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 San Francisco era diventata la mia casa e amavo ogni suo angolo, ma mi mancava la mia famiglia e la vita che stavo conducendo non mi soddisfaceva a pieno. Avevo un vuoto nel petto e purtroppo non sapevo come riempirlo. Ci vollero mesi per rintracciare anche solo un briciolo di magia in quella città. In questo era molto diversa da New Orleans, lì la magia scorreva come un fiume, mentre a San Francisco la comunità magica era molto ristretta e nascosta il più possibile. Il numero di vampiri era alto, mentre le streghe non si facevano trovare e preferivano non riunirsi in congreghe. Nonostante questo riuscii alla fine a trovare una piccola comunità che prendeva il nome di Ahwaste, che significa "posto nella baia". Com'era prevedibile, non entrai nella congrega, ma riuscii a guadagnarmi la loro fiducia e mi diedero accesso ai loro grimori. Ero in costante contatto con Freya per ricercare possibili incantesimi per riunire la famiglia, ma sembrava un'impresa impossibile. Non potevamo lavorare sull'incantesimo se i fratelli continuavano ad essere lontani, ma non potevamo farli riunire perché altrimenti la sicurezza di tutti sarebbe stata a rischio. Era un vero rompicapo e dopo tutti quegli anni avevamo quasi perso le speranze. Avevo deciso di trovarmi un lavoro per assecondare il mio codice morale e non il mio egoismo. Potevamo permetterci tutto quello che volevamo con la compulsione, ma io volevo meritarmi quello che avevo e per questo decisi di impegnarmi. Presi la laurea in Studi Superiori in Arte e diventai un insegnante di arti figurative in una scuola di musical. Lo spettacolo era sempre stata una mia grande passione e decisi di farne un lavoro per guadagnare facendo quello che amavo. Kol, invece, divenne collaboratore del Mechanics' Institute, la biblioteca storica della città. Teneva letture di romanzi e laboratori di scrittura creativa; andava fiero del suo lavoro e io ero fiera di lui. Aveva sempre amato la scrittura e, anche se era la cosa più segreta che possedesse, aveva un diario in cui appuntava i suoi pensieri e possibili spunti per future storie. Nel 2023 Kol riuscì anche a pubblicare una serie di romanzi sotto pseudonimo. Ebbero successo tra i giovani e dalle sue storie uscirono fuori teorie complottiste su streghe e vampiri; forse aveva reso i suoi racconti un po' troppo autobiografici. La vita da piccioncini non ci dispiaceva, stavamo bene insieme. Parlavamo molto e discutevamo spesso su temi di attualità che a me stavano molto a cuore. A volte litigavamo, ma alla fine non eravamo mai arrabbiati uno con l'altra, ci capivamo, ci ascoltavamo e non avevamo paura di farci delle critiche. Quando ero con lui mi sentivo completa e in pace. Quando avevamo iniziato a vivere insieme ero spaventata per il nostro futuro, il nostro era un amore intenso, ma non era detto che fosse anche duraturo. I miei timori, però, si erano dissolti vedendo la cura che Kol aveva nei mei confronti. Teneva davvero a me e mi rispettava, lui era il mio rifugio, la mia casa.

La mia famiglia, come ci aveva ordinato Vincent, si era dispersa per il mondo. Nonostante questo cercavamo di tenerci in contatto il più possibile conoscendo sempre gli spostamenti altrui così da non rischiare di essere troppo vicini. Io e Kol viaggiammo molto scoprendo la frenesia di Buenos Aire, la pittoresca campagna inglese e l'animo cosmopolita di Istanbul. Rebekah si era sistemata a New York per i primi anni e si era goduta l'aria della Grande Mela; Marcel l'aveva raggiunta presto e insieme avevano provato a vivere insieme. Ero contentissima per loro, ho sempre creduto che fossero anime gemelle. Viaggiarono anche loro, scoprirono le montagne del Nepal e poi trascorsero del tempo a Bangkok e successivamente a Seul. Nei periodi in cui eravamo in America, andavo spesso a trovarli. Era crudele il fatto che io potessi andare a trovarli e Kol no, ma in qualche modo era come se lui fosse con me. Rebekah aveva applicato le sue capacità di interior design per decorare il loro appartamento che risultava elegante ed accogliente proprio come loro. New York era una città in cui avevo lasciato un pezzo di cuore ed era sempre bello tornarci. Klaus, invece, era subito scappato al nord, a Vancouver. I primi anni si era stabilito continuando a dipingere; telefonava spesso come aveva promesso e si teneva in contatto con sua figlia a cui mancava molto. Piano piano, però, si era sempre più allontanato chiamando sempre più di rado. Ero andata a trovarlo, ma aveva lasciato il suo appartamento senza dire a nessuno dove sarebbe andato. Ero preoccupata, Klaus non era in grado di stare da solo, è sempre stato il suo più grande difetto. Quando è da solo i suoi demoni prendono il sopravvento e non riesce più a controllarsi. Eravamo già stati divisi, ma mai così; era sempre stata una scelta non un obbligo. In più era la prima volta che si trovava senza Elijah. Lui aveva fatto la sua scelta, non voleva ricordare, non voleva soffrire, aveva deciso di dimenticare. Aveva chiesto a Marcel di soggiogarlo affinché dimenticasse il "sempre e per sempre". Dimenticò tutti noi e ripartì sul pulito senza rimorsi. Era andato in Francia e non avevamo saputo più nulla di lui. Ogni tanto qualcuno che poteva, andava a trovarlo, ma faceva troppo male. Lui aveva scelto la via facile e alla fine nessuno di noi poteva biasimarlo. Non sarebbe stato irreversibile, avrei potuto assorbire il soggiogamento in qualunque momento, ma sarebbe stato pericoloso. La maggior debolezza di Elijah era proprio Klaus; non potevano vivere separati e lui avrebbe sempre cercato di rimediare ai sui danni credendo nella sua redenzione. Era stato il primo a capire che Klaus stava viaggiando sul filo del rasoio e, seppure a suo modo, aveva cercato di impedire che cadesse nel baratro. Senza suo fratello maggiore Klaus era perso. Era peggio che fosse morto perché non si ricordava più di lui. Più di una volta Klaus era andato a trovarlo violando le regole; andava lì solo per osservarlo, per assicurarsi che stesse bene. Ogni volta che lo faceva, però, gli altri fratelli ne pagavano il prezzo: i fiori appassivano e l'acqua si trasformava in sangue. Nonostante fossero passati anni, l'oscurità del Vuoto viveva ancora in loro e aspettava solo l'occasione giusta per riprendere il controllo.

e Klaus scivolò sempre di più nell'oblio. Correvano voci su un pazzo omicida che girava il mondo mietendo vittime senza pietà. Tornarono in auge i suoi vecchi nomi: Klaus le Fou, Klaus le Dement, Niklaus de Morder. Si declinavano in tutte le lingue, ma il significato era lo stesso: Klaus era un pazzo. In più si trovava in Francia dove suo fratello si era ufficialmente stabilito, e ogni volta giocava con il fuoco standogli troppo vicino. Hope era cresciuta, ormai era un'adolescente e la tristezza che provava per la mancanza di suo padre si era trasformata in rabbia. Era furiosa con lui perché ormai non le telefonava più e non chiedeva di lei. A scuola si era fatta qualche amico, ma essendo una creatura che nessuno aveva mai visto era temuta ed emarginata. Il suo punto di riferimento principale era sua madre e sua zia Freya. Lei per tanti anni non aveva fatto altro che studiare cercando un incantesimo capace di riunire la nostra famiglia, ma alla fine si era arresa come avevo fatto io. Aveva passato due anni a fare volontariato con Keelin e poi era tornata in città richiamata da Vincent. Lui teneva in equilibrio la città portando la pace e la prosperità ricordando a tutti che il male era solo in attesa di ricomparire. Ci telefonavamo, ma sentire notizie della città che eravamo stati costretti a lasciare faceva sempre più male e alla fine i nostri contatti divennero sempre più rari. A volte tornavo a New Orleans per vedere Hope e per aiutare gli altri come potevo, la verità, però, era che nessuno di loro aveva più bisogno di me. Avevano tutti trovato un modo per vivere sentendo la nostra mancanza e continuavano a vivere cercando di racimolare il meglio. Hayley aveva conosciuto un ragazzo di nome Liam che lavorava al Rousseau come cuoco. Era umano e questo complicava le cose, ma si volevano bene e lui era gentile con lei e soprattutto con Hope. Lei si era affezionata, lui l'aveva vista crescere. Dopo la morte di Jackson, Hayley aveva ammesso di provare ancora qualcosa per Elijah, ma lui ora l'aveva dimenticata e anche se era stato molto doloroso, lei era andata avanti dimenticandolo a sua volta.

Era appena iniziato un nuovo anno e il Mardi Gras si sarebbe tenuto di lì a poco. A New Orleans, l'ultimo giorno di Carnevale, si tiene "il più grande spettacolo gratuito sulla faccia della terra", come amano chiamarlo i giornalisti. Il martedì che precede l'inizio della Quaresima, in buona parte dell'Occidente è un giorno dedicato ai festeggiamenti, all'euforia, agli eccessi, alla musica, alle parate con i carri allegorici e alle feste in maschera. New Orleans da più di tre secoli è una delle capitali mondiali di questo rituale: è ancora più sfrenato del Carnevale di Rio, più variopinto del Carnevale di Venezia e ogni anno attrae milioni di visitatori pronti a lanciarsi a capofitto nella festa. Le celebrazioni iniziano all'Epifania e proseguono fino al diciannove marzo, la festa di San Giuseppe, concludendosi la terza domenica del mese con le parate del Super Sunday. Durante il Mardi Gras la città si tinge di viola, verde e oro, i colori simbolo della manifestazione, che rappresentano rispettivamente la giustizia, la fede e il potere. Con questi colori il re del Carnevale si affacciò al balcone regale dopo la sua prima storica elezione, durante la Rex Parade del 1872. Da allora la bandiera del Mardi Gras sventola con questi colori, dipingendo carri, costumi, volti, striscioni, ghirlande, coriandoli. La grande attrazione sono i cortei, organizzati dalle krewe. Sono come dei club, esclusivi o aperti, che organizzano la propria sfilata e prendono il nome di divinità greche ed egizie, cavalieri, regnanti e tribù. La vera sfida, per chi si trova in città, è riuscire ad assistere a più d'una sfilata e collezionare gli oggetti che vengono lanciati dai carri: dobloni, campanelline, pupazzi, ciondoli da appendere alle tradizionali collane di perline. I carri vengono seguiti da bande musicali, majorette, piccoli gruppetti in maschera. Le parate in notturna sono un tripudio di luci e colori.

Adoravo quella festa, ma quell'anno venne oscurata da un fatto molto grave: Hope era stata sospesa.



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Buona lettura!

Maggie 

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