ALLISON POV.
La mattinata passò esattamente come tutte le altre: in fretta. Lottie sembrava più felice del solito ma non accennava a nessuna novità, quindi pensai semplicemente che si fosse svegliata di buon umore.
Passeggiavo per i corridoi della scuola osservano i vari laboratori presenti: arte, scrittura, lettura, teatro, musica. Mi fermai davanti all'aula di musica entrando dentro: suono il pianoforte da quando sono bambina. Ho sempre amato il suo suono così dolce, così pieno di significato. Mio nonno lo suonava sempre e io passavo le ora da bambina ascoltando la sua dolce melodia e osservando le sue dita scorrere sui tasti bianchi e neri con una facilità inaudita. Mi prendeva sempre in braccio facendomi sedere sulle sue gambe e facendomi appoggiare le mani sulle sue, in quel modo sembrava che a suonare così magnificamente fossi io. Quando divenni abbastanza grande per iniziare a suonare quel magnifico strumento mi iscrissi alla scuola di musica. Il mio maestro di pianoforte fece moltissimo per me, iniziai a suonare, comprai un pianoforte, suonavo quando ero triste e quando ero felice, suonavo per mio nonno, suonavo con lui, e intanto lo ringraziavo per avermi fatto scoprire uno strumento come quello.
La musica è sempre stata la mia fonte di salvezza: ogni volta che sentivo di non stare bene, ogni volta che l'ombra e l'oscurità si impossessava della mia luce lasciandomi al buio e sommersa dai miei problemi, bastava una canzone per far tornare la luce. Bastava solo il suono di una piccola melodia a far passare tutto.
Mi ricordo di come mio nonno avesse paragonato la vita ad un pianoforte.FLASHBACK
La giornata a scuola non poteva essere più pesante di così, e come se non bastasse avevo di nuovo litigato con quel coglione di Nick. Mi sedetti al solito pianoforte a casa dei miei nonni iniziando lentamente a premere i tasti su di esso facendo uscire una musica triste e malinconica.
Stavo suonando in santa pace quando sentì qualcuno sedersi accanto a me. Mio nonno mi osservava suonare con il sorriso stampato sulle labbra. Smisi di suonare e sospirai "Tesoro cosa succede?" "Nonno -mi appoggiai alla sua spalla- perché deve essere tutto così difficile?" "Tesoro, la vita è fatta così. È pieni di momenti belli e brutti, piena di gente che non merita un briciolo della tua comprensione -e in quel momento seppi esattamente che si riferiva a Nick- eppure l' ha tutta" sospirai guadandolo "Vedi Ally, la vita è come un pianoforte: ci sono i tasti bianchi -disse schiacciandone uno con il sorriso- e i tasti neri -disse facendo la stessa cosa con uno nero ma spegnendo il suo sorriso- ma ricorda tesoro, anche i tasti neri servono per fare musica" sorrisi abbracciandolo e sussurrai "Grazie nonno. Ti voglio bene" "Anche io piccolina"FINE FLASHBACK
Sorrisi a quel ricordo e mi diressi verso il pianoforte sollevando il coperchio scoprendone così i lucenti tasti. Feci scorrere lentamente le dita sopra essi e poi iniziai a suonare.
Il suono usciva in tutto il suo splendore dal magnifico strumento trasportandomi nel mondo della musica, facendomi dimenticare di tutto il resto. Suonavo. Suonavo senza pensare a nulla di tutto quello che mi circonda, dimenticandomi del trasferimento, della sfuriata di Luke contro quel tizio, dello sguardo vuoto e fisso in un punto di Harry. C'ero solo io. Io e la mia musica.Quando smisi di suonare mi resi conto di non essere sola nell'aula di musica. Harry era seduto davanti a me e mi osservava in silenzio suonare il pianoforte. Mi chiesi da quanto era lì. Alzai lo sguardo e quando i nostri occhi si scontrarono il mio cuore perse un battito per poi iniziare ad accelerare "Da quanto sei qui?" chiesi in un sussurro, quasi come se avessi paura della risposta che potrebbe darmi. Non rispose. Si alzò e si sedette accanto a me. Tolsi le mani dal pianoforte e lasciai che iniziasse a suonare.
La melodia malinconica si propagò per tutta la stanza mettendosi in netto contrasto con la melodia felice che avevo prodotto prima io. Osservavo le sue mani muoversi lungo la tastiera con abilità e scioltezza, gli occhi chiusi, le labbra serrate in una linea dura, la fronte aggrottata. Si fermò all'improvviso facendomi distogliere velocemente lo sguardo da lui ricordandomi quanto gli desse fastidio essere osservato. Volevo in tutti i modi sapere come mai portasse tutta quella tristezza dentro, come mai era così chiuso con le altre persone, come mai non riesce a parlare con nessuno di come si sente. In qualche modo però attraverso la sua musica avevo capito come si sentisse i quel momento, lì seduto davanti a me c'era un ragazzo con un passato oscuro, un ragazzo che respinge per non so ancora quale motivo ogni forma di aiuto e che si rifugia nella musica cercando di comunicare quello che con le parole non riesce a dire.Alzò lo sguardo e incatenò i suoi occhi smeraldo ai miei. Ma questa volta non stava facendo nulla per impedirmi di leggere dentro di lui, stava lasciando via libera ai miei occhi per scrutare attraverso i suoi il motivo di tutta quella tristezza. Non si opponeva alla mia curiosità, anzi lasciava che mi prendessi il tempo per osservare i suoi occhi smeraldo. Nessuno dei due fiatava. Non c'era bisogno di farlo. Portai il mio sguardo suo tasti del pianoforte iniziando a suonare una musica che da piccola mio nonno utilizzava per calmarmi, credendo che potesse calmare la tempesta dentro di lui. Mi stupì quando si unì a me suonando la canzone sorridendo leggermente. Sorrisi anche io a quella vista e riportai la mia attenzione sulle nostre dita che ogni tanto si sfioravano leggermente lasciando piccoli pezzi di quella famigliare elettricità presente ad ogni contatto con lui. Suonammo senza parlare, senza guardarci, senza smettere per nessun motivo.
Quando finì la canzone sorrisi spostando il mio sguardo su di lui che mi osservava sorridendo. "Non pensavo conoscessi questa canzone" gli dissi in un sussurro senza staccare gli occhi da lui "Mia madre me la suonava sempre quando ero triste. Diceva che fa bene all'anima" disse sorridendo amaramente e distogliendo lo sguardo "Lo dice anche mio nonno" dissi cercando il suo sguardo. Quando riprese a guardarmi potei notare il tremendo dolore nei suoi occhi "Vorrei potesse dirmelo ancora" disse sussurrando probabilmente per non farsi sentire. Ma io avevo sentito benissimo e in quel momento mi ricordai che mio fratello mi aveva parlato della 'bimba bionda' che viveva solo con il fratello. La vita di Harry era troppo complicata per un ragazzo della sua età. "Sai Harry, mio nonno mi diceva sempre che la vita è come un pianoforte: ci sono i tasti bianchi e i tasti neri, ma anche i tasti neri servono per fare musica" "La mia vita è piena di tasti neri, quelli bianchi non riesco più a trovarli. Li vedo solo a volte quando sono con i ragazzi, o con mia sorella, o quando suono, ma anche in quei momenti non si degnano di restare, scappano. Solo i tasti neri rimangono. Come faccio a fare musica solo con i tasti neri Ally?" "Devi solo trovare i tasti bianchi per cui vale la pena combattere. E quando li troverai la musica che ne uscirà ti accompagnerà per sempre" "Tu li hai trovati? I tasti bianchi li hai trovati tutti? Non hai tasti neri?" "Certo che li ho. Servono anche loro in musica" ci stavamo ancora guardando, vedevo i suoi occhi illuminati dalla luce del sole brillare alle mia parole e mi chiesi perché non potessero essere sempre così.
Non so perché, ma qualcosa in Harry mi portava a volerlo aiutare; e lo avrei fatto se solo lui me ne avesse dato la possibilità.
Avevo deciso, lo avrei aiutato a cercare i tasti bianchi e lo avrei aiutato a comporre la sua musica.
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Looking through his eyes
Teen FictionAllison Leerman si è appena trasferita da Montreal a New York con i genitori e il fratello minore Logan per il lavoro del padre. Si spostavano continuamente e ormai aveva imparato a non affezionarsi troppo alla gente. I suoi occhi esprimono esattame...