7.2 𝙻𝚊 𝚖𝚒𝚊 𝚙𝚊𝚞𝚛𝚊 𝚑𝚊 𝚒𝚕 𝚝𝚞𝚘 𝚗𝚘𝚖𝚎

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Sembra di essere in un film, il tempo sta rallentando, i miei passi si stanno facendo pesanti e i suoi movimenti lenti, se non fosse colpa del tempo, allora è la strada che cammina con me per farmi sentire ancora di più il peso di questa brutta giornata!

<<Ehi! Brutta Stronza!>>
Mi giro, magari ha cambiato idea, forse rivuole i soldi e sicuramente sarebbe meglio di una denuncia.
Mi tira la maniglia che avevo rotto e per poco non mi colpisce la testa. La prendo, mi concentro per non piangere, guardo Johnny che leggermente sconvolto butta la sigaretta che stava fumando. Con passi lenti prova a raggiungermi, ma gli è impossibile perché entro dentro correndo per nascondermi nel bagno, butto dell'acqua fredda sul mio viso e mi osservo per bene.
La conclusione è che sono sveglia da qualche ora, forse giusto una...e sono già nei guai, ho quasi paura di continuare questa giornata... cos'altro potrebbe succedere? Cos'altro deve "ancora" succedere?

Dopo circa dieci minuti sento bussare.
<<Johnny, vattene>>
Affermo fermamente mentre continuo a guardare le goccioline che mi cadono dal viso distrutto. A volte numerose cose incompatibili ed incomprensibili, si uniscono, sembra che restare in piedi sia difficile perché tutto si posa sulla tua schiena e il peso aumenta a dismisura.

<<Se non volessi?>>
A sentire questa voce mi si gela il sangue nelle vene, asciugo il volto frettolosamente e mi avvicino alla porta, la tocco come se volessi teletrasportarmi altrove senza essere vista da anima viva, dopo un bel respiro servito per preparami al peggio ed affrontare il tutto di petto, la spalanco e resto sempre più convinta che la sfiga oggi ce l'abbia con me.

<<Il bagno è tutto tuo.>>
Con passo fiero e naso all'insù continuo, fermo ogni mia possibilità di scampo quando le sue parole mi rimbombano in testa:

<<Non è il bagno ciò che voglio.>>
Mi giro piano, prendo un po' di tempo per osservare i tacchi, poi gli occhi, passo la lingua come se volessi pulire i denti e la fermo creando una pretuberanza sulla guancia sinistra,

poi parto in quinta:
<<Vuoi rispetto da me? Vuoi che ti lecchi i piedi per restare in questa pubblicità? Mi dispiace! No! Non lo farò mai>> il suo viso sconvolto dice già tutto. <<Ora. Trovatene un'altra e conviene che ti sbrighi.>>

<<Selvaggia!>> stringe il mio gomito, e decido di ascoltare senza girarmi ancora, soprattutto per non morstare la mia voglia di prendere qualsiasi cosa, uccidere e scappare <<Sei cocciuta, testarda, menefreghista. Sei esattamente...come me>>

Alle sue parole, che non riesco ad interpretare diversamente, se non come un'offesa mi ruoto di colpo, faccio penetrare i miei occhi nei suoi e rispondo decisa con pugno chiuso lungo il mio corpo e polso fermo <<Io non sono. come te.>>
Avrò pure un carattere di merda, dove oltre creare questioni, buttare giù, urlare e sembrare insopportabile non so fare, ma no! Non abbiamo assolutamente nulla in comune.

<<Lo sei.>> si ferma, mi sorride con soddisfazione <<Pur di schiacciare gli altri faresti di tutto.>>
Puntualizza la sua opinione che non riesco ad accettare, né a condividere.
Ogni suo movimento altezzoso mi innervosisce, ogni gesto che fa con quella mano piena di anelli, aumenta la mia rabbia.

<<Stai parlando di te. A me non interessa di niente e nessuno. Voglio solo che mi lasciate in pace>> indiettreggio <<TUTTI>>

<<E pure egoista>>
Dice aiutandosi con l'indice prima di mettersi gli occhiali da vista.

<<Che vuoi?>>
Sputo acida, con tanto di sopracciglia accavallate, parole buttate fuori con forza, sguardo cattivo e passo minaccioso.
Si è capito esplicitamente che non mi lascerà andare via se prima non parla. Così decido di affrettare le cose, non voglio perdere altro tempo.

𝑇𝑖𝑒𝑛𝑖𝑚𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑎𝑛𝑜 ×𝖇𝖊𝖋𝖔𝖗𝖊 𝖞𝖔𝖚 𝖌𝖔× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora