una persona arguta e affidabile, con un gran senso dell'umorismo e un senso di protezione un po' ossessivo, ma amorevole.»
Lui sorrise leggermente e mi abbracciò.
«Ho sbagliato a passare la notte con Rebekah» disse colpevole. «Hai ragione, l'ho fatto per vendetta. Ho pensato alla cosa che avrebbe potuto far arrabbiare Elena di più e l'ho fatta. Mi sono comportato come un bambino.»
«Ma stai riconoscendo i tuoi errori, è già un passo avanti» dissi sarcastica.
Lui rise e mi fece il verso per prendermi in giro.
«Prima di fare qualsiasi cosa contro Esther vorrei che ne parlassi con gli altri» disse tornando serio.
«Va bene» dissi abbandonando la mia ostinazione. «Convocherò un'assemblea in cui voteremo democraticamente, contento?»
«Sì, molto» sorrise beffardo.

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