Capitolo 32

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HARRY POV.

Il taxi percorreva le strade di Londra velocemente. Riconoscevo in ognuna di esse un pezzo della mia infanzia e della mia adolescenza. Non andavo a trovare i miei nonni da quando morirono i miei genitori: nessuno poteva portarmi da loro e io ero troppo piccolo per poterci andare da solo. Non li avvisai nemmeno del mio imminente arrivo, me ne scordai completamente. L'unica cosa che volevo fare era andarmene da quel posto per un po' per stare con le uniche persone della mia famiglia ancora rimaste. Avevo così tante domande da fargli riguardo Lux e la sua adozione, ma quando il taxi accostò davanti alla famigliare villetta tutte le domande sparirono dalla mia testa. Scesi dal veicolo pagando il ragazzo che mi ringraziò gentilmente prima di mettere in moto e andarsene, mi incamminai verso la porta e dopo un lungo e profondo respiro suonai il campanello. Dei passi si avvicinarono alla porta e sorrisi quando sentì la voce di mia nonna dall'altra parte "Chi è?" "Sono io nonna, sono Harry" dissi deciso. La porta si aprì velocemente rivelando la figura di mia nonna che si portò le mani alla bocca quando mi vide: i suoi occhi luccicavano e sembrava così sorpresa nel vedermi lì difronte a lei che sembrava faticare a crederci. Le sorrisi e mi incamminai verso la porta stringendola in un abbraccio "Non posso crederci. Sei davvero tu?" "Si nonna sono io" dissi ridacchiando per la sua espressione "Vieni caro, entra accomodati" disse facendosi da parte sulla porta per lasciarmi entrare. Un volta dentro e chiusa la porta disse "Bobby vieni a vedere chi c'è! Arrivo subito caro accomodati pure sul divano. Vuoi del The?" annuì sorridendo e ricordando che lo chiedevano ogni volta che entravano in casa loro. Mi sedetti sul divano appoggiando la mia valigia accanto a me "E tu chi sei?" sentì la voce ancora profonda di mio nonno richiamare la mia attenzione "Sono io nonno. Sono Harry" dissi alzandomi in piedi "Giovanotto. Tu sostieni di essere mio nipote?" "Lo sono nonno. Sono io" dissi ridacchiando "Caspita giovanotto dove sei stato tutto questo tempo?" "Lo so che non sono più venuto nonno e mi dispiace un sacco ma non potevo, Lux era troppo piccola e anche io per viaggiare da soli e la zia non poteva accompagnarci aveva problemi con i lavoro. Ma ora io lavoro e Lux" mi bloccai mandando giù il groppo che avevo in gola "I suoi veri genitori sono venuti a riprenderla, adesso sono tutti e due puliti e il giudice ha dato loro il consenso di riprendere la bambina a patto che continuino a farmela vedere" dissi alla fine sospirando. Il rumore di qualcosa che cadeva a terra attirò la nostra attenzione. Mia nonna mi stava guardando con gli occhi spalancati. Quando sembrò riprendersi si inginocchiò e cominciò a raccogliere i pezzi della tazzina caduta a terra. Mi avvicinai inginocchiandomi come lei e aiutandola a ripulire il disastro per terra. Quando finimmo presi i pezzi di ceramica dalla sua mano e li buttai in pattumiera. Quando tornai in sala i miei nonni stavano parlottando sottovoce: mi avvicinai a loro schiarendomi la voce e attirando l'attenzione dei due "So già tutto ormai, è inutile che parlate sottovoce tra di voi come se ci fosse qualcosa che non devo sapere" la mia voce uscì più dura di quanto volessi, ma non avevo ancora smaltito tutta la rabbia nei loro confronti per non avermi detto nulla a riguardo quando fui abbastanza grande per capirlo, lasciandomi i questa situazione, obbligato ad assorbire tutto in fretta. Entrambi si girarono completamente verso di me e mia nonna scosse la testa prima che mio nonno parlasse "Io lo sapevo che avremmo dovuto avvertirlo quando era abbastanza grande" "Ho rispettato la volontà di nostra figlia Robert, non è stata una mia scelta, ma una sua e Lux era sua figlia non nostra" disse mia nonna con durezza "Io ho sempre detto che più avremo prolungato le cose peggiore sarebbe stata la sua reazione a riguardo" iniziarono a discutere tra di loro come se io no esistessi su quello che i miei genitori avevano detto loro di dirmi o meno riguardo l'adozione di Lux. Cercai di intervenire in ogni loro bisticcio, ma non ci riuscì mai e alla fine mi trovai ad urlare "Adesso basta! Io sono qui okay! Non so cosa mamma e papà vi abbiano detto e in questo momento nemmeno mi interessa, volevo solo venire qui e stare con la mia famiglia per allontanarmi da New York che nell'ultimo periodo è diventata davvero soffocante! Quindi vi prego, so che dovremmo affrontare l'argomento, solo vi prego, non adesso" dissi tutto d'un fiato zittendo entrambi che annuirono. Mia nonna mi rivolse un sorriso prima di congedarsi dicendo che mi avrebbe portato un'altra tazza di The e ridacchiando ricordando il disastro di poco prima. Mi sedetti vicino a mio nonno e iniziammo a parlare del campionato di calcio: mi aveva sempre interessato sentirlo parlare di calcio. Da bambino stavo seduto ore intere in braccio a lui oppure per terra ascoltando le sue storie e ridendo per le interpretazioni che dava alle mosse dei giocatori per farmi capire più o meno di cosa so trattasse. Mia nonna ci raggiunse e di li a poco si unì anche lei cercando in qualche modo di partecipare alla conversazione, dicendo qualche aneddoto sugli anni passati e sulle serate passate a vedere interminabili partite. Ridemmo tutto il tempo e mi resi conto che tutto questo mi era mancato infinitamente.



ALLISON POV.

La mattina seguente mi svegliai tardi approfittando delle vacanze per godermi il più possibile il letto caldo che sapeva di casa. Stiracchiai il mio corpo facendo scrocchiare le dita della mani, il pavimento freddo mandò brividi di freddo lungo tutto il mio corpo e fui tentata di rimettermi sotto le coperte calde, tuttavia mi alzai e mi diressi verso il bagno. Mi legai i capelli in una crocchia disordinata e poi scesi in cucina per fare colazione. Accesi il cellulare e subito mi arrivò un messaggio

Da Nash:
Ci vediamo oggi stellina!
P.S. Arrivo alle 19.00

Nash! Mi ero completamente dimenticata del suo imminente arrivo, forse perché troppo abituata alla sua mancanza da considerare il suo ritorno come una cosa possibile. Ogni volta che pensavo per quanto tempo era stato lontano un senso di tristezza mi colpiva il cuore, ma molto spesso veniva rimpiazzato dalla rabbia per il fatto che avesse mantenuto in contatti solo per un anno non facendosi mai sentire per tutto l'anno successivo. Odiavo talmente tanto non poterlo abbracciare ogni volta che avevo bisogno di lui, odiavo il fatto che si trovasse ad ore e ore, chilometri e chilometri di distanza da me, ma sopratutto odiavo ancora di più il fatto che ad un certo punto sembrava non gli importasse più di me.
Scossi la testa scacciando questo pensiero e risposi al messaggio

A Nash:
A sta sera! Xx

Bloccai il telefono e decisi che sarei andata in aeroporto e l'avrei aspettato lì.

* * * *

"Mamma muoviti! Dobbiamo andare o faremo tardi!" dissi urlando per farmi sentire da mia madre che aveva accettato ad accompagnarmi dopo lunghe ore passate a pregarla. Quando mi raggiunse e stavamo per uscire dalla porta sentì qualcuno tirarmi la maglietta "Dove andate?" "Andiamo a prendere Nash in aeroporto. Ti ricordi di lui?" "Quello che mi dava sempre le caramelle?" "Si lui" dissi sorridendo prima di abbassarmi e lasciargli un bacio sula fronte sussurrando un "Ci vediamo dopo campione" chiusa la porta dietro di me e raggiunsi mia madre in macchina.

Passai tutto il viaggio rigirandomi il codino che portavo sempre dietro tra le mani "Stai tranquilla Ally" "I-io non sono agitata" dissi bloccando i miei movimenti "Ally..." "È solo che -sbuffai- e se non fosse felice di vedermi come mi aspetto?" "Ally so che non si è fatto sentire per un anno intero e so anche se siete stati lontani l'uno dall'altra per molto tempo, un tempo in cui sicuramente siete entrambi cambiati, ma ascoltami, sei la sua migliore amica, se una delle persone più importanti per lui e lo sai; quindi stai tranquilla. Andrà tutto bene okay?" annuì senza dire una parola e prendendo un respiro profondo quando vidi in lontananza l'aeroporto.

Mia madre mi aveva appena lasciata sola dopo essersi assicurata che non tornassi a casa da sola e adesso ero qui, seduta sulle scomode sedie grigie dell'aeroporto aspettando di rivedere gli occhi oceano che per tanti anni mi avevano aiutato. Quando sentì l'annuncio dell'arrivo del suo aereo mi alzai velocemente dalla sedia, come se improvvisamente sembrava diventato impossibile rimanere seduta. Scrutai tra le testa della varie persone intente a riabbracciare i cari che, come me, avevano aspettato con impazienza il loro arrivo. Quando lo vidi, lì in mezzo alla folla, cercare di farsi spazio osservandosi intorno per vedere chi fosse venuto ad aspettare lui. Lo vidi girarsi verso qualcuno dietro di lui e riconobbi Cameron che sorrise guardando in una direzione e iniziando ad avvicinarsi a gradi passi da quella parte. Costrinsi le mie gambe a muoversi nella sua direzione e, se prima avevo qualche esitazione ad avvicinarmi a lui, quando il suo sguardo si posò sul mio e sorrise mostrandomi quell'espressione felice che mi era mancata infinitamente iniziai a correre verso di lui che mollò il borsone e mi prese in braccio facendomi volteggiare. Affondai il viso nel suo collo e respirai il forte odore di colonia che aveva addosso. Strinsi di più le sue braccia attorno alla mia vita sussurrando al mio orecchio "Dio Ally, sei davvero tu!?". Sorrisi lasciando che una lacrima rigasse il mio viso "Nash" dissi soltanto, incapace di dire qualcos'altro all'infuori del suo nome, che usciva come un sospiro di sollievo. Come a volermi ricordare che non è tutto frutto della mia immaginazione, come a volermi dire che lui è qui. Qui davvero. Qui a casa. Qui con me.



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Spazio autrice:

Ciao ragazzi,
Come state?

Spero davvero che il capitolo vi piaccia (finalmente Nash e tornato)

Un bacione,
Alice.

PERSONAGGI CAPITOLO:
-Nash (il ragazzo della foto) è il migliore amico di Allison che è partito due anni prima della sua partenza per trasferirsi a Los Angeles.

Looking through his eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora