Capitolo 63

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ALLISON POV.

Sospirai sollevata quando suonò la campanella e fui finalmente libera di andarmene dall'aula di matematica. Non c'era niente di peggio se non iniziare la giornata così. Mi diressi a passo spedito verso il mio armadietto e armeggiai con la maniglia naturalmente rotta.

Quando riuscii a infilare i libri, mi diressi verso la mensa dove sapevo che avrei trovato i miei amici seduti allo stesso tavolo. Sorrisi quando vidi come in realtà il nostro tavolo si fosse allargato includendo Louis, i ragazzi e le ragazze. Quando mi avvicinai sentii Charlotte stuzzicare suo fratello maggiore come da consuetudine e non riuscii a reprimere un sorriso quando Luke e Eleanor alzarono contemporaneamente gli occhi al cielo. Presi posto accanto a Jessy stampandole un bacio sulla guancia prima di girarmi verso il resto del gruppo.
"Davvero come fai a sopportarlo?" chiese Charlotte alla ragazza di suo fratello che ridacchiando disse "Ogni tanto me lo chiedo anche io". Louis fece finta di offendersi, ma il broncio sparì dal suo viso quando puntò lo sguardo su qualcuno alle mie spalle.

"Che cosa stai facendo lì in piedi? Sul serio fratello, sei inquietante" affermò ridendo prima che il ragazzo si sedette di fianco a me. Non avevo bisogno di girarmi per capire di chi stesse parlando, mi limitai a sorridergli sinceramente quando il mio sguardo incontrò il suo. Ricambiò prima di spostare l'attenzione sui suoi amici che avevano animatamente acceso una discussione sull'ultima partita di campionato.
Sollevai lo sguardo ritrovandomi quello di Charlotte addosso. Scossi lo sguardo accigliata quando vidi che non aveva intenzione di smetterla di fissarmi e lei ridacchiando spostò la sua attenzione altrove.

Poco tempo dopo fummo tutti quanti costretti a tornare nelle nostre aule, ma ci demmo appuntamento subito fuori da scuola per andare a pranzo insieme decidendo che ci saremmo organizzati più tardi con le macchine.
Mi diressi nuovamente verso il mio armadietto che aveva deciso di non aprirsi proprio nel momento del bisogno. Frustrata passai nervosamente le mani nei capelli sbuffando. Sentii una leggera risata dietro di me e quando mi voltai ritrovai due occhi verdi divertiti. Con un semplice cenno mi fece segno di spostarmi avvicinandosi all'armadietto e dandogli un leggero colpetto esso si aprii. Impacciata recuperai i libri che mi servivano e lo chiusi appoggiandomi con la schiena contro il metallo freddo.

I miei occhi si incatenarono ai suoi e lasciai che un sorriso nascesse sul mio viso. Sussultai leggermente quando posò la sua mano fredda sulla mia guancia ma mi lasciai andare al suo tocco gentile.
Da quella sera a casa sua sembrava che nessuno dei due riuscisse a stare lontano dall'altro: se in mensa c'erano più posti liberi sceglieva sempre quello vicino al mio, spesso mi accompagnava in classe oppure mi portava a casa. Sapevo che se Charlotte mi rivolgeva quegli sguardi era perché avevano notato questi nostri comportamenti e che se li aveva notati lei probabilmente lo avevano fatto anche gli altri, ma non mi interessava.

Ogni volta che stavamo da soli noi due stavo bene. Tutto attorno a me spariva e il tempo sembrava rallentare, come se volesse concederci la possibilità di stare bene il più possibile.

Allargai il mio sorriso a quel contatto e alla vista del suo prima di parlare "Mi accompagni?". Non disse nulla, allontanò la mano dalla mia guancia e si girò in direzione dell'aula aspettando che camminassi accanto a lui. Non tardai a muovermi consapevole che sarei arrivata in ritardo in caso contrario, non mi girai a controllare che ci fosse ma rilasciai un sospiro di sollievo quando sentii il rumore dei suoi stivaletti scandire il nostro passo.

Le ultime ore passarono più in fretta di quanto mi aspettassi, recuperai i libri e feci il cambio con quelli che mi servivano per studiare mettendoli nella borsa. Mi diressi a passo spedito nel luogo del nostro incontro e sorrisi quando lo vidi occupato solo da una persona. Mi avvicinai appoggiandomi al muro accanto a lui, lo sguardo rivolto verso il suo. Una folata di vento scompigliò i suoi ricci scuri portando la sua mano a sistemarli. Rimasi a guardarlo per tutto il tempo nonostante sapevo che lui era consapevole della mia presenza. Non disse nulla, abbassò lo sguardo verso il terreno sotto di nostri piedi ghignando. Distolsi finalmente lo sguardo per osservare il piazzale gremito di gente di fronte a noi: i ragazzi si rincorrevano, si avviavano verso le macchine o a piedi verso casa, delle ragazze si appoggiavano al fidanzato che le stringeva forte a se cercando di scacciare il freddo. Sorrisi a quella visione dolce riportando il mio sguardo verso il ragazzo accanto a me trovandolo a fissarmi dolcemente. Tenni il mio sguardo puntato nel suo socchiudendo leggermente gli occhi quando si avvicinò al mio viso. Riuscivo a sentire il suo respiro caldo sulle mie labbra vogliose di un contatto con le sue. Quando si avvicinò ancora di più chiusi definitivamente gli occhi spalancandoli qualche minuto dopo quando sentii la voce di Niall avvicinarsi a noi. Il vento freddo colpii di nuovo il mio viso quando si allontanò di colpo da me giusto un minuto prima che il ciuffo biondo di Niall spuntò nella nostra visuale seguito del resto del gruppo. Charlotte di avvicinò velocemente a me prendendomi per il gomito e trascinandomi più lontano.

"Mi spieghi cosa sta succedendo?" domandò con sguardo interrogativo accennando al riccio poco distante da noi. Abbassai lo sguardo verso le mie scarpe cercando le parole giuste.

Cosa stava succedendo? La verità era che nemmeno io potevo rispondere a quella domanda. Non avevo idea di cosa succedesse tra me e Harry, sapevo solo che avevamo passato molto tempo insieme ultimamente e che ci eravamo baciati tre volte.

Quando scossi la testa e rialzai il viso verso la mia amica lei sospirò e mi sorrise dolcemente abbracciandomi e dirigendoci verso il resto del gruppo. Decidemmo le disposizioni nelle diverse macchine e alla fine optammo per quelle di sempre. Mi diressi verso la Range Rover nera che avevo imparato a conoscere e mi sedetti con Demi nei sedili posteriori, mentre Niall prese posto accanto a Harry.

La panineria era piena come suo solito ma essendo ormai clienti abituali riuscimmo a sederci tranquillamente al solito tavolo. Ordinammo il pranzo e parlammo della nostra mattinata: risi fortemente ai commenti di Louis sul professore di geografia che si ostinava a prendersela con lui, ai modi gentili di Liam che cercava di convincerlo che se continuava a riprenderlo forse era perché qualcosa non andava, ai commenti distaccati di Zayn e alla risata contagiosa di Niall. Louis sorrise soddisfatto quando Michael gli diede ragione e rivolgendosi a Liam disse "Punto primo te l'avevo detto, e secondo io sono sono bravissimo a lezione" "Ti piacerebbe" disse Harry in direzione del suo amico che gli rivolse un sorriso scocciato prima di mandarlo a cagare. Risi sguaiatamente alla scena comica seguita da tutti i nostri amici. Mi appoggiai sullo schienale della sedia sentendo il braccio che sapevo già appartenere a Harry poggiato dietro di me. Mi rilassai leggermente contro di esso quasi come se fossi bisognosa di sentire il contatto della sua pelle sulla mia. Finimmo di mangiare parlando del più e del meno, poi ci salutammo e andammo a casa. Harry lasciò Niall e Demi a casa di lei dirigendosi verso casa mia.
In macchina regnava il solito silenzio a cui ormai ero abituata, un silenzio confortevole sotto diversi punti di vista. Non c'era nessuna tensione tra di noi, entrambi ci godevamo la leggera melodia che rilasciava la radio osservando la strada davanti a noi. Quando arrivammo a casa mia scese dalla macchina accompagnandomi alla porta. Cercai le chiavi infilandole nella serratura e aprendo la porta di casa mia lo invitai dentro.

Appesi i nostri cappotti all'attaccapanni dirigendomi verso camera mia. Lasciai i libri sulla scrivania girandomi verso la porta trovandolo appoggiato ad essa. Distolsi lo sguardo imbarazzata sorridendo. Quando lo rialzai verso di lui stava camminando per la mia stanza fermandosi davanti alla piccola libreria. Mi avvicinai fermandomi accanto a lui che stringeva nelle sua mani 'Emma' di Jane Austin. "Austin eh?" chiese divertito "È brava" mi limitai a rispondergli prima di recuperare il libro dalle sue mani e poggiarlo dove lo aveva preso. Ridacchiando si spostò verso il comodino prendendo la foto del nostro gruppo tra le sue mani. Mi sedetti accanto a lui sul letto osservando con un sorriso la foto.
"Quando arrivai qui non mi sarei mai aspettata di trovare delle persone come loro, come te" dissi riducendo la voce ad un sussurro "È strano per me, ma non penso che vorrei tornare a Montreal e lasciarmi tutto questo alle spalle. Ovviamente in Canada c'è la mia famiglia e tutto il resto, ma la mia vita è qui ora. E non vorrei che fosse da nessun'altra parte" conclusi mantenendo lo sguardo basso.
Rabbrividii quando sentii le sue dita sollevare leggermente il mio viso "Sono contento che non te ne andresti via da me"

Prima che potessi replicare appoggiò le labbra sulle mie.

Looking through his eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora