2.2 𝙲𝚘𝚙𝚒𝚊 𝚊𝚕 𝚏𝚎𝚖𝚖𝚒𝚗𝚒𝚕𝚎

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Ci lascia a fissarci dopo aver toccato la spalla del suo amico e quando arriva al cancello si ferma per urlare e puntualizzare <<alle 12.30, mi raccomando>>
Sorrido e alzo una mano per salutarlo ritornando seria non appena sento un'occhiata infuocarmi il viso che mi fa girare piano verso Johnny.

<<Che vuoi?>>sbotto senza ripensamenti, alza le sopracciglia come risposta
<<ridammi il cellulare>>

<<È dentro, accomodati pure "miss simpatia"!>> Esclama mentre con una mano mi fa cenno di seguirlo.
La casa è davvero invidiabile e mai si riuscirebbe a credere che dietro la facciata di lusso anche l'interno sia così. Le immagino sempre di carta e con un po' di fortuna, dietro la porta, solo un letto, invece sono costretta a ricredermi...
<<comunque non c'era bisogno di farti tutta questa strada, stavo per venire da te>>

Abbasso la testa e la porto verso lui, visto che fino ad ora era all'insù per osservare ogni piccolo dettaglio, è così bella e lussuosa, piena di quadri, alcuni antichi, tante luci e finestre, libri, disegni, chitarre, tra l'altro è davvero accogliente e calda.
<<Ma se non sai neanche dove vivo>>

<<Questo lo credi tu, mia cara, io ti conoscevo già prima>> porta il suo indice sul mento e dopo lo strofina sotto la punta del naso <<da mooolto prima>> lo porta in verticale davanti al suo viso e poi lo allontana verso destra in pochissimo tempo, intanto credo di essermi persa dietro quel dito...

<<Sei inquietante, sai?>>
Muovo le dita come se stessi suonando un piano, quando me ne rendo conto, con l'altra mano la butto giù e la nascondo dietro la schiena.

<<Credi sia facile?>>
Chiede arricciando il naso e poi rilassandolo aggiungendo un mezzo sorriso

<<Senti, dammi il cellulare e fammi andare via. Non ho tutta la giornata.>> Mostro per bene il palmo al soffitto e allargo le dita desiderosa di far comparire magicamente ciò che è mio sulla mano.

<<Ti passo a prendere?>>
Chiede mentre mi passa il cellulare senza mai perdere il sorrisino malandrino che si ritrova.

<<No! Non vi conosco neanche e voi non conoscete me>> D'altro canto non vorrei risultare antipatica anche per Robert.
Strappo il mio cellulare dalle sue mani e faccio qualche passo fin quando non vengo ritirata indietro.

<<Dove scappi? Ho due cornetti al cioccolato e ho preparato il caffè>> capendo che dopo una frase del genere non avrei mosso un piede neanche volendo, si avvicina ai fornelli, prende un piattino, lo posa sul tavolo e divide un croissant con le mani facendo così colare la crema al cioccolato nel piano bianco come se fosse una cascata, non parliamo del profumino che inonda l'intera stanza, nessuna parola è sufficiente a descrivere la mia emozione:
Il cuore a mille, la saliva che aumenta è proporzionale alla voglia di affondare i miei denti in quell'impasto che solo a guardarlo sembra perfetto, non voglio neanche sapere quando lo abbia preparato - visto che non sembra sveglio da molto.

Mi siedo a tavola con gli occhi che luccicano e un sorriso felice come quello di una bambina.
Prendo il mio e provo ad assaporare ogni morso senza parlare e senza pensare, lui fa lo stesso. Quando sono a tre / quattro morsi dalla fine, mi esce una piccola frase e non so neanche da dove:

<<Questo è barare>>
Sorrido

<<Pirata>>
Risponde alla Jack Sparrow.

<<Idiota>>
Rispondo alla Selvaggia nervosa ma felice.
Solo ora ricordo di dover andare in ospedale, come ogni volta è tardissimo, tra l'altro non ho il mio vestito da fatina. Quasi affogo con un pezzo di cornetto ingoiato male, dopo poco mi riprendo dandomi qualche colpetto sul torace mentre lui scuote semplicemente il volto facendomi credere di star avendo a che fare con una stupida <<Devo...devo andare in ospedale>> Mi alzo, controllo di non aver lasciato nulla, ingoio (con attenzione) l'ultimo pezzo di cornetto e corro alla porta, chiusa <<dai Johnny! Apri questa ca->>

Accenna dei passi a testa bassa, quando la rialza esclama con tono di sfida
<<Se non sbaglio avevi detto che saremmo andati assieme!>>

Così, senza tanti giri di parole, rispondo a tono <<Se non sbaglio avevi detto che non ti saresti più fatto vedere>>
Porto le mani ai fianchi e alzo per bene la testa, come chi non ha paura

<<Sei tu in casa mia, non il contrario.>>
Puntualizza sfiorandomi il mento col dorso della mano.
Stranamente questo gesto non resta indifferente per il mio stomaco o per chi ci vive dentro, provo comunque a non darci peso: è solo una leggera attrazione fisica, è inutile negarlo, ho comunque qui, esattamente di fronte a me, l'uomo più affascinante di tutti i tempi.

Sbatto un piede a terra <<Era una trappola>> Certo! «Per questo non mi hai ridato il cellulare» per avere un motivo in più per passare del tempo con...me...
Ma a che scopo?

<<Credi questo?>> la sua espressione da cane bastonato si trasforma subito in un sorriso leggermente un po' abbozzato <<Vieni, devi cambiarti>>
Senza via di scampo, se non quella di sfondare la porta e pagargliela (conoscendo il soggetto, non riuscirei a pareggiare i conti neanche donando un rene) lo seguo disperata. Attraversiamo infiniti corridoi, oltrepassiamo camere e bagni senza fermarci, osservo ogni cosa con molta grazia e non manca di certo la paura di rompere tutto con un solo sguardo.
Sbatto contro la sua schiena, che noto solo dopo aver riportato la vista in avanti.
Gira lentamente la sua testa verso me, ricevendo solo rabbia per essersi fermato senza preavviso.
Mi sposta una ciocca di capelli che è saltata fuori dopo lo schianto e proprio come nei film, che quando togli la fogliolina si vede il paradiso, qui, è successa la stessa cosa:
Dopo aver aggiustato i miei capelli e dopo essersi spostato come un cancello (di lato), spunta una luce accecante che blocca la mia vista per qualche secondo.
Eccoci qui. La sua stanza, o almeno credo.
Mai visto una stanza così ordinata, persino il letto ancora disfatto è intonato alla sua grotta piena di libri, armadi enormi, comodini, profumi infiniti e peluche.
Ora è illuminata solo dalla finestra spalancata. Mi guardo attorno come se fossi in un museo, ma non uno di quelli noiosi, qui è tutto così tremendamente elettrizzante <<per te. Dovrebbe andarti>>
Mi dona una scatola rettangolare bianca, la prendo e la squadro come se volessi sapere in anticipo il mio vestito, ben presto mi rendo conto di non aver ancora sviluppato questo potere.

<<Okay, dov'è il bagno?>>
Chiedo guardandomi attorno sperando di farlo comparire dal nulla.

<<Selvaggia!>> ride portando indietro la testa e dopo la sua breve risata torna serio <<Grande e forte...eppure>> mi tocca la punta del naso che arriccio all'istante <<hai vergogna di me? Sai? Non ti si addice per niente>> ride pizzicandomi la guancia che allontano subito dopo una stretta.

<<Io non ho vergogna di te. Di nessuno.>>

𝑇𝑖𝑒𝑛𝑖𝑚𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑎𝑛𝑜 ×𝖇𝖊𝖋𝖔𝖗𝖊 𝖞𝖔𝖚 𝖌𝖔× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora