21.𝓘 𝓷𝓸𝓼𝓽𝓻𝓲 𝓮𝓻𝓻𝓸𝓻𝓲

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Sentire le sue piccole mani che accarezzano il mio volto per svegliarmi è la cosa più bella e piacevole del mondo, di sicuro non è neanche lontanamente paragonabile al suono della sveglia. Mi vien da dire che non assomiglia per niente a me, si sveglia sempre presto e non è mai stanco, esattamente come il padre, credo che in questi tre anni non gli abbia insegnato nulla. "Quando non hai nulla da fare dormi", è questo ciò che ripeto ogni mattina ma lui ride e preferisco la sua risatina ad un bimbo che mi richiama per la mia estrema pigrizia. Lo prendo e lo riempio di baci aggiungendo il solletico e non m'importa di essere riempita inconsciamente da calci e piccoli schiaffetti, perché si diverte ed io voglio solo questo.

<<Andiamo ad aprire la porta a papà, dai!>>
Parlo con tono dolce mentre allungo la mano che prende subito.
Mi rendo conto che sto ancora dormendo e Matteo mi tira urlando come un pazzo ricevendo solo sbadigli, quanto vorrei essere come lui.
Lo prendo in braccio così da fargli aprire la porta ma quando si rende conto che non è il padre si gira subito da me per abbracciarmi imbarazzato.
Rido per l'espressione triste di Berta.

<<Ma come?>>
Con una mano gli accarezza la schiena così da averlo nuovamente girato verso di sé per prenderlo in braccio.
<<Selvy prepara gli scatoloni, ho trovato la casa>>
Spiegare la mia felicità è impossibile, ma chiedere che mi dia una mano no!
Dopo circa 4 ore siamo pronte e già stanche, lasciare questa casa è la cosa più brutta del mondo ma devo farlo. Ho condiviso tre anni con queste mura, in queste stanze spoglie e a volte deprimenti. Alcuni momenti sono stati terribili, abituarmi all'odore di Johnny fino a non sentirlo più è stata la sfida più difficile.
Quando la benda che mi ha messa si leva per la prima volta ciò che ha anche precisato, vedo un bar enorme e già elegante dalla facciata.

<<No...questa non è la tua casa>>

<<Oh...dai! A me sarebbe piaciuta un sacco, cornetti caldi portati a letto, cibo pronto ad ogni ora e senza il minimo sforzo. Si...mi sarebbe davvero piaciuta una casa del genere>>

<<Fuori. Susu>>
Do un bacio rumoroso a Matteo e lo lascio nelle braccia di zia Berta, non è un bambino che resta con le mani in mani, avrei voluto aiutare anch'io in fondo lì ci dovrò vivere io e non sistemare le cose a mio piacimento mi infastidisce, sono sicura che per trovare anche la cosa più semplice come un cucchiaio dovrò girare mari e monti!

Mi avvicino al bancone per ordinare un cornetto e un cappuccino. Mi siedo al tavolo e aspetto con ansia il mio cibo, in questo posto fanno i cornetti più buoni del mondo ed io approvo senza ripensamenti!

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<<Selvaggia?>>
Il signore dietro al bancone chiede il mio nome leggendolo dal sacchetto. Lo guardo stranita ma riesco a convincermi del fatto che sta cercando un'altra, perché avere la coda di paglia? In fondo ci sono tante Selvaggia in circolazione.

<<Quanto è?>>
Restando indifferente alla sua domanda cerco i soldi nella tasca.

<<Lo aveva detto... niente!>>

<<Oh...no la prego, non mi piace fare debiti>>
Provo davvero a restare calma ma dentro lo sento solo io ciò che ho. Prendo il bicchiere d'acqua che senza neanche chiederlo mi porta davanti.

<<Ha insistito, questo è per te>>
Allunga il sacchetto lasciandolo sul bancone.

<<Chi? Chi ha insistito?>>
Chiedo sentendo il cuore esplodermi.

<<L'uomo seduto in fondo>>
Seguo il dito fino ad arrivare ad un uomo con le gambe accavallate e lo sguardo fisso su di me aspettando che me ne rendessi conto.
Mi strozzo con un po' d'acqua che con decisamente poca femminilità risputo nel bicchiere per poi ridarlo nelle mani del signore che lo prende senza nascondere la sua espressione abbastanza disgustata.
Asciugo le labbra con la mano, tiro con forza il sacchetto e con passi pesanti lo raggiungo.
Porto fuori il cornetto che era all'interno e butto il sacchetto vuoto sulla sua pancia.

𝑇𝑖𝑒𝑛𝑖𝑚𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑎𝑛𝑜 ×𝖇𝖊𝖋𝖔𝖗𝖊 𝖞𝖔𝖚 𝖌𝖔× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora