Capitolo 17

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ALLISON POV.

Mi stupì della facilità con cui Lottie aveva deciso di fidarsi di me dopo così poco tempo. Spero davvero di riuscirci anche io un giorno, magari non subito. Spero un giorno di poter essere abbastanza brava da aprirmi facilmente con le persone di cui mi fido, ma di essere altrettanto brava a chiudere il libro della mia vita alle persone che non conosco. Guardavo la sveglia che tra poco avrebbe suonato catapultandomi in un altro giorno senza fine, un altro giorno all'insegna dello studio e del lavoro. Quando quell'odioso aggeggio suonò mi alzai dal letto senza troppa fatica, mi diressi in bagno e come ogni mattina mi preparai e andai a scuola.

Sul pullman Lottie non c'era e così passai tutto il tempo immersa nella mia musica. Quando arrivai alla fermata scesi dall'autobus e mi diressi all'entrata della scuola raggiungendo i ragazzi. Salutai tutti come ogni mattina e mi stupì di quanto ormai mi venisse normale salutarli, come se facessero parte della mia vita da sempre. La campanella suonò e ognuno di noi si diresse nelle sue classi. La professoressa di filosofia entrò in classe introducendo il nuovo argomento, e le prime tre lunghe ore della giornata iniziarono.

Raggiunsi velocemente il tavolo all'intervallo ascoltando le varie conversazioni dei ragazzi. Passai lo sguardo tra i vari tavoli non appena mi accorsi che ogni sforzo che facevo per stare attenta ai loro strani discorsi. I vari ragazzi parlavano di vari argomenti e solo in quel momento mi accorsi di quanto la nostra scuola fosse fortemente divisa in gruppi: un tavolo era occupato con ragazzi impegnati nello studio o in conversazioni scolastiche; un tavolo era occupato dalla squadra di football della scuola, i giocatori impegnati in conversazioni probabilmente riguardanti lo sport e le cheerleader introno a loro discutevano sui vari ragazzi carini o che ne so io; poi c'era il tavolo dei ragazzi con lo skateboard che ridevano a crepapelle; il nostro tavolo non aveva un argomento preciso diciamo che parliamo di tutto quello che ci accade intorno, delle persone che vediamo, dei professori, ridiamo e scherziamo, ma sappiamo fare discorsi seri esattamente come quelli del 'tavolo degli studiosi' chiamiamolo così. Distolsi lo sguardo dal nostro tavolo posandolo sui rimanenti che, come il nostro tavolo, non aveva un argomento preciso. Il mio cuore perse un battito quando lo vidi. Era seduto tranquillamente al suo tavolo, guardava con il suo solito sguardo freddo le ragazze sedute al tavolo con loro, i capelli tiranti leggermente indietro e gli occhi verdi fissi sui suoi amici. Quando si girò distolsi subito lo sguardo, ma quando lo rialzai lui era ancora lì. Il suo sguardo puntato addosso a me, come se potesse essere una distrazione dai ragazzi che, evidentemente, non gli prestavano molta attenzione come al solito viste le ragazza accano a loro. Non posso biasimarli sono tutte bellissime anzi mi meraviglio del fatto che lui non lo nota tanto quanto i suoi amici. Sostenni il suo sguardo rinunciando definitivamente a smettere di fissarlo. Il verde dei suoi occhi si schiarì leggermente, il mio cuore accelerò quando mi fece segno con la testa di andare fuori dalla mensa. Mi girai titubante dai ragazzi e deglutendo dissi "Ragazzi io vado, non ho molta fame a dire la verità" "Sei sicura di stare bene Ally? Sei strana" mi disse Clary guardandomi curiosamente "Sisi e solo che sta notte non ho dormito molto" dissi e potevo contare sul fatto che nessuno avrebbe sospettato di questa cosa considerato che in parte era anche quello il motivo del mio strano comportamento. Salutai tutti velocemente e uscì dalla mensa raggiungendo i corridoi. Non c'era nessuno contrariamente a quello che mi aspettavo. Non so perché interpretai il suo sguardo come un invito ad andare fuori da quel posto pieno di rumore, per allontanarmi insieme a lui. Scossi la testa e feci per girarmi e tornare in mensa affrettandomi a trovare una buona scusa da raccontare ai ragazzi, quando qualcuno li posò la mano sulla spalla. Mi bloccai all'improvviso sentendo piano piano la famigliare elettricità espandersi in tutto il mio corpo. Mi rilassai quando girandomi il suo cipigli sparì "Credevo di essermi immaginata tutto" dissi in un sussurro "Tutto cosa?" chiese alzando un sopracciglio "Io...si insomma...sai...nulla lascia stare" dissi abbassando lo sguardo e arrossendo leggermente quando lo sentì ridacchiare. Mise le dita sotto il mio mento e lo sollevò "Rifacciamo da capo. Ciao Ally! Come stai?" chiese lui sorridendomi "Ciao Harry. Sto bene grazie e tu?" dissi ridacchiando "Bene grazie. Camminiamo?" annuì e lo seguì in cortile. Camminammo fino al retro della scuola poi si fermò e si sedette atterra "Siediti" disse solamente prima di fissare un punto indistinto davanti a se. Mi sedetti accanto a lui e cercai di capire cosa stessa guardando. Quando capì che stava solamente guardando un qualcosa di inesistente davanti a se distolsi lo sguardo. Nessuno dei due diceva nulla. Il cortile era praticamente vuoto e il rumore proveniente era attutito dalla distanza. Il suo sguardo perso mi ricordò quello di Lottie la prima volta che le domandai di Luke. Era così persa nei suoi pensieri che si dimenticò di tutto quello intorno a lei. Vorrei provare a sentirmi così a volte, sentirmi come se al modo non ci fossi altro che io, come se tutto quello che mi circondasse non possa diventare un potenziale pericolo, come se tutto potesse risolversi solo fissando un punto impreciso nell'immenso spazio intorno a me. Sospirò. Voltai lo sguardo verso di lui. Troppe cose nascondeva, troppe cose teneva per se, troppi segreti, troppo dolore. Lo si leggeva nei suoi occhi smeraldo, lo si leggeva nell'espressione vuota che aveva in quel momento "Sai forse dovremmo rientrare. La campanella suonerà tra poco" dissi io quando si girò verso di me, probabilmente perché lo stavo fissando e sapevo bene quanto gli desse fastidio considerata la sfuriata che fece la prima volta in biblioteca. Annui e basta, poi si alzò e mi allungò le mani per tirarmi su da terra. Afferrai le sue calde mani e mi alzai dal terreno freddo passando una mano sul retro dei jeans per pulirli dalla terra. Mi osservò per tutto il tempo e non potei far altro che arrossire leggermente e accelerare i movimenti. Quando finalmente finì di pulirmi i jeans mi diressi a grandi passi verso l'entrata non curandomi del fatto che mi stesse ancora guardando. Non mi stava seguendo ma il suo sguardo bruciava lungo la mia schiena mettendomi a disagio. Un braccio mi afferrò da dietro bloccando i miei movimenti "Devi andare in biblioteca pomeriggio?" "Si" dissi solamente "Ti accompagno io. Ti aspetto qui fuori dopo scuola, pranziamo e poi ti porto" disse lasciandomi il braccio e allontanandosi prima che potessi replicare. Presi un respiro profondo e mi avviai velocemente verso la mia classe di inglese.

* * *

Raccolsi le mie cose e corsi fuori dall'aula. Decisi di raccontare a Lottie di sta mattina, di me e di Harry , le dissi che mi aveva chiesto se potessi andare con lui a pranzo e che avevo accettato. All'inizio mi guardò stranita, probabilmente sorpresa dal comportamento di Harry nei miei confronti ma alla fine si limitò ad annuire e a farmi promettere che le avrei raccontato tutto. Così finita la lezione salutai velocemente tutti e uscì nell'atrio dirigendomi verso il parcheggio. Harry era appoggiato alla sua Range Rover nera che passava lentamente lo sguardo tra gli studenti. Mi avvicinai lentamente e quando si accorse di me sorrise. Aprì la portiera dell'auto per farmi salire e poi si diresse dalla parte del guidatore per prendere posto. Accese l'auto e poi finalmente parlò "Dove vuoi mangiare?" "Non ne ho idea. Non sono ancora andata a mangiare fuori sinceramente da quando sono qui. A meno che casa di Lottie non sia improvvisamente diventato un ristorante, cosa che mi sembra impossibile considerate le scarse capacità culinarie di Louis...merda sto parlando troppo...di nuovo" dissi mettendomi una mano sulla bocca. Mi presi a schiaffi mentalmente quando vidi un sorrisetto divertito sulla sua faccia "Direi che una semplice pizza possa andare bene" "Ottimo" sussurrai ancora in imbarazzo per prima. Mi girai verso il finestrino cercando di nascondere l'inevitabile rossore sulle mie guance "Ei rilassati. Tutti odiano la cucina di Lou non sei la prima" disse cercando di rilassarmi, riuscendo piano piano e farmi calmare "A dire il vero...per quanto possa volere bene al mio migliore amico la sua cucina è la cosa più disgustosa di questo mondo" disse facendo una smorfia di disgusto. Non riuscì più a trattenermi e scoppiai in una fragorosa risata facendo spuntare due fossette ai lati della sua bocca. Lo vedevo che cercava di trattenere le risate, e dentro di me mi domandavo il perché. Accese la radio e partì 'The silent man' dei Dream Theatre, canticchiando mi girai verso di lui. Ora che é concentrato sulla strada posso finalmente osservarlo bene. I ricci leggermente scompigliati per colpa del vento gli incorniciano il viso concentrato sulla guida, gli occhi smeraldo fissi sulla strada, vestito di nero come suo solito, una mano sul volante l'altra sul cambio oppure sul volante, espressione concentrata come se avesse paura di perdere il controllo "Ally. Smettila di fissarmi" disse freddamente senza di distogliere lo sguardo dalla strada "Scusami" sussurrai voltandomi verso il finestrino e non girandomi più nella sua direzione.

Looking through his eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora