10. 𝙲𝚘𝚕𝚙𝚊 𝚖𝚒𝚊

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Inizio il risveglio con una bella doccia calda, l'acqua che scendendo mi accarezza il corpo, riesce con poco a dare un senso diverso alla mia giornata, come se ogni pensiero scivolasse insieme alle goccioline.
Alzo il volto e lo scroscio mi arriva violento sulla fronte, le palpebre, le labbra.
È presto, ma la luce del sole che si intrufola fra i buchi della persiana, si vede e si sente.
Di ritorno nella mia stanza avvolta nell'accapatoio, mi soffermo davanti alla porta di una stanza che spruzza ricordi da ogni lato. Quadri infiniti, peluche, bambole e qualsiasi cosa potesse ricondurmi a lui, a mio padre, ogni giorno mi portava un regalo diverso, tutto ciò, fino ai miei sette anni, fino alla sua morte.
Per un attimo sono tentata di entrare, poi ricordo la mia promessa
"qui ci sei tu, io sarò forte, resterò fuori. Ma se proprio non dovessi farcela entro, vengo da te, ma una volta uscita, la lascerò alle mie spalle, per sempre."
Mi limito ad accarezzare la porta, questa stanza mi fa ancora male.
Chissà se su quegli orsetti c'è ancora la mano di papà! Il mio pensiero passa da lui, a quando mi intrufolavo senza paura fra i miei genitori in piena notte, solo per ascoltare i loro respiri e per farmi coccolare senza fine.
Il suono della sveglia nell'altra stanza, spiazza e porta via tutto.
Corro, frugo velocemente nel cassetto in cerca di un semplice leggings nero con una camicia semitrasparente bianca, a ricoprire tutto, c'è il mio cappotto nero lungo fino alle ginocchia con una cintura in vita, mi affetto a truccarmi, prendere lo zaino e uscire.
Resto alla fermata, come quando avevo iniziato le superiori e con ansia aspettavo il pullman che forse era già passato, ma tanto c'era mia madre, ora invece sono fregata.
No, eccolo! Mi sporgo allungando la mano per fermarlo, ed è così che continua il suo corso, senza di me. È pieno ed ora sono a piedi. Bella giornata!
Certo, potrei usare la mia macchina, ma...
Non riuscirei a sopportare tutti gli occhi su di me e soprattutto sulla Maserati...dai, non mi sembra neanche il caso, cammino a testa bassa verso l'edificio, forse ne passerà un altro, magari vedendo una povera donna a piedi che sfida il vento, si fermerà.

<<ti serve un passaggio?>>
Un'audi bianca mi si ferma davanti e dal finestrino abbassato posso ben vedere il viso di...Johnny, un passo indietro mi è d'obbligo, lui è l'ultima persona che aspettavo o almeno non a quest'ora.

<<sono le 7>>
Esclamo stupita. So che si sveglia sempre presto, ma non pensavo così presto. Forse è solo passato a portami la macchina, a quest'ora? Avrebbe avuto l'intera giornata per questo, ci dev'essere per forza un'altra spiegazione.

Si guarda attorno, poi passa a fissare me con confusione
<<lo so>>
Esterna come se quella a non saperlo fossi io mentre con l'indice si gratta la guancia.
Do un'occhiata in giro per assicurarmi che oltre lui, non ha portato nessun'altra in questa macchina, nella "mia" macchina.
L'odore, l'essenza, qualche capello, non ci vuole molto a capire che oltre lui, non c'è stato nessuna.
<<vuoi restare qui tutto il giorno?>>
Chiede abbozzando un sorriso.

<<devo andare all'università>>
Affermo mentre mi allontano sentendolo comunque vicino perché accelera a passo d'uomo <<lascia la macchina nel parcheggio e vai via>>
Ordino senza neanche guardarlo. Ormai vedere i suoi occhi non fa altro che indebolirmi e questa cosa non va per niente bene. Credo che in quella notte una parte di lui è rimasta con me.

In me.

<<Avanti, poche sceneggiate avvocato. Sali, ti accompagno io.>>
Sbuffo ma entro con piacere. Almeno non devo concentrarmi sulla strada di prima mattina, conoscendomi potrei crollare da un momento all'altro ed ora non ho più tutti quei soldi che una volta potevo buttare via, certo, non posso definirmi povera ma di sicuro ho speso più di quanto ho guadagnato in tre mesi nel bar.

<<cosa ci fai già sveglio?>>
Chiedo appena metto la cintura e spengo la radio che sembra abbastanza inutile dato il volume estremamente basso.

𝑇𝑖𝑒𝑛𝑖𝑚𝑖 𝑝𝑒𝑟 𝑚𝑎𝑛𝑜 ×𝖇𝖊𝖋𝖔𝖗𝖊 𝖞𝖔𝖚 𝖌𝖔× Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora