39.𝓐𝓭𝓭𝓲𝓸

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A poco spalanco gli occhi non riuscendo a prendere controllo di me, ho tutto il corpo indolenzito e sono letteralmente intrappolata fra le braccia di Johnny. Resto a fissare i suoi occhi chiusi, ascolto beatamente il suo respiro calmo — lasciarlo qui, quasi mi dispiace.

In un secondo rivivo tutti i nostri momenti, dalle litigate, al sesso. Dalle urla ai pianti. Dai "stammi lontana", ai "per favore, baciami". Rivivo ogni abbraccio, ogni sospiro, ogni dannato istante in cui l'ho ritrovato dietro la mia porta perché ucciderci succedeva spesso, ma noi eravamo l'unica vera cura. Rivivo quei secondi in cui il mondo sembrava fermarsi, i rumori spegnersi, le paure aumentare. Rivivo tutte le volte che ci siamo sorrisi, quelle dove da ridere c'era ben poco. Rivivo il suo sguardo morto, poi ancora quello più luminoso. Rivivo tutto e a poco lo stomaco brucia, gli occhi mi diventano lucidi e uno strano senso di malinconia prende il sopravvento: rovinare ciò che c'è stato, solo perché sembra la cosa più sensata da fare, non sempre vuol dire che lo sia. Restare, rimanere ancora un po' al suo fianco, è la cosa più sbagliata del mondo.

È sbagliata anche se fino ad ora è stata l'unica cosa che abbiamo fatto.

Mi libero dal suo abbraccio, raggiungo l'armadio spalancando le ante, osservo il mio corpo ancora nudo: è pieno di segni, questi sono i “segni della passione”, quelli che non fanno male perché per averli ci è voluto una vita e fra qualche giorno andranno via rendendo una notte d'amore, solo un'altra notte.

Indosso un semplice vestitino nero, scendo in cucina e preparo la colazione nello stesso tempo che uso anche per chiamare Robert e scrivere una lettera da lasciargli nel caso non dovessi vederlo prima di raggiungere l'aeroporto.

Dopo solo dieci minuti è già tutto pronto, mi guardo un'ultima volta attorno stringendo la mia valigia.

Mi mancherà.

Appena ruoto le spalle per poter andare via, i suoi passi che si insinuano con calma nel silenzio mi bloccano sul posto. Ho sempre odiato gli addii, ma uscire da questa casa senza salutarlo non sarebbe di certo meglio. Stringo gli occhi, poi giro ancora una volta tutti i miei sensi verso di lui che fermo a torso nudo, è a pochi metri da me
«Perché vai via?» mi chiede senza avanzare neanche di un po'

«Perché lì c'è Harlys»

«Ma se non te n'è mai importato nulla di lui.»

«E tu che ne sai di chi mi è, o non mi è importato? Sei nella mia testa? Sai ciò che provo?» lascio la valigia e lo stomaco brucia «Sai ciò che sento? Quante volte ho pianto? Quante volte sono stata male per...»

«Per me? Eh?» questa volta ottiene terreno «Io ho sempre fatto di tutto per renderti felice. Ho-»

«Di...di tutto? Di tutto?» infilo le mani fra i capelli abbozzando una risata nevrotica «Johnny, tu sei scappato. Lo hai fatto ogni volta che a fare un passo verso di te sono stata io.»

«L'ho dovuto fare.» commenta apatico.

«E perché?» chiedo con tono più stridulo del previsto

Sbuffa sonoramente, poi si spalma una mano sul viso «per favore...resta con me» allunga il braccio nella mia direzione mentre scuoto piano il viso

«Perché dovrei? Non vedi? Stiamo già litigando! Fra noi non ci sarà tregua. Ci faremo soltanto male.» ho le lacrime agli occhi e con tutta me stessa sto provando a tenerle dentro perché rendermi debole adesso, non è giusto.

«Michelle, io non...» lascia penzolare la sua testa per svariati secondi, poi ripunta ai miei occhi «non ho mai smesso di pensarti.»

«Eppure quando sei andato a Parigi non ci hai pensato neanche due volte prima di lasciarmi sola.»

«È stato tre anni fa, Selvaggia...» stringo le labbra per non piangere, perché io lo so, lo so che se dovessi piangere adesso non andrei più via. Apro frettolosamente la porta e piano raggiungo la staccionata dove sono costretta a fermarmi per le sue parole urlate forti dopo tre grandi falcate che ha eseguito:

«Aspetta. Si. Si...Si, Selvaggia. Sono andato via. L'ho fatto perché era l'unica cosa giusta da fare...l'ho fatto perché ti stavo rubando le forze. L'ho fatto perché sono...sono stato costretto.» abbasso la testa per nascondere il mio viso distrutto «Selvaggia, io non ho mai smesso di pensare a te. Ogni giorno, ogni fottuto giorno ti ho spedito rose e lettere nella speranza che tu mi rispondessi.»

«Basta!» grido tappandomi le orecchie prima di sentire il rumore del motore dell'auto di Robert spegnersi per aspettarmi.

«Ti prego.» mi supplica facendo un solo passo «ti prego.» ripete con tono più basso «Non ti sto chiedendo di restare, ora...io voglio che...Selvaggia...» stringe leggermente lo sguardo passandosi con agitazione una mano fra i capelli «non andare. Per favore. Non andare via.»

«Dammi un solo motivo, Johnny.» una lacrima scivola spezzandomi la guancia in due «Dammi un solo buon motivo per restare con te.» mi guarda perdendo tutto ed io capisco che non parlerà, che non farà nulla per tenermi ancora qui — restare con me è ciò che vuole, ma non ciò di cui ha bisogno. Ed io mi odio perché voglio lui, ma non riesco più a tornare indietro. Corro verso Robert fiondandomi al suo fianco chiedendogli immediatamente di portarmi via...

E lui lo fa.

Dallo specchietto osservo come con frustrazione lascia le mani fra i capelli mentre butta la testa indietro. Asciugo le lacrime pensando che ormai è fatta. È così che doveva andare, è giusto. È fottutamente giusto.

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“Caro Johnny,
Quando leggerai queste parole, vorrà dire che sono andata a prendere la mia vita in mano. Sai? In tutto questo tempo non ho mai voluto altro che te, tu sei il primo uomo che dopo Michele è riuscito a regalarmi una quotidianità. Sei il primo dopo la guerra che mi ha fatto pensare "Merda, cosa mi sta combinando?!", tu eri e sei la mia droga, Johnny. Dire che fare a meno di te è la cosa più difficile del mondo, è un eufemismo. Ti ho amato più di me, più della Nutella. Ti ho amato quando ti odiavo, ti ho amato quando scappavo, ti ho amato quando urlavo, e ti amo. Ti amo adesso, ti amo mentre ti sto dicendo addio. Ti amo mentre piango. Ti amo mentre sto decidendo di dire basta. Ti amo perché la tua sola idea mi fa stare bene, rovinare il passato provando a sistemare il presente è sbagliato. Meriti di più. Meriti una donna che ti faccia stare bene, che ti renda la vita facile, che ti ami senza se, senza ma, senza paura, si, Johnny, meriti una donna che ami te senza paura di scottarsi. Meriti tanto. Troppo, meriti tutto ciò che io non so darti. Ricorderò ogni secondo passato con te, quelli belli e quelli brutti, giuro, ne farò tesoro.
Incontrare te è stata la cosa più bella che mi sia successa, non cambierei nulla di ciò che è stato. Neanche una litigata.

Addio Johnny.

Michelle Selvaggia Hanson”

𝑇𝑖𝑒𝑛𝑖𝑚𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑎𝑛𝑜 ×𝖇𝖊𝖋𝖔𝖗𝖊 𝖞𝖔𝖚 𝖌𝖔× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora