24.

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La madre di Bonnie non fu facile da convincere, ma lei giocò bene le sue carte e riuscì per lo meno a farla venire a Mystic Falls. Ci volle qualche giorno di adulazione, ma poi sua madre acconsentì a provare ad aprire la bara sigillata.
Damon, come previsto, era rimasto deluso dalla reazione di Elijah che dopo qualche recriminazione e battibecco era tronato dalla parte di suo fratello minore accecato dalla possibilità di riunire la famiglia. Nonostante questo, Elijah volle incontrare Damon e lo invitò, insieme a me e Stefan, ad una cena che definì "di pace". Si sarebbe tenuta a casa di Klaus e saremmo stati solo noi cinque a parlare faccia a faccia.
Più ci avvicinavamo al cancello della villa di Klaus più sentivo che stavamo andando incontro a qualcosa di molto pericoloso. Volevo fuggire via, scappare il più lontano possibile. Sentivo le gambe cedermi e iniziavo a sudare freddo. Camminavamo sul vialetto che conduceva al portone sempre più vicino a noi e involontariamente stinsi la mano di Damon nella mia. Immediatamente mi sentii sicura di me e protetta. Mi accorsi dello sguardo confuso di Stefan su di me e imbarazzata mi allontanai da suo fratello con la scusa di suonare il campanello. La porta venne aperta da una cameriera, probabilmente soggiogata, che ci condusse fino al grande salone dove spiccava il tavolo da pranzo imbandito, poco dopo Klaus ed Elijah fecero la loro entrata.
«È un piacere avervi qui» esordì Klaus rompendo il silenzio. «Apprezzo la vostra audacia e sono curioso di sentire cosa avete da dire. Versate da bere ai nostri ospiti» ordinò alle ragazze che erano in piedi attorno al tavolo pronte a soddisfare qualsiasi richiesta del padrone.
«Non sono venuto qui per cenare, anzi io non volevo assolutamente venire, ma mi è stato detto che dovevo perché tu ci avresti ascoltati» disse Stefan sfidando Klaus.
L'ansia mi divorava le budella. Ero preoccupata dell'imprevedibilità di Stefan e speravo ce Damon non facesse nulla di folle per proteggere suo fratello.
«Bene» disse Klaus sfoderando il suo miglio sorriso maligno. «Possiamo accomodarci al tavolo e cenare oppure posso metterti una mano in gola e tirarti fuori le budella, la scelta è tua» affermò Klaus placido.
Feci la prima mossa prendendo in mano il calice di vino che una delle ragazze mi aveva sporto e presi posto davanti a Klaus. Anche se contro voglia, Damon mi imitò e dopo qualche secondo Stefan fece lo stesso. Klaus non badava a spese e per questo sia il vino che il cibo erano squisiti. Stefan non toccò neanche le posate limitandosi a fissare la sua nemesi.
«Hai perso l'appetito?» chiese Klaus retorico. «Mangia» ordinò.
«Credevo fossimo d'accordo di lasciare il muso lungo a casa» disse Damon riprendendo Stefan.
Fece il sorriso più finto del mondo, ma iniziò a mangiare con la testa china sul piatto.
«Questo è lo spirito giusto» commentò Klaus. «Non è bello? Noi cinque a cena, che regalo. Era questo che avevi in mente quando hai tolto il pugnale a mio fratello?» domandò rivolto a Damon.
«Jud mi ha descritto il vostro rapporto e quindi ho pensato che più eravamo meglio era» rispose lui in difficoltà.
«Elijah e io abbiamo avuto le nostre divergenze nei secoli, ma le abbiamo sempre superate» osservò Klaus fiero.
«Un po' come te e Rebekah, no?» chiese Stefan pungente. «E dov'è ora? L'ultima volta che l'ho vista aveva ancora il pugnale nel cuore perché temevi il suo giudizio.»
«Stefan» mormorai cercando di contenere l'incendio.
Lui mi tirò uno sguardo irritato e tornò a fissare Klaus.
«Se ti riferisci al fatto che Rebekah sa che ho ucciso nostra madre, l'ho già confessato ad Elijah» disse Klaus scambiando uno sguardo d'intesa con il fratello.
«Stefan, ricordi quando hai ucciso papà?» chiese caustico Damon. «Magari puoi rimandare i giudizi al dessert.»
«Siamo qui per negoziare, non per assecondarlo per sette portate» commentò Stefan ringhiando.
Klaus sorrise divertito dal nostro nervosismo nei suoi confronti. Era abituato a mettere in soggezione i suoi interlocutori e ne andava molto fiero.
«Dov'è l'adorabile Elena sta sera?» chiese Elijah prendendo la parola.
«Non lo so, chiedilo a Damon» rispose Stefan stizzito.
Klaus emise una fragorosa risata creando sgomento sul volto di Elijah. «Dopo ti spiego, problemi in paradiso.»
«Un'altra parola su Elena e questa cena finisce qui» stabilì Stefan irremovibile.
Da quando era finita l'estate, Damon ed Elena si erano uniti molto e lui ne era profondamente innamorato. Lei non voleva ammettere di ricambiare il sentimento, ma gli sguardi che gli riservava non mentivano.
«Probabilmente è meglio non mettere Elena tra gli argomenti in discussione» osservai.
Se avessimo continuato su quella strada Stefan sarebbe esploso mandando la nostra apparente concordia in fumo.
«Forse hai ragione» constatò Klaus. «Sono solo stupito dalla longevità del fascino della Petrova, vogliamo parlargli di Tatia, fratello?» chiese ad Elijah.
«Perché dovremmo discutere questioni ormai risolte da tempo?» ribatté lui.
«Visto l'affetto che condividono sia per Elena che per Katerina penso che i nostri ospiti saranno curiosi di sapere della capostipite della dinastia Petrova» disse Klaus convincente come non mai.
«Ti prego, racconta» lo esortò Damon.
Tatia era una ragazza del loro villaggio molto desiderata. Entrambi si innamorarono di lei e per questo si divisero per un breve periodo perché lei non sapeva decidere. Per questo Esther decise di ucciderla per porre fine ai loro litigi e fece bere loro il suo sangue la notte che li trasformò. Quello era il loro patetico tentativo di mostrarci quanto fosse ferreo il loro legame, neanche l'amore li aveva divisi.
«Ma comunque questo ricordo fa parte di un passato molto lontano, che ne dite di discutere i termini del nostro accordo?» chiese Elijah con il suo solito falso garbo.
«Klaus riavrà la sua bara se lascerà per sempre questa città portandosi dietro la sua famiglia Originale. Noi vivremo qui felici e contenti, senza rancore» spiegò Damon.
«Sembra un patto equo» commentò Elijah. «Cosa ne pensi fratello?»
«Il sangue di Elena mi assicura di avere sempre degli ibridi per combattere chi si oppone a me, non potrei mai farne a meno» affermò Klaus duro. «Supponiamo che la lasci qui sotto la vostra protezione» ipotizzò alzandosi in piedi. «Quanto ci vorrà prima che qualcuno di voi la trasformi in un vampiro? O peggio, quanto prima muoia vittima delle vostre faide? Ciascuno di voi pensa davvero di essere l'unico a poterla proteggere? La cosa peggiore che sia capitata nella vita di Elena è stato incontrarvi.»
I silenzio che seguì quelle parole amare era pesante da sopportare e Damon decise di uscire per prendere un po' d'aria. Elijah lo seguì e io rimasi sola con Stefan che fissava Klaus con odio e lui che si prendeva gioco di noi bevendo del sangue da una delle cameriere.
«Ci hai fatti venire qui con l'unico intento di mettere Stefan e Damon uno contro l'altro, non è vero?» chiesi disgustata dall'uomo che avevo davanti.
«No, lo fanno benissimo da soli, non è così Stefan?» chiese maligno. «Per Elena perderai tuo fratello e non potrai incolpare nessun'altro che te stesso.»
«È giunta l'ora di fare un'offerta» intervenne Damon rientrando dal balcone con Elijah. «Noi ti abbiamo fatto una proposta, ora fa la tua. »
«Io offro la felicità imperitura di Elena» propose Klaus composto. «Quello che le serve adesso è liberarsi di voi due. Deve innamorarsi di un umano, sposarsi, vivere una bella vita e formare una bella famiglia.»
«E continuare la dinastia Petrova» concluse Stefan. «Dopo qualche secolo avrei un nuovo doppelgänger da sfruttare e non rimarrai senza ibridi.»
«Consideralo un piccolo guadagno nel mio investimento sul suo benessere. Dopo che mi restituirete la bara, proteggerò Elena per il resto della sua vita naturale, per lei è la cosa migliore» disse sapendo di averci in pugno.
«Affare fatto?» chiese protendendo una mano verso Stefan.
Lui si avvicinò, ma non la strinse.
«Ci hai provato» mormorò carico di rancore. «Ma niente da fare.»
Klaus, fulminio, gli spezzò il braccio, lo obbligò a inginocchiarsi e cercò di staccargli la testa. Elijah immobilizzò Damon così che non potesse intervenire. Scattai in piedi protendendo la mano verso Stefan.
«Ferma!» gridò Klaus verso di me così che non potessi salvare Stefan con la magia.
«Portatemi la bara o lo ucciderò all'istante» disse Klaus minacciandoci.
«Vado a prenderla» disse Damon atterrito.
Klaus mandò Elijah con lui per controllarlo e rimase dietro a Stefan pronto ad ucciderlo.
«Avanti uccidimi» disse Stefan a denti stretti. «So che lo farai appena avrai la bara.»
Klaus lo tirò su prendendolo per la camicia costringendolo a guardalo negli occhi.
«Ti se proprio arreso» constatò Klaus. «Dov'è la furia, dov'è lo Squartatore?»
Stefan lo spinse via ansimante, erano due leoni pronti a sbranarsi. Il loro duello di guardi venne interrotto dai passi di Elijah che tornavano indietro troppo presto.
«Perché sei ancora qui?» domandò Klaus infastidito.
«Abbiamo dimenticato il dessert» disse Elijah scoprendo un vassoio tenuto in mano da una delle cameriere. Conteneva i tre pugnali magici che avrebbero dovuto essere conficcati nei petti dei loro fratelli.
«Che cosa hai fatto?» chiese Klaus con una nota di paura nella voce.
«Che cosa hai fatto tu! Ho imparato a non fidarmi delle tue volgari promesse, faremo a modo mio ora» sentenziò Elijah.
Non ebbi il tempo di voltarmi che i fratelli di Klaus fecero irruzione nel salone. Finn, il maggiore, era stato pugnalato da più di novecento anni; era alto con lunghi capelli castani e aveva uno sguardo duro e severo, simile a quello di Elijah. Kol, il minore, pugnalato da quasi un secolo, aveva uno sguardo furbo e vivace come Klaus. Rebekah, bella come sempre, era infuriata e aveva il disprezzo per suo fratello stampato negli occhi blu.
«Siete liberi di andare» disse Elijah congedandoci.
Feci per uscire, ma lui mi trattenne per un braccio.
«Tu resta» disse asciutto. «Dopo tutto è una questione di famiglia.»
Mi faceva infuriare che se ne ricordasse solo quando gli faceva comodo. Dopo essermi presentata a Finn e a Kol, mi sedetti sul divano e fui costretta a sorbirmi recriminazioni su recriminazioni da parte di tutti i Mikaelson nei confronti di Klaus. Durante quella baraonda mi misi a pensare che io e Kol non ci eravamo mai incontrati, nonostante io fossi già parte della famiglia le due volte che gli venne tolto il pugnale. La prima volta mi trovavo a Savannah per studiare magia e lui restò in vita solo per un anno; la seconda volta era il 1919 e io ero a Parigi con Stefan e Lexi e anche questa volta fu breve il suo periodo di libertà.
«Mi piace come ha arredato la casa» disse sarcastica Rebekah facendo cadere per terra tutto quello che le capitava a tiro.
«Volevo che fosse per tutti noi, un posto in cui sentirci di nuovo a casa, dove poter essere una famiglia» disse Klaus con della tristezza nella voce. «Nessuno di noi sarebbe più stato solo.»
«Hai ragione» esordì Elijah. «E nessuno più lo sarà.»
«A parte te» concluse Finn a suo posto.
«Ti abbandoniamo» spiegò Rebekah. «Andremo via subito dopo aver ucciso la doppelgänger. Allora tu sarai solo, sempre e per sempre.»
«Se fuggite darò la caccia a tutti voi» li minacciò Klaus.
«Allora diventerai come colui che hai odiato, nostro padre» sentenziò Elijah.
«Io sono l'ibrido!» sbottò Klaus. «Non posso essere ucciso. Non ho nulla da temere da nessuno di voi» sbraitò.
Non lo riconoscevo più. Era patetico, pieno di rabbia e rancore, subdolo e maligno. Era diventato un estraneo.
«Quando avremo la bara ci temerai» disse Elijah fermo, tenendo a bada le emozioni come solo lui sapeva fare.
All'improvviso, mentre la loro discussione continuava, dalla porta del salone apparve una donna con un vestito che toccava terra, lunghi capelli rossicci che le incorniciavano il volto e uno sguardo duro, ma allo stesso tempo dolce.

La donna davanti a me era Esther Mikaelson, la strega originale, c'era lei nella quarta bara. Bonnie e sua madre erano riuscite a spezzare l'incantesimo che la teneva imprigionata o protetta. Si avvicinò cautamente a Klaus che non riuscendo a sostenere il suo sguardo lo abbassò verso il pavimento.
«Guardami» ordinò lei.
Con molta fatica Klaus ubbidì e lei gli prese il volto tra le mani. Stava piangendo, era molto tempo che non vedevo Klaus così emozionato.
«Tu lo sai perché sono qui?» domandò Esther con estrema calma.
«Per uccidermi» disse Klaus con un filo di voce.
«Niklaus tu sei mio figlio e io sono qui per perdonarti» affermò lei dolce. «Voglio che torniamo ad essere una famiglia» disse rivolta anche verso i suoi altri figli. Li abbracciò uno per uno e poi venne verso di me incuriosita dalla mia presenza.
«Ci conosciamo?» chiese garbata.
«No» dissi in soggezione. «Mi chiamo Judith.»
«Come conosci i miei figli?» chiese interessata.
«Klaus, Elijah e Rebekah mi hanno adottato quando ero piccola» spiegai.
«Bene, allora sei un membro della famiglia anche tu» disse sorridente. «Sento che diventeremo grandi amiche.»


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