1.1 𝚁𝚎𝚐𝚊𝚕𝚊𝚛𝚎 𝚞𝚗 𝚜𝚘𝚛𝚛𝚒𝚜𝚘

269 12 0
                                    

Il solo ed unico, il fratello minore della mia manager. Lo sapevo! Lo sapevo cavolo! Era esattamente per questo motivo che sono scappata il prima possibile,

lui è Johnny Depp!

<<Si!>> gli mostro il pacchetto <<tuttavia, non sono obbligata a dartela>> Mi rigiro verso l'infinito per ritornare ai miei pensieri depressi.
Per riportare gioia in quei piccoli cuoricini ci vuole tanto coraggio e forza, devi trasmettere tutta la tua positività, devi farli sentire amati, vivi...e

<<...Ma come siamo permalosi, eh?>>
Si avvicina per copiare la mia posa <<Michelle Selvaggia Hanson, 20 anni da Los Angeles>> Ruoto il mio viso per guardarlo meglio, poi tutto il corpo puntandogli l'indice muovendo le labbra come se volessi dire qualcosa ma senza proferire parola <<Desolato, dolcezza>>
Con cambio di voce improvviso, chiede implicitamente di farmi ripetere ciò che non riesce a sentire bene.

<<Come fai a sapere il mio nome?>>
Certo, anche se solo da due anni, sono un'attrice anch'io, ma di me sembra sapere troppo...nascita, morte e resurrezione, poche parole dette con sicurezza non possono far pensare diversamente.

<<Maaagiia!>>
Esclama piegandosi leggermente sulle ginocchia e creando con le mani ben aperte una specie di arcobaleno invisibile che parte dal centro per poi divulgarsi verso l'esterno.

<<Ma come siamo spiritosi, eh?>>
Dico con la stessa tonalità sarcastica che prima aveva usato nei miei confronti.
Dopo aver aggiunto un'espressione disgustata al suo sorriso, e aver buttato la sigaretta nell'apposito cestino di ceramica, mi dirigo all'interno con passi lenti e sensuali. Il mio turno qui è terminato e questa volta sul serio. Mi spoglio di tutto per rimettere il mio vestitino in pizzo bianco che con l'abbronzatura dell'estate risalta un sacco, infilo la matita per chiudere i miei capelli castani in una specie di chignogn e scendo le scale con calma e disinvoltura solo dopo aver salutato il personale e aver messo una firma.

Con mia grande sorpresa o forse non proprio, noto il capitano ormai in altre vesti: camicia bianca, jeans con strappi, catena e stivaletti scuri. Braccia incrociate al petto, come i piedi più o meno che sono accavallati fra di loro, e sguardo che nonostante gli occhiali da sole arriva fin qui in modo seducente, profondo, così maledettamente bello da farmi rizzare i peli delle braccia.
Ciò che mi fa saltare i nervi, aumentare la temperatura e la rabbia, è il semplice fatto di dover capire che ha il suo didietro estremamente, decisamente, incontenutamente troppo vicino alla mia macchina.

<<Ehi tu! Spostati da lì>>
Indico mentre con passi poco femminili mi avvicino.
Si volta per guardarla e quando si rigira da me sembra desolato e nello stesso tempo divertito.

<<Ah...è tua?>>
Questa domanda che mi sa di presa per il culo di certo non migliora la situazione. Con tutte le macchine parcheggiate qui vedi un po' dove doveva fermarsi!

<<Si. Ed ora smamma. Johnny Depp, 30 anni da Owensboro>>
Grazie internet.
Ho fatto una breve ricerca su di lui, giusto per sapere o meglio, mi correggo, rispolverare con chi avevo avuto a che fare qualche minuto fa...persona che a quanto pare non riuscirò ancora a levarmi dai piedi.
Percorro tutto il perimetro per entrare in macchina ma mentre faccio il giro dell'auto, lui è già saltato dentro grazie all'assenza del tettuccio.

<<Ora che ci conosciamo possiamo passare allo step successivo. Ho bisogno di un passaggio>> Parla senza dar peso neanche alle sue parole, lo fisso spalancando gli occhi, dopo scuoto la testa e mi riprendo immediatamente.

<<Scendi e chiamati un taxi. Semplice,
no?>>
Ragazzi! Credono di poter far tutto grazie ad un po' di bellezza. Certo, Johnny Depp è Johnny Depp, la sua non è bellezza paragonabile a quella di un altro essere umano, ma non ci si comporta così.
È principio. Punto.

<<Non ho il cellulare con me>>
Risponde senza farmi attendere mentre con una mano si gratta lo zigomo destro.

<<Te ne fai prestare uno da qualcun'altro. Ora non ho tempo da perdere.>>
E fu così che...
Dopo aver detto il suo indirizzo e comunque dopo avermi fatto capire che lì ci avrebbe fatto la muffa, decido di accontentarlo. Che sarà mai, tanto una volta che scende scappo via e con un po' di fortuna non lo rivedrò più.

Ogni tanto mi è capitato di intravederlo in ascensore, qualche volta nello studio della sorella ma niente di importante, non ci siamo mai parlati prima d'ora.

«Credo che dovresti un po' addolcirti, sai?»
Si intromette in un momento di puro silenzio dove a contornarlo ci sono le mie sopracciglia accigliate e lo sguardo puntato sulla strada.

«Io invece credo che dovresti farti un po' gli affari tuoi»
Sputo acida mentre lo guardo dritto negli occhi. Ma come si permette?...io? Addolcirmi? Questa è un'offesa bella e buona.

«Hai bisogno di un uomo» commenta con tono provocate

«No, non ho bisogno di nessuno»
Parla di maschi a me che non sopporto neanche me stessa. Dopo la prima e ultima relazione che ho avuto - 5 anni precisi - dei maschi non voglio sentire neanche l'odore. Cosa difficile, visto che il suo profumo invade il mio spazio come se fosse fumo e potrebbe risultare anche piacevole, se solo non parlasse e non fosse qui anche Johnny. Ecco, se al suo posto, qui, affianco a me ci fosse una boccetta del suo profumo, forse potrei definirmi la donna più felice del mondo.

<<Non era una domanda>>
Precisa leggermente infastidito

<<E la mia non era una risposta.>> sorride, il suo sorriso è decisamente disarmante ed illegale...peccato che non riuscirà ad imbambolarmi. Lo guardo di sfuggita con la coda dell'occhio prima di riconcentrarmi sulla strada <<senti...dove devo girare?>>
Chiedo per poi deglutire rumorosamente riuscendo già a percepire i primi segni di pentimento.

<<A destra>> dopo aver preso il posto del GPS, finalmente chiude la bocca.
Fermo l'auto dove l'unica cosa che vedo è tutto tranne che una casa...a meno che non abbia una camera in locazione, a meno che non si tratti di un albergo: questa non è la sua dimora ma non sono cose che mi riguardano, in effetti può vivere dove vuole, basta che non mi rompe l'anima.

<<Scendi!>>
Esclamo sorridendo sadicamente

<<Devo farti vedere una cosa.>>
Mi scechera il braccio, quello che ha più vicino a lui.

<<Ti ho già detto che non posso>>
Ribatto con un pizzico di cattiveria mentre sposto la sua mano che ancora mi stringe.

<<Oooh andiamo Selvaggia, ci vorrà un attimo!>>
Sorride per rassicurarmi...peccato che così non fa altro che irritarmi

<<Scendi o chiamo la polizia>>

𝑇𝑖𝑒𝑛𝑖𝑚𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑎𝑛𝑜 ×𝖇𝖊𝖋𝖔𝖗𝖊 𝖞𝖔𝖚 𝖌𝖔× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora