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Nonostante il suo gesto, che trovai molto dolce, ero ancora turbata per il suo atteggiamento di poco prima; così decisi di fare l'orgogliosa, di superarlo nuovamente e continuare a camminare.
Ovviamente lui mi seguì.

"Allora ci vieni?" mi chiese.

"Vedi, in realtà..." mi fermai; per quanto cercassi di stare sulle mie, davanti a lui faticavo a fare la sostenuta e tentennavo a dirgli la verità. Temevo potesse rimanerci male, ma nonostante ciò continuai a parlare e gli dissi la verità.

"Devo andare a Jeju con Jong Suk; è una cosa che abbiamo deciso da tanto, e non posso proprio rimandare" guardavo il suo viso, cercando di decifrarlo.

La luce nei suoi occhi si spense; era ovviamente deluso dalla mia risposta.

"Jade, ammettilo che tieni più a lui che a me" il tono che aveva usato era basso fievole.

"Non dire sciocchezze, siete due persone diverse! Lui è il mio migliore amico, e tu sei...semplicemente tu!" ancora una volta non sapevo come classificare Jungkook.

"Vedi che non riesci neanche a definire cosa sono per te!" sembrava irritato.

"Te l'ho già detto; non è che non riesco a definirti, ma ci siamo visti solo due volte e non ci conosciamo ancora bene. Sai ad esempio qual'è il mio colore preferito? Oppure il nome del mio cane?"

A quelle domande rimase un po' interdetto. Mi ero stancata di discutere con lui in quel modo. Era palese che Jungkook fosse infastidito da Jong Suk, ma il suo atteggiamento era insensato. Quando stava per ribattere, presi io la parola e cercai di concludere il discorso e andarmene.

"Comunque pensa ciò che vuoi; io me ne vado"

Così mi misi a camminare, più velocemente di prima, fino a quando trovai la stradina che conduceva alla mia libreria preferita, e mi ci nascosi.
Entrai nel negozio, e mi rannicchiai nel posto in cui ero solita leggere.
Iniziai a riflettere sulla nostra discussione, e forse mi dispiaceva avergli detto quelle cose, ma erano la pura verità.
Io e lui non eravamo ancora nulla.
Poi il pensiero di non vederlo mai più mi balzò alla mente, una piccola fitta mi pervase il petto e una lacrima mi cadde sulla guancia. Quello era solo l'inizio del temporale che poco dopo si sarebbe scatenato in me; infatti, non potei fare a meno di piangere a dirotto.
L'idea di perderlo mi tormentava, ma quando ci pensavo mi rendevo conto di come tutto fosse irrealistico; io, una normale ragazza, e lui, un idol conosciuto in tutto il mondo. Ero terrorizzata che quella favola potesse finire da un momento all'altro, e chissà, forse, era già conclusa.

{Jungkook's pov}

Dopo quello che Jade mi aveva detto, la lasciai andare; non volevo rincorrerla, e avevo solo voglia di stare solo.
Ero consapevole che probabilmente la mia reazione era stata esagerata, ma non avevo mai tenuto a nessun altro in quel modo e non sapevo ancora come comportarmi. Vedere Jong Suk prendere per mano Jade, e vedere lei sorridergli stringendolo, mi aveva fatto provare una nuova sensazione, strana ed ignota. Era un insieme di tristezza, di rabbia, ma anche paura, paura che quel piccolo legame che avevamo creato potesse essere spezzato da qualcun altro. Il pensiero fisso di non essere abbastanza per lei mi tormentava, ed ero terrorizzato che Jade potesse trovare qualcuno migliore di me. Essere un idol non mi permetteva di prestarle tutte le attenzioni che meritava, non potevo vederla tutti i giorni e uscire con lei come una coppia normale; forse proprio a causa delle mie insicurezze non ero riuscito fino ad allora a dirle ciò che pensavo veramente di lei e della nostra relazione.

Quella sera non avevo voglia di tornare al dormitorio e fingere con gli altri che tutto andasse bene, perché non era così.
Non potevo confidarmi con nessuno, nemmeno con Namjoon, perché gli avevo promesso di essere prudente, ma ciò che avevo fatto era il contrario della prudenza.
Decisi di andare in un locale a Gangnam, che era stato appena aperto. Entrai e ordinai dei tteokbokki, accompagnati con qualcosa da bere. Pensai alla mia storia con Jade, a tutte le volte che eravamo usciti, e mi tornò in mente quel ciondolo che trovammo nel negozio di antiquariato in cui eravamo entrati insieme non molto tempo prima; la storia di quel gioiello rappresentava al meglio ciò che io provavo per lei, e proprio per questo avevo deciso di andare al più presto a comprarlo per donarglielo.
Erano ormai le due di notte, ero così perso nei miei pensieri che neanche mi accorsi del passare del tempo.
Uscendo dal locale, un ragazzo alto circa come me e con i capelli tinti di biondo platino, mi venne addosso.

"Scusi" dissi facendo un piccolo inchino, nonostante fosse stato lui a barcollare verso di me.

"Cosa hai detto? Mi scusi? Stai attento a dove vai, scemo" rispose il ragazzo in modo arrogante, spintonandomi con un braccio. Gli altri tre ragazzi che lo accompagnavano si misero a ghignare; capii subito che erano degli attaccabrighe, quindi preferii non rispondergli e andarmene.

Il biondino mi afferrò per il braccio
"Che fai, non rispondi?"

"Lasciami stare"

"Hai paura?"

All'ennesimo spintone e pacca sulla spalla non ci vidi più dalla rabbia; gli tirai un pugno dritto sulla guancia. Il ragazzetto si mise in disparte, e presero il suo posto, in quella che ormai era una rissa, gli altri che lo accompagnavano.
Ebbi la meglio su tutti e quattro, infatti non poterono fare a meno di scappare con la coda in mezzo alle gambe.

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