HARRY POV.
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli. Attendevo che mi rispondessero lasciando all'ansia libera circolazione all'interno del mio corpo "Pronto?" una voce maschile mi distrasse dall'ansia riportandomi alla realtà "E-em si ecco i-io -feci un profondo respiro- sono Harry. Harry Styles" "Aspetta Styles? Sei il figlio di Anne e Des?" ingoiai il groppo che avevo in gola cercando di far smettere la mia mano di tremare a sentire i nomi dei miei genitori "Si. Si sono io" "Oh bene! Io sono Mark, Mark Teasdale. Come stanno i tuoi genitori Harry? Non li sento da un po'" strinsi il telefono nella mia mano. Ero tentato di mettere giù e attaccargli il cellulare in faccia ma questo avrebbe comportato chiamarli un'altra volta e non l'avrei di certo fatto "L-loro sono morti signore" dissi cercando di non far tremare la voce "M-mi dispiace ragazzo, noi non siamo più rimasti a New York e...non sapevo nulla" "Non si preoccupi. Non è per parlare dei miei genitori che l'ho chiamata" "Immagino sia per Lux" disse lui togliendo ogni minima traccia di compassione che era presente prima nella sua voce, trasformando quest'ultima in seria e attenta "Si. È per Lux. L'assistente sociale è venuto da me ieri presentandomi le carte che stabilivano i patti per l'adozione della bambina. Ho letto tutto. Vorrei incontrare lei e la signora Teasdale prima di lasciargli la bambina, l-lei ancora non sa nulla" "Sisi ovviamente accettiamo. Ci incontriamo domenica mattina da Starbucks" "S-si okay" dissi con un sospiro "Harry?" "Si?" "Porta anche Lux. È il momento che sappia la verità" annuì ma poi mi resi conto che lui non poteva vedermi quindi dissi semplicemente "Si" e poi misi giù la chiamata.
Il silenzio avvolgeva questo posto pieno di anime. Nessuno parlava, la gente si limitava a piegarsi sulle tombe porgendo fiori bianchi su esse, oppure dava l'acqua ai vecchi fiori, poi facevano una piccola preghiera e trattenendo le lacrime si allontanavano salutando la persona a loro cara che non poteva essere qui con loro. Non avrei mai pensato che avrei messo piede in questo posto altri giorni all'infuori dell'anniversario della loro morte, ma a quanto pare mi sbagliavo. Camminai lentamente verso la loro tomba, le mani nascoste nella giacca del mio cappotto, i capelli scompigliati dal vento, la testa bassa. Quando raggiunsi il loro posto fissai le due tombe con incisi i loro nomi: le loro foto erano incorniciate da una piccola cornice oro. Mia madre sorrideva, sorrideva come sapeva fare solo lei, e mio padre, beh lui sorrideva mettendo in mostra le fossette che avevo decisamente preso da lui. Caddi sulle mie ginocchia davanti alle loro tombe lasciando che le lacrime scorressero lungo le mie guance.
Tutto quello che volevo a volte era averli lì con me, volevo che mi dicessero cosa fare quando Lux avrebbe scoperto per la prima volta che fine avessero fatto loro due, volevo che mia madre fosse lì con me a darmi dell'incosciente quando facevo della stronzate da adolescenti, volevo che mi aiutasse a capire come funzionava il cervello delle ragazze; e poi volevo mio padre, volevo che mi insegnasse ad essere uomo senza bisogno di tenersi per forza tutto dentro, volevo che mi insegnasse a crescere, a giocare a calcio, volevo che mi insegnasse a conquistare un ragazza, che mi dicesse come comportarmi con lei, cosa avrei e non avrei potuto fare. Volevo tutto questo, ma non ho mai potuto avere nulla.
Alzai la testa e osservai le due fotografie, poi come se potessero sentirmi parlai "Perché? Perché me l'avete tenuto nascosto? Ero abbastanza grande per capire, o almeno potevo provarci" dissi lasciandomi scappare un piccolo singhiozzo "Perché mi avete mentito? Come avete potuto? Io mi fidavo. Io ho dedicato tutto a quella bambina, ho mantenuto ogni promessa fatta a voi, ho pregato che nessuno me la portasse via, e ora cosa scopro? Che voi sapevate già che me l'avrebbero portata via, ma non mi avete detto nulla! PERCHÉ?" urlai facendo girare una signora intenta a cambiare i fiori al defunto marito. Sentivo i suoi occhi puntati su di me, ma io non distolsi lo sguardo dalle tombe dei miei genitori "Perché" sussurrai come se volessi farmi sentire solo da loro.
Mi asciugai velocemente le lacrime tirandomi su da terra e passando la mano sui miei pantaloni in prossimità del ginocchio togliendo la polvere da essi, cambiai velocemente l'acqua ai fiori e pregai velocemente prima di dirgli addio e andarmene da lì.
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Looking through his eyes
Novela JuvenilAllison Leerman si è appena trasferita da Montreal a New York con i genitori e il fratello minore Logan per il lavoro del padre. Si spostavano continuamente e ormai aveva imparato a non affezionarsi troppo alla gente. I suoi occhi esprimono esattame...