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{ Un mese dopo}

Era trascorso già un mese da quando Jungkook era partito. Le mie giornate erano diventate più monotone; il momento preferito della giornata era la sera tardi, perché dove si trovava Jungkook era mattina, ed era quando riusciva a videochiamarmi.

In qualche modo, era come se quel viaggio che stava facendo, lo stessi vivendo un po' anche io. Se c'era l'occasione, Jungkook non mancava mai di mandarmi un sacco di foto di ciò che stava vedendo in quel momento, e di condividere con me le sue opinioni su ciò che aveva mangiato o visitato. Inoltre, la maggior parte dei concerti che già aveva fatto in giro per l'America, ero riuscita a vederli in live.

Quella sera avevo la febbre così alta, che mentre aspettavo la solita chiamata di Jungkook, mi ero addormentata sul divano con in mano il cellulare. Nulla era riuscito a svegliarmi, neanche mia mamma che la mattina dopo mi aveva raccontato di avermi chiamato per circa un'ora. Quando mi svegliai, mi sentivo letteralmente uno zombie; a malapena mi reggevo in piedi. Mia madre aveva deciso di rimanere a casa dal lavoro per prendersi cura di me. Con grande fatica arrivai fino al bagno dove mi rinfrescai il viso; il solo contatto con l'acqua fredda mi fece rabbrividire. Mi trascinai fino a letto, dove rimasi per tutto il giorno con le coperte fino al naso. Per la maggior parte del tempo non feci altro che dormire e tremare come una foglia. Il culmine del mio malessere lo raggiunsi alla sera, quando dovetti correre in bagno, perché per poco non rimettevo in camera mia. In quel momento, mia mamma decise di portarmi in ospedale. Lì mi fecero fare diversi esami e preferirono trattenermi per la notte.

Come tutte le sere aspettavo la chiamata di Jungkook, che arrivò puntuale come un orologio svizzero.

"Jade perché non mi hai risposto ieri sera? Tutto bene?"

"Beh, ecco- " non feci in tempo a rispondergli che mi interruppe di nuovo

"Aspetta, ma non sei a casa tua. E' l'ospedale quello? Perché sei in ospedale? Adesso prendo il primo volo e torno da te, non mi importa cosa dic-"

"Jungkook, stai tranquillo!" gli dissi prima che continuasse a blaterare "Sono in ospedale perché è da ieri che ho la febbre ed ho anche vomitato, così mamma ha preferito portarmi a visitare. I medici ci hanno appena detto essere una gastroenterite virale dovuta a qualcosa che ho mangiato. Con le opportune medicine dovrei rimettermi in sesto in un paio di giorni."

"Per fortuna, pensavo ti fosse successo qualcosa di grave"

"No tranquillo. Non pensare sempre a me, goditi il tuo viaggio"

"Come potrei non pensarti? Mi manchi troppo"

Per fortuna dopo qualche giorno la febbre mi passò e potei tornare all'università. Quando rividi Jong Suk mi prese in giro per una settimana, chiamandomi ironicamente 'stomaco d'acciaio'. In quei giorni eravamo soliti incontrarci dopo le lezioni per studiare insieme; quel periodo era veramente intenso perché gli esami che dovevamo dare erano ricchi di contenuti. L'unica cosa che mi sollevava il morale, era che il tempo che separava me e Jungkook stava diminuendo.

{ Jungkook's pov }

L'ultimo concerto...l'ultimo concerto in America era appena terminato. Da una parte ero triste, perché avrei dovuto salutare questo posto magico per un po' di tempo, ma dall'altra, il mio cuore esplodeva di felicità  nel pensare che sarei tornato a casa dalla mia ragazza.  Avrei dovuto passare solo un'altra notte qui, quindi approfittai del poco tempo libero che mi era rimasto per fare un giro per Las Vegas, che era la città dove avevamo tenuto gli ultimi concerti. Volevo comprare un piccolo regalo per i miei genitori, e per i miei amici. A Jade le avevo già comprato tutto ciò che, camminando per strada o per i negozi, mi faceva pensare a lei. Così, accompagnato da Taehyung uscimmo dall'hotel, dove restarono gli altri ragazzi, che erano troppo stanchi per fare shopping. Mentre camminavamo lungo uno dei tanti viali di Las Vegas, ero affascinato dalle mille luci, che all'imbrunire della luce, illuminavano tutta la città come se fosse giorno. Nell'aria c'era un leggero odore di fritto, proveniente da uno dei tanti ristoranti che si affacciavano sulle strade. Amavo la diversità delle persone presenti in quelle vie; non era insolito incontrare gente in costume, che imitava famosi cantanti o attori, oppure band che si esibivano per strada, intonando le canzoni più famose del passato e del momento. In tutto quel luccichio, che mi stordiva, i miei occhi furono catturati dall'insegna di un negozio, che era nettamente diversa dalle altre; non era luminosa, ma presentava una sottile striscia di led di color verde che circondava tutto il cartello. Ma ciò che veramente mi aveva colpito, non era l'aspetto estetico, quanto il nome di quel posto : "Rings for eternity". Mi avvicinai alla vetrina e Taehyung mi seguì; trovai insolito il fatto che non ci fosse un singolo gioiello esposto. Ero curioso di scoprire il motivo ti tale scelta, così, impulsivamente, nonostante le mie conoscenze dell'inglese non fossero perfette, decisi di entrare per chiedere. Al mio ingresso, mi accolse una signora dall'abbigliamento alquanto particolare; indossava un vestito vaporoso, ed era in stile rinascimentale; mi ricordava quello che avevo visto tempo fa in un film.

"Buongiorno, cerca qualche anello in particolare?" disse la negoziante

Così, gli chiesi della mia curiosità. La donna mi spiegò che il negozio realizzava anelli su richiesta, ed era per questo che le vetrine erano vuote.

Così, un'idea improvvisa mi passò per la testa, e non resistetti a porre la domanda.

"Realizzate anche anelli per le proposte di matrimonio?"  quando dissi ciò, Taehyung mi guardò con gli occhi sgranati

"Certo ragazzo, i matrimoni sono la nostra specialità. Se sei interessato posso mostrarti delle basi per anelli e come funziona la personalizzazione"

"Volentieri" Tae mi aveva tirato una gomitata, ma io lo ignoravo

"Lei può scegliere una base di anello da cui partire, poi è obbligatorio fare un colloquio con il nostro orafo. Lui le farà diverse domande, come ad esempio che sentimenti vuole esprimere con l'anello, e in base a queste informazioni, l'orafo realizzerà il gioiello. Deve sapere che il nostro orafo è famoso in tutta Las Vegas perché si dice sia capace di inserire nelle sue creazioni i sentimenti che le persone che comprano l'oggetto vogliono esprimere; inoltre tutti i suoi lavori sono unici"

"Wow, è davvero fantastico"

"È interessato ad avere un colloquio con l'orafo?"

"Si, lo sarei, il problema è che domani devo partire, e non credo farebbe in tempo a realizzarlo"

"Posso chiedere a Charles se riesce a passare ora"

"Sarebbe fantastico!"

Così la donna si allontanò e andò a chiamare l'orafo.

"Jungkook, hai deciso di sposarti?" mi chiese Taehyung sarcastico

"E' una cosa a cui stavo pensando da un po' di tempo, e questo negozio mi è apparso davanti agli occhi come un'illuminazione"

"Quindi quando torni le farai la proposta? E' una scelta importante Jungkook, lo sai?"

"Si, lo so. Per ora voglio avere tra le mani l'anello, poi, nel momento giusto glielo darò; non so ancora quando, ma non credo a breve"

"Ragazzo, sei fortunato! Charles era per strada e sta arrivando qua" disse la signora mentre si avvicinava con un sorriso a trentadue denti verso di noi

Poco tempo dopo, dalla porta dove anche io ero entrato, fece il suo ingresso un signore basso, un po' ingobbito, dai capelli bianchi, che indossava un paio di occhiali tondi, spessi come il vetro delle bottiglie. Si presentò, e mi fece accomodare nel suo studio, che era un posto alquanto buio, con solo una lampada sovrastante la sua postazione di lavoro.

"Giovanotto, che sentimenti vuoi esprimere con questo anello?" credo fosse questa la domanda magica che differenziava questo orafo dagli altri

"Amore" risposi

Le domande furono veramente tante e tutte ruotarono attorno agli aspetti emotivi della nostra relazione; non mi chiese che tipo di materiale volessi o la pietra che preferivo inserire. Proprio per questo, quando uscii da quel luogo, era alquanto stranito. La signora mi avrebbe spedito l'anello fino in Corea e avrei dovuto pagare l'oggetto solo se fossi stato soddisfatto; quell'approccio con il cliente era basato sulla fiducia reciproca e questo mi stupì alquanto. Quando le chiesi se nessuno fosse mai fuggito senza pagarli, mi spiegò che sì, era successo, ma loro credevano nelle persone e che quei rari avvenimenti non li avevano mai spinti a smettere di seguire la loro politica.

Era ormai sera, ma non avevo ancora comprato un singolo regalo, così non potei fare altro che trascinare Taehyung in altri negozi, per completare la mia missione.

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