2

503 26 0
                                    

Mi svegliai, e sopra di me, un soffitto bianco; mi girai e vidi attaccato al mio braccio una flebo, mia mamma che dormiva su una sedia e un luogo che non riconoscevo.  Ero adagiata su un divanetto alquanto scomodo, e non avevo la minima idea di dove mi trovassi.

Improvvisamente mi tornò in mente tutto quello che era successo, il concerto, i meravigliosi giochi di luci, i BTS che cantavano, e gli spintoni che avevo ricevuto. Di scatto mi tirai su; mi sentivo disorientata, e capire dove mi trovavo era diventata la mia priorità. 

Mia mamma si svegliò.

"Come stai Jade?" mi chiese con un tono ansioso, accarezzandomi il viso.

"Bene mamma, ma dove ci troviamo?"

"Qualche ora fa eravamo al concerto, ricordi?" annuii " Verso la fine dell'evento hai avuto un calo di zuccheri e sei svenuta. Dopo t-"

Mia mamma fu interrotta da qualcuno che, all'esterno della stanza, aveva bussato la porta.

"Credo siano gli infermieri" disse mia madre "Avanti!"

Ad entrare da quella porta non furono infermieri, né tantomeno medici, ma bensì Jungkook. Non appena lo vidi strabuzzai gli occhi; pensai di aver battuto veramente forte la testa per essere arrivata a creare un'immagine tanto vivida nella mia mente. Tuttavia, quando quella figura si avvicinò nella mia direzione, capii che quella non era affatto una visione. Mi domandai cosa ci facesse Jungkook in quel luogo, ma ben presto realizzai. Il posto in cui mi trovavo non era né un ospedale, né un ambulatorio. Avrei potuto intuirlo dai numerosi specchi presenti in quella stanza, dagli appendiabiti sparsi un po' ovunque, dai numerosi trucchi posti sui tavolini e dalle luci abbaglianti che mi ricordavano il salone di bellezza dove ero solita andare, ma per qualche motivo, tutti quei dettagli che avrebbero potuto rispondere alla mia domanda, prima di quel momento, non li avevo minimamente notati.  

Jungkook entrò sorridendo e salutò facendo un piccolo inchino. In un primo momento non parlò, restò con le labbra sigillate; pensai che forse, vedendo che sia io che mia mamma non eravamo coreane, temesse non potessimo capirlo.  Per fortuna, questo non era affatto un problema; dopo il divorzio di mia mamma, io e lei avevamo deciso di cambiare completamente vita, e di andare a vivere in Corea, una terra completamente diversa dalla nostra Italia, ma che avevamo sempre ammirato. Nulla ormai ci teneva legate al nostro paese natale, se non quei pochi parenti che vedevamo raramente. Frequentavo l'università di medicina di Seul da ormai due anni, e sapevo parlare bene il coreano; lo stesso valeva per mia madre, che lavorando a stretto contatto con le persone, essendo un'organizzatrice di feste ed eventi, aveva la necessità di padroneggiare la lingua.

Dopo l'ingresso di Jungkook, mia mamma si alzò in piedi e ricambiò il suo saluto; ero sicura che anche lei in quel momento fosse sorpresa ed eccitata di quella visita tanto speciale.

"Come sta?" chiese lui, puntandomi i suoi occhi marroni scuro addosso. 

Riuscii a sostenere il suo sguardo solo per pochi secondi; dopo poco infatti, iniziai a fissare le mie mani, mentre nervosamente, torturavo una pellicina del pollice. Mi chiesi perché Jungkook avesse parlato con mia madre e non con me, la diretta interessata. 

Raccolsi tutto il coraggio che avevo e prima che mia mamma potesse parlare gli risposi

"Sto bene grazie!" accennai un fievole sorriso.

Dal suo viso potei intuire la sua sorpresa nell'udire parlare me e non mia madre;  probabilmente si aspettava non sapessi il coreano o che magari fossi intimorita da lui.

"Mi dispiace per quello che è successo qualche ora fa, certe volte il pubblico è davvero incontrollabile; nonostante tutto, spero ti sia piaciuto ciò che hai visto" fece una breve pausa ed io rimasi colpita dalla confidenza con cui mi parlava, dandomi del tu "Mi presento ufficialmente, anche se probabilmente già mi conoscete, sono Jeon Jungkook" sorrise ancora una volta.

Nonostante mi sentissi ancora molto debole, raccolsi tutte le mie forse, mi alzai e ricambiai il suo saluto con un profondo inchino.

"Piacere, il mio nome è Jade" ero incredula alle mie stesse parole; non potevo credere di star davvero parlando con Jungkook in carne ed ossa, il Jungkook che avevo sempre idolatrato e amato. 

Poteva forse quello, essere un sogno? Se così fosse stato, sperai che nessuno mi svegliasse.

My DreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora