3.3 𝚄𝚗 𝚙𝚘' 𝚍𝚒 𝚖𝚎. 𝚄𝚗𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚊

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Sorride mentre leva la sua coppola per metterla sull'attaccapanni in legno.
Così lo ringrazio silenziosamente...
utilizzo questo lasso di tempo breve per godere un po' della sua infinita bellezza:
Capelli scombinati, occhiali da sole con lenti blu, baffetto che contorna le sue labbra colorate, camcina bianca, pantalone con bretelle, il tutto color marroncino quasi grigio proprio come la sua coppola e infine, scarpe nere. Scuoto leggermente la testa dopo essere arrivata alla fine del suo corpo, poi mi riprendo.

<<hai un'ora a disposizione e la vuoi passare con me?>>
Alzo un sopracciglio essendo del tutto incredula

<<più o meno il concetto è questo>>
Mi scaccia portando le mani avanti al suo busto e buttandole su e giù con una certa forza.
Credo che uscire non possa far altro che farmi bene.
Salgo con la velocità di una lumaca le numerose scale che portano al piano di sopra, quello con tre camere da letto, due bagni, una stanza come secondo studio e un'altra con alcuni attrezzi per mantenermi in forma.

Entro nel mio giaciglio e spalanco le ante dell'armadio. Fra i tanti vestiti, scelgo quello più semplice,
1-perché è solo un'ora e non andremo chissà dove
2-Johnny è da solo al piano di sotto e ho paura per il mio cibo, per queste cose ho una specie di sesto senso che funziona piuttosto bene.

Con fretta sfilo la camicia da notte per indossare un top senza maniche bianco, un pantaloncino a vita alta con le bretelle dello stesso colore, bordeaux, e converse rigorosamente bianche.

Scendo, proprio come immaginavo è scaraventato sul divano: TV accessa, gambe accavallate con gomiti sulla coscia destra, testa esposta un sacco come se volesse entrare nel televisore, una mano — precisamente quella sinistra con il pacchetto di pringles classiche; e poi l'altra, la destra, che trattiene una patatina e la porta alla bocca con estrema lentezza per poter seguire bene il film: Casablanca.

<<JOHNNY.>>
Fa un salto lanciando le patatine verso l'alto e lasciandole poi cadere sul divano, su di lui e sul pavimento.

<<stavo...>>
Si schiarisce la voce dopo aver portato giù per la disperazione l'ultima che aveva ancora fra le mani.

<<lo so perfettamente cosa stavi facendo. Stavi mangiando le mie patatine.>>
Incrocio le braccia e lui con un sorrisino paraculo allunga una di esse, nonostante tutto, corro senza esitare per prenderla con piacere! Ci mancherebbe altro.

<<assolutamente...>> alza le sopracciglia mentre guarda in giù, poi con un altro sorriso alza lo sguardo verso me e scatta in piedi per raggiungermi <<Forza...andiamo via>> mi prende il braccio

<<nononono.>> mi guarda esterrefatto, decisamente stupito <<Da qui non usciamo se prima non ripulisci tutto>> con l'indice indico il porcile che fino a qualche secondo fa non c'era, o che almeno non era così evidente come lo è ora grazie a lui.

<<ma non è stata colpa mia>>
Alza le mani, alle quali non do peso. Mi giro e prendo il necessario.

<<per te>>
Sorrido mentre con gentilezza gli porgo una paletta con la scopa. Sbuffa ma poi si fa coraggio.

<<non dirlo a nessuno>>

<<non so se conviene fidarsi>> sussurro muovendo la mano vicino al suo orecchio che è a pochi centimetri da me <<sai...>> mi fermo qualche secondo <<potrebbe scapparmi in qualche intervista>> mi allontano ridendo sadicamente

<<perfida>>

<<a-ah>>
Alzo il dito al lato della mia testa mentre con passi lenti e decisi mi avvicino alla porta.

𝑇𝑖𝑒𝑛𝑖𝑚𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑎𝑛𝑜 ×𝖇𝖊𝖋𝖔𝖗𝖊 𝖞𝖔𝖚 𝖌𝖔× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora