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Dopo la visita di Jungkook, mi sentii devastata ed incredula e ci misi diverse ore a metabolizzare ciò che era accaduto.

Il giorno successivo...

La settimana riiniziò e il lunedì arrivò; come sempre andai all'università, e quando in lontananza, nel grande atrio dell'edificio, vidi la mia amica Izumi, le corsi incontro, entusiasta di raccontarle cosa mi era accaduto nel weekend. 

"Impossibile, mi stai mentendo! Jungkook è entrato a chiederti come stavi!?" urlò lei incredula.

"Shhh, abbassa la voce! Non lo vorrai far sapere a tutta l'università!" la ammonii, cercando di tapparle la bocca.

"Perché no? E' un evento più unico che raro! Se fossi al tuo posto l'avrei già raccontato a mezzo mondo!" il nostro dialogo proseguì fino in aula, dove ci sedemmo per continuare a parlare in attesa dell'insegnate.

Izumi era la mia migliore amica da quando mi ero trasferita; aveva origini giapponesi e coreane, era una tipa esuberante ed era molto divertente. Anche lei adorava il kpop, ma a differenza di me, prediligeva altri gruppi.

Il nostro discorso fu interrotto dall'ingresso del professore di istologia, e la lezione iniziò. 

Quella sera avevo programmato, ormai da diverse settimane, di uscire con il mio solito gruppo di amiche, per andare a bere qualcosa e non pensare, almeno per poche ore, allo studio; così quando arrivai a casa, mi concessi un bel bagno caldo, mangiai velocemente del ramen insieme a mia mamma e mi vestii con un nuovo abito appena acquistato. Era blu scuro, lungo fino a sopra il ginocchio, e composto da tre balze che si susseguivano.  Completai l'outfit con dei tacchi neri e una borsetta argento. Non amavo essere al centro dell'attenzione, e proprio per questo, vestivo sempre di colori scuri; l'insicurezza era stata parte della mia vita sin da quando ero bambina, quando in molti mi giudicavano per il mio fisico un po' robusto; con il tempo, ero riuscita a migliorarmi e a sentirmi bene con me stessa, tuttavia, quella sensazione di dovermi nascondere non era mai scomparsa.

 Non amavo essere al centro dell'attenzione, e proprio per questo, vestivo sempre di colori scuri; l'insicurezza era stata parte della mia vita sin da quando ero bambina, quando in molti mi giudicavano per il mio fisico un po' robusto; con il temp...

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Quando arrivai davanti al locale, vidi le mie amiche e con passo svelto mi avvicinai a loro; nel momento in cui arrivarono a tavola i primi alcolici, capii che la serata era veramente iniziata. Non ero un'amante sfegatata dell'alcol, tuttavia mi piacevano molto alcuni drink e il soju; quest'ultimo era il mio tallone d'Achille. Quando ero in Italia, andavo spesso a mangiare al coreano con mia mamma, e frequentemente tendevo ad esagerare con il soju. Seppur cercai di controllarmi, la stessa cosa accadde quella sera. Bicchierino dopo bicchierino, iniziai a sentirmi sempre più leggera; quella sensazione mi piacque così tanto da indurmi a continuare a bere. Erano ormai le due passate, quando le ragazze proposero di tornare a casa; io, sentendo le loro parole, mi opposi fermamente e  continuai a fare i capricci come una bambina, fino a quando mi trascinarono fuori dal locale con la forza. 

"Bene ragazze, è stato bellissimo! Dobbiamo organizzare di nuovo una serata del genere. Ora vado, c'è Yeonjun che mi aspetta in auto!" esclamò Izumi.

"Sarah ti affido Jade" le fece un occhiolino. 

Così, una dopo l'altra, andarono tutte via e restammo solo io e lei.

"Prendiamo un taxi?" domandò Sarah.

Ci pensai per qualche secondo, ma la sua idea non mi convinceva, così le feci una proposta.

 "Cosa ne dici se andiamo a comprare un banana milk? Ne ho davvero bisogno!" piagnucolai.

"Di che diavolo parli Jade! Ti pare il caso di entrare in un negozio conciata in questo modo!" strepitò lei afferrandomi un braccio.

Presi lo specchietto che portavo sempre con me in borsa e mi ci riflessi. In effetti non ero affatto in buone condizioni; avevo i capelli leggermente arruffati, la giacca sgualcita e la matita sotto gli occhi era praticamente scomparsa. Nonostante ciò, in quel momento, il banana milk era diventata la mia priorità, e poco mi interessava del mio aspetto. Protestai vivacemente e dopo un po' di resistenza da parte di Sarah, riuscii a liberarmi dalla sua presa di ferro. Iniziai a correre, il più velocemente possibile, verso il negozio dove ero solita comprare il latte, e in poco, svanii dalla vista della mia amica, che disperata, mi gridava di tornare indietro.

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