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Dormivo serena appoggiata al petto caldo e rassicurante di Kol. Avevo passato la notte a consacrare le sorelle e i fratelli che avevamo perso e poi avevo lasciato che Vincent finisse quello che avevo cominciato e che avesse un momento con Alice. Ero tornata a Basin Street alle prime luci dell'alba e mi ero lasciata cadere tra le braccia del mio amato. Piansi molto, ma alla fine il sonno ebbe la meglio e riuscii a chiudere gli occhi.
Kol mi stava accarezzando i capelli cercando di svegliarmi dolcemente. Sarei stata ore a lasciarmi coccolare dalle sue mani, ma una vocina in fondo alla mia mente continuava a dirmi che non potevo poltrire e che c'erano tante cose da fare. Dopo tutto dovevo trovare il modo di liberare Hope dal Vuoto, sventare una guerra contro i notturni e cercare di risanare la ferita che l'orrore della sera scorsa ci aveva procurato.
«Il tuo cervello sta già lavorando a mille» commentò Kol continuando ad accarezzarmi. «Dovresti concederti una pausa.»
«Non ci riesco» dissi socchiudendo gli occhi. «Voglio che le cose vadano per il verso giusto, non posso darla vinta a David.»
«Cosa pensi di fare?» domandò Kol.
«Non ne ho la più pallida idea, è questo il problema» risposi sprofondando la testa nel cuscino.
Alla fine decisi che era giunto il momento di svegliarsi e mi misi a sedere sul letto. Mi legai i capelli in uno chignon morbido e sbadigliai rumorosamente. Kol rise del mio rituale mattutino e poi mi diede un dolce bacio prima di alzarsi per preparare la colazione.
«Mi manca la nostra quotidianità» disse mentre si toglieva il pigiama. «Non voglio vederti ricadere nel vortice in cui eri sette anni fa.»
«Lo so, hai ragione» ammisi. «Questa volta però è qualcosa di più importante, non riguarda solo la nostra famiglia. Il Vuoto è sicuramente una priorità, ma anche David lo è. Sta diventando troppo pericoloso e so che non si fermerà finché non avrà ottenuto quello che vuole.»
«Potremmo ucciderlo una volta per tutte» suggerì Kol.
«Com'è successo per Greta, se uccidiamo il loro leader ne sorgerà un altro. Ho già visto questo film troppe volte» osservai pensierosa. «L'odio per il diverso, la segregazione, la violenza, sono cose che ho già combattuto, non dovrebbero resistere ancora. Ci sono sempre stati vampiri estremisti, ma non si erano mai radunati come stanno facendo adesso. Ogni loro attacco è stato più violento del precedente, forse Vincent ha ragione, dovremmo ritirarci dalla parata.»
«Non potete!» esclamò Kol. «È un vostro diritto sfilare, che a David piaccia o no. I Mikaelson saranno dalla vostra parte, dubito che David si azzarderebbe ed attaccarci.»
«Non tutti sono immortali come voi. Ci sono famiglie, anziani, non posso mettere tutti in pericolo per una battaglia ideologica. Ho già commesso questo errore e otto membri della mia comunità non ci sono più. Persone che avevano una famiglia, un lavoro, un futuro, non posso decidere per loro, non potrei perdonarmelo.»
Kol si avvicinò a me per abbracciarmi, avevo gli occhi lucidi, ma cercai di ricacciare indietro le lacrime per non lasciar vincere David.
«Dobbiamo essere più furbi di lui» dissi sciogliendo l'abbraccio. «Dopo colazione andrò da Marcel per capire cosa vuole fare e metteremo insieme le nostre idee.»
«Appoggio questo piano» disse Kol sostenendomi.
Finimmo colazione cercando di parlare di cose frivole per distrarci, ma quando il mio telefono squillò e sul display apparve il nome di Vincent, fui sicura che non si trattavano di buone notizie. Risposi titubante e Vincent parlò velocemente in preda al panico. David non aveva semplicemente ucciso otto streghe, le aveva condannate al loro incubo peggiore: le aveva trasformate in vampiri. Ora si trovavano davanti ad una scelta, diventare vampiri o morire. Dissi a Vincent che lo avrei raggiunto il prima possibile e poi chiusi la chiamata.
«Alice non si nutrirà» mormorai triste.
«Come fa ad esserne certa?» domandò Kol.
«Ci conosciamo da poco, ma so che è ancorata alla sua natura più di chiunque altro io abbia mai conosciuto. Lei si lascerà morire e Vincent ne uscirà distrutto.»

Arrivai al cimitero Lafayette in tarda mattinata e trovai alcune streghe in fase di transizione. Avevano deciso di diventare vampiri e Vincent mi incaricò di istruirle. Lui non fece trapelare una singola emozione mentre mi parlò, era il suo modo di proteggersi. Passò il resto della giornata con Alice cercando di convincerla a non lasciarlo. Intanto io cercai di contattare Marcel per includere nella sua cerchia le streghe che si erano trasformate, ma non ottenni risposta. Contattai Josh e ci incontrammo al Rousseau, anche lui non aveva più notizie di Marcel da ore. Affidammo i neo vampiri ad alcuni uomini di fiducia di Marcel e iniziammo a cercarlo per tutta la città. L'ultima cosa che aveva fatto sapere a Josh era che sarebbe andato ad Algiers nella vecchia fabbrica di riciclaggio. Voleva stanare David. Arrivammo nel quartiere oltre il fiume verso sera e notammo dei notturni che facevano da guardia intorno alla fabbrica. Ci nascondemmo tenendoli d'occhio, dopo diversi minuti vedemmo David in persona uscire dal capannone richiamando a sé i suoi uomini, salirono su una machina e andarono via lasciandoci la via libera. Entrammo cautamente anche se sembrava che non ci fosse più nessuno. Salimmo al piano superiore e trovammo Marcel disteso su quello che sembrava essere un letto di ospedale e ci avvicinammo per guardarlo meglio. Era legato al letto con delle cinghie e aveva una specie di museruola stretta attorno al volto. Gli sfiorai il braccio e lui spalancò gli occhi mugugnando qualcosa che non riuscii a comprendere.
«Vi sta dicendo che vi conviene scappare» disse un uomo alle nostre spalle.
Ci voltammo di scatto giusto in tempo per vedere l'uomo alzare le mani verso di noi pronunciando una formula che non conoscevo. Era uno stregone e senza pensarci due volte, lo scaraventai dall'altra parte del capannone facendogli sbattere la testa contro la parete. Cadde a terra svenuto e Josh si complimentò con me per la mia velocità d'azione. Era contro il codice delle streghe attaccare un'atra strega, ma mio fratello era in pericolo e supponevo che fosse opera di David.
«Dobbiamo andare via» ci incitò Marcel che intanto Josh aveva liberato. «David è stato qui e mi ha preso del veleno» spiegò Marcel. «Klaus ha rapito Roman, il figlio di Greta, e penso che David voglia vendicarsi.»
Rimasi sconcertata da quella informazione e cercai di pensare a come procedere. Non capivo perché Klaus avesse dovuto rapire un ragazzino, ma non c'era tempo per le domande.
«Devo tornare nel Quartiere» dissi dopo aver messo in ordine i miei pensieri.
«Sento dei passi» osservò Marcel mettendomi in guardia. «Ti conviene andare via. Qui ci pensiamo noi.»
Annuii convinta e mi precipitai fuori dal capannone prendendo l'auto di Josh per andare a Palazzo.
Lungo la strada fui costretta ad accostare bruscamente: un dolore lancinante mi stava trapassando la colonna vertebrale e non riuscivo più e muovermi. Rimasi inerme per qualche minuto, incapace di capire che cosa mi stesse succedendo. Era come se qualcuno mi stesse togliendo la pelle di dosso, come se mi stessero strappando una parte di me. Quando quell'inferno fu passato decisi di fare una deviazione verso il cimitero Lafayette, quello che avevo provato era sicuramente causa delle streghe.
Avevo ragione, quando solcai i cancelli del cimitero un silenzio denso e pesante mi sovrastò. Trovai Vincent seduto su una panchina di pietra, sorseggiava un liquido scuro e profumato e aveva le guance segnate dalle lacrime. Davanti a lui spiccava una cripta che era stata appena richiusa, un riquadro che fino a quel momento era stato vuoto recitava: "Alice de La Reue, 1992-2027, figlia, amica, membro della comunità e grande sognatrice, riposa in pace."
«Sono riuscito a farle trovare davvero la pace» mormorò Vincent notando la mia presenza.
Mi sedetti di fianco a lui in silenzio passandogli un braccio intorno alle spalle.
«Ho distrutto il Piano Ancestrale» affermò secco.
A quelle parole trattenni il respiro involontariamente. Recidere il nostro legame con gli Antenati era un conto, distruggere il Piano Ancestrale era un altro.
«Ho fatto in modo che gli Antenati non potessero più interferire con noi, per quello che avevano fatto a te, ma non ero ancora pronto a lasciarli andare del tutto. Le congreghe di New Orleans sono sempre state privilegiate, ma hanno sempre sfruttato il potere degli Antenati impedendo loro di trovare la pace. Ora ogni strega che morirà potrà andare oltre e noi torneremo a praticare la magia della terra abbandonando quella ancestrale» spiegò Vincent stingendomi la mano.
«Hai fatto la cosa giusta» dissi dopo averci riflettuto. «Sei un ottimo leader per questa comunità» affermai appoggiando la testa alla sua spalla. «Mi dispiace davvero per come è andata, Alice era speciale e meritavate di essere felici insieme.»
Vincent si asciugò velocemente una lacrima che stava minacciando di tradire la sua integrità.
«Ti ringrazio di essere qui con me» disse abbracciandomi a sua volta. «Se non fosse che siete delle Mikaelson tu e Freya sareste le mie migliori amiche.»
Una piccola risata uscì dalla mia bocca e lui sorrise di rimando.
«Hai fatto molto più di quello che credi per la nostra comunità» disse Vincent tornando serio. «Ma credo che ora tu debba concentrarti sulla tua famiglia. Le voci circolano in fretta in questa città e a quanto pare Hope non sta affatto bene. Aiutala, sicuramente potrai fare di più di quello che sta facendo Klaus.»
La verità era che non avevo idea di come aiutare Hope e speravo che la vicinanza con le streghe mi avrebbe fatto venire un'ispirazione per sistemare le cose. Non era stato così e se non c'era nient'altro da fare, come minimo dovevo aiutare Hope a convivere con il mostro che aveva dentro.

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