75.

41 3 2
                                    

Mi alzai in piedi aiutandomi con le mani e ripresi coscienza del mio corpo. Mi faceva male dappertutto ed era come se fossi stata sottoterra per secoli. Mi accorsi di essere vincolata da una barriera magica segnata dal un cerchio di sale che si sviluppava attorno a me. Osservai l'ambiente che mi circondava e cercai di capire dove fossi. Di sicuro non ero più dall'altra parte e i mattoni che ricoprivano le pareti mi sembravano familiari, ma non riuscivo a ricordare. Facevo fatica a pensare al mio passato, come se fossero passati migliaia di anni. Udii dei passi avvicinarsi a me e dopo qualche istante una figura scura e minuta apparve davanti a me lanciandomi una vestaglia per coprire la mia nudità. La infilai svelta e poi attesi che fosse lei a parlare.
«Sono felice di fare la tua conoscenza Judith Mikaelson» disse calma una voce giovanile con una dolce sfumatura allegra.
Guardandola meglio mi accorsi che sembrava una ragazzina appena maggiorenne. Era esile e nello stesso tempo imponente, aveva la pelle olivastra e i capelli neri come la pece, i sui occhi scuri spiccavano in mezzo al volto come ematite bagnata ed erano cupi e intimidatori.
«Chi sei?» chiesi sulla difensiva.
«Mi chiamo Inadu e sono la soluzione a tutti i tuoi problemi. Sono antica e forte e grazie alla tua famiglia sono ritornata nella mia forma originale» disse solenne. «Ricostruirò questo mondo e grazie al tuo aiuto potrò farlo al meglio.»
«Mi hai riportato in vita?» chiesi spaventata dalla risposta.
«Esatto» affermò fiera.
«Ma questo non è possibile» dissi con le lacrime agli occhi. «Gli Antenati avevano distrutto la mia anima.»
«Non c'è niente di impossibile per me» rispose avvicinandosi a me. «Io sono magia allo stato puro, le vostre regole non valgono per me. Ti ho riportato qui perché credo in te più di chiunque altro. Ti ho osservato in questi anni e credo che mi sarai molto utile come alleata. Ora siamo legate, ti ho riportato in vita con il mio stesso sangue e questo significa che mi sei debitrice. Ho grandi progetti per te, ma per ora goditi di nuovo la tua vita» disse dolce.
Era inquietante ed estremamente affascinante allo stesso tempo, ero completamente ipnotizzata dalle sue parole e non riuscii a proferire verbo.
«Ho un regalo per te» disse sorridendomi appena.
Si allontanò per un secondo e tornò con un ragazzo che spinse verso di me facendolo entrare nel cerchio.
«Sarai affamata» ipotizzò Inadu. «Serviti pure, è sotto incantesimo, non sentirà nulla.»
La fame si presentò come una bestia svegliata all'improvviso, e prese il sopravvento su di me. Mi avventai al collo di quel ragazzo che non emise un fiato facendomi da pasto. Non volevo ucciderlo e per questo mi staccai dalla sua carotide prima di dissanguarlo. Lo curai con il mio sangue e lo feci uscire dal cerchio per non cadere in tentazione.
«Dove siamo?» chiesi dopo aver ripreso coscienza di me.
«Siamo a New Orleans» rispose Inadu sorridendomi. «Nel cimitero Lafayette.»
In quel momento la mia mente mi fece ricordare tutto della mia vita precedente, la mia casa, i miei amici, la mia famiglia.
«Devo andare» dissi desiderosa di rivedere i miei cari. «Fammi uscire.»
«Non credo che sia possibile, cara» ribatté lei mielosa. «Io ti voglio qui, mi servi esattamente dove sei. Credo anche che tu non voglia vedere com'è diventata la tua città, sono cambiate tante cosa da quando il tuo ragazzo ti ha ucciso. Ora devo andare» disse energicamente. «Ti lascio con i tuoi pensieri. Tornerò tra poco con un altro regalo per te. A presto» mi salutò uscendo dalla mia visuale.

Guardandomi attorno più attentamente riconobbi il luogo in cui ero rinchiusa. Il cimitero Lafayette era la casa degli Antenati e di tutte le streghe di New Orleans, era un posto di ritrovo per la comunità, un contatto tra il nostro mondo e quello dei nostri avi. Ospitava più di 7.000 persone tra tombe e mausolei ed era come camminare in una città fantasma, intrisa di magia. Era un luogo sacro, ma per me non aveva più nessun significato. Gli Antenati avevano dato la caccia alla mia famiglia e mi avevano ucciso come un cane, non avrebbero mai più riavuto il mio rispetto. Mi sedetti per terra contemplando il corridoio davanti a me, mi chiesi chi fosse il Reggente in quel momento e quanto tempo fosse passato dalla mia morte. Volevo sapere come stava la mia famiglia, mi mancavano molto. Dovevo uscire dal quel cerchio. Posizionai le mie mani sulla barriera magica che vibrò a contatto con la mia pelle. La magia di Inadu era potente e molto antica, non avevo mai visto nulla di simile. Cercai di assorbirla facendomi da tramite come ero abituata a fare, ma non funzionò. Afflitta riprovai, ma non ottenni nessun risultato. Mi misi in attesa, non potevo fare altro. Non aveva percezione del tempo, ero completamente isolata dal resto del mondo e la mia unica fonte di luce erano le candele che Inadu aveva disposto attorno a me. Non c'erano finestre, questo significava che ero in una delle tombe a sud del cimitero, quelle a nord erano state spazzate via dall'uragano Katrina ed erano state sostituite da serre o laboratori per le giovani streghe. Cercai di accovacciarmi su me stessa per riposare, ma avevo troppe domande in testa e non ci riuscii. Passò un'eternità e mi resi conto che qualcosa mi stava pizzicando la mano. La osservai per capire cosa stesse succedendo, ma non notai nulla di insolito. Poi un taglio profondo squarciò il mio palmo facendomi sanguinare. Gemetti di dolore e udii dei passi frettolosi avvicinarsi a me.
«Judith!» chiamò una voce calda e rassicurante che sapeva stranamente di casa.
Rimasi a bocca aperta quando i suoi occhi verdi incontrarono i miei.
«Kol» sospirai come se un elefante avesse appena tolto le sue zampe dal mio petto.
Non potevo credere che lui fosse lì, di fronte a me. Mi era mancato così tanto e solo vederlo mi aveva dato forza e determinazione.
«Qualcuno andrebbe in capo al mondo per il suo amore» osservò Inadu raggiungendoci.
«Lasciala andare o ti faccio a pezzi» la minacciò Kol.
«Io non lo farei» ribatté lei spavalda. «Io e lei siamo legate» disse mostrando il taglio che aveva sul palmo, identico al mio.
Kol si accorse di quella spaventosa simmetria e impallidì.
«Quindi se vorrai tenerla al sicuro, anche tu apparterrai a me» sancì lei abbandonando il tono dolce che aveva usato con me. «Ora sei libera, potrai andare dove vuoi, tranne tornare dalla tua famiglia.»
Spezzò il cerchio di sale con uno schiocco di dita e io mi catapultai tra le braccia di Kol stringendolo a me più forte che potevo.
Andammo a Basin Street, dove sarei stata al scuro e dove avrei potuto riposarmi. Tornare a casa in quel momento era la cosa che più desideravo al mondo, ma non sapevo per quanto tempo sarei stata ancora in vita e non volevo far provare di nuovo il dolore della perdita alle persone che amavo. Dovevo trovare una soluzione per sciogliere il legame tra me ed Inadu, non l'avrei lasciata avere tutto quel potere su di me.

SifaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora