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{Jungkook's pov}

Dopo aver finito le prove, ero davvero esausto ed avevo i muscoli a pezzi; necessitavo di una pausa, così decisi di andare a comprare del latte alla banana. Avvisai i ragazzi della mia assenza temporanea, e nonostante mi avessero invitato a farmi accompagnare da qualcuno dell'agenzia, volli andare da solo. Amavo essere sempre in compagnia, ma certe volte, sentivo l'esigenza di vivere come una persona comune, di passeggiare da solo e svolgere le mansioni più semplici autonomamente. Decisi di prendere il monopattino elettrico che Namjoon mi aveva regalato il natale precedente; era un mezzo comodo e veloce, perfetto per la mia piccola commissione.

Quando entrai nel negozio, grazie alla mascherina e al cappello, nessuno mi riconobbe. Mi avvicinai al frigorifero, dove vidi l'ultima confezione di banana milk; mi sentii davvero fortunato ad essere arrivato prima che fosse del tutto finito. 

Lo afferrai, ma proprio mentre mi stavo dirigendo verso la cassa, una ragazza mi urlò alle spalle. Per un attimo mi spaventai, ma poi riacquistai tranquillità, e mi voltai per vedere da chi provenisse quella voce stridula.

Aveva i capelli arruffati, gli occhi lucidi  mal truccati e a malapena si reggeva in piedi; era palesemente ubriaca. Notai in lei qualcosa di familiare; la guardai meglio per un secondo, poi la riconobbi. Era Jade, la ragazza che era svenuta al concerto.

Continuava a protestare perché voleva a tutti i costi la mia bibita; avrei potuto cedergliela, ma ciò significava cercare un altro negozio aperto a quell'ora di notte, e non ne aveva affatto voglia; così, cercai di essere il più educato possibile quando le risposi.

Mentre mi stavo allontanando dal negozio, sentii delle urla provenienti dall'interno del locale; mi allarmai e decisi di tornare indietro a vedere cosa stesse accadendo. La ragazza, ancora infuriata, stava imprecando contro il cassiere. In quel momento non seppi cosa fare; da una parte non la conoscevo affatto, sapevo a malapena il suo nome, ma dall'altra, sentivo di non poter ignorare quella situazione e di doverla aiutare. Se avesse continuato a comportarsi in quel modo, qualcuno avrebbe chiamato la polizia e di sicuro sarebbe stata trattenuta in centrale; senza pensarci di nuovo, la trascinai via. 

Jade continuava a dimenarsi e non avevo idea di come avrei potuto calmarla; l'unica cosa che mi venne in mente fu rivelarle la mia identità. Mi guardai intorno, controllando che occhi indiscreti o macchine fotografiche non potessero scorgermi in quella situazione imbarazzante; poi, mi tolsi la mascherina. Le espressioni della ragazza cambiarono velocemente in pochi secondi, da arrabbiata a felice, da felice a scioccata. Potei giurare di aver visto il suo viso illuminarsi;  poco dopo,  i suoi occhi si riempirono di lacrime, e sentii il suo corpo diventare sempre più pesante, fino a quando non chiuse entrambe le palpebre e si lasciò completamente cadere.  All'inizio temetti stesse male e pensai si doverla portare in ospedale, ma poi, mi accorsi che si era semplicemente addormentata. Velocemente, cercai di trovare una soluzione a quel disastro; non potevo lasciarla dormire per terra in mezzo alla strada, soprattutto perché era una ragazza, tuttavia non conoscevo l'indirizzo della sua abitazione. Non avevo i documenti con me per poter prendere una camera d'hotel, e non potevo mandarla da sola in una sauna, specialmente da ubriaca. L'unica idea che mi venne in mente fu quella di portarla al dormitorio. Presi quella decisione, seppur fossi consapevole quanto i ragazzi sarebbero stati contrari; avrei dovuto agire con la massima discrezione, affinché nessuno si accorgesse di lei. Cercai il mio monopattino ,ma sembrò essere scomparso; mi guardai intorno, e accantonato al muro del negozio ritrovai il mio mezzo letteralmente spezzato in due. Cercai di non imprecare, ma fu del tutto inutile; l'unica soluzione era tornare a casa a piedi. Mi avvicinai a Jade, che era ancora dormiente, seduta dove l'avevo lasciata, la caricai in spalla e iniziai a camminare con fatica verso la mia destinazione. 

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