ALLISON POV.
Mancano solo due giorni alle vacanza di natale poi finalmente portò tornare a Montreal, vedere Stacy e i miei parenti, allontanarmi finalmente dalla caotica New York, allontanarmi da lui. Harry. Non faccio altro che pensare a lui e al suo strano comportamento. Man mano che passa il tempo mi pento sempre di più di non averlo ascoltato a scuola l'altro giorno: speravo in qualche modo che potesse scusarsi o quanto meno darmi una spiegazione del suo scatto d'ira dell'altro giorno, ma una parte di me voleva solo allontanarsi da quel ragazzo che in pochi mesi e praticamente senza dire una parola mi aveva invaso la testa.
Mi alzai di malavoglia dal letto per dirigermi come mio solito a prepararmi. Una volta pronta scesi velocemente le scale, salutai tutti e poi corsi verso la fermata del pullman: come sempre il pullman non era ne troppo pieno ne troppo vuoto, le gente stava tranquillamente seduta al suo posto, chi ascoltava la musica come me, chi leggeva, chi parlava o chi semplicemente guardava fuori dalla finestra osservando la strada passare sotto di se. Mi sedetti al solito posto e mi stupì di veder salire Lottie poco dopo di me sedendosi nel posto accanto al mio. La osservai: i lunghi capelli biondi le ricadevano perfettamente sulle spalle come ogni giorno, gli occhi azzurri luccicavano leggermente e le guance erano rosse per il freddo. Si girò verso di me quando finì di scrivere il suo messaggio "Giorno Ally" disse stampandomi un bacio sulla guancia "Giorno" dissi ricambiando il bacio "Come mai in pullman oggi?" "Louis e io abbiamo litigato" "Oh, mi dispiace Lottie" fece spallucce come a dirmi che non le importava più di tanto, ma lo vedevo che non era così "Che è successo Lottie?" "N-niente" disse distogliendo lo sguardo dal mio "Lottie, davvero vuoi farmi credere che non è successo nulla quando hai praticamente le lacrime agli occhi?" sbuffò prima di riportare lo sguardo su di me "È solo che è così apprensivo da quando è successa quella cosa con James -rabbrividì a sentire quel nome e portai istintivamente la mano al polso- che è restio pure sul fatto di farmi andare alla festa di dopodomani. A proposito della festa, ci sarai vero?" "Lottie non lo so. Dipende da quando partiamo, torno a Montreal per natale" "Oh, beh ci parlo io con tua mamma così la convinco a farti venire alla festa e poi a partire" scossi la testa ridacchiando leggermente.La giornata a scuola passò velocemente per fortuna. Domani sarebbe stato l'ultimo giorno e ci sarebbe stata una grossa festa a scuola organizzata dai rappresentati d'istituto della quinta. I ragazzi discutevano su come sarebbe stata la festa ma io mi limitavo ad annuire o a scuotere la testa quando mi interpellavano nel discorso. Pomeriggio avrei parlato con mia mamma per convincerla a farmi andare: l'ultima volta era molto tranquilla perché sapeva che ero con Harry, ma questa volta non sarò con lui e convincerla sarà molto difficile. Mi arrivò un messaggio da un numero sconosciuto
Da Sconosciuto:
Ally! Non vedo l'ora di vederti lunedì ;)A Sconosciuto:
Ciao. Non ho il tuo numero scusa ma non ho idea di chi tu sia.Da Sconosciuto:
Ma come! Sono Nash! Nashy! Dai non puoi non ricordarti.A Sconosciuto:
O MIO DIO NASH!Il mio cuore batteva all'impazzata. Nash era il mio migliore amico che non vedevo da due anni. Era partito per Los Angeles due anni prima della mia partenza per New York con Cameron, il migliore amico suo e di Stacy. Nash c'è sempre stato per me e ogni natale speravo tornasse a casa così avrei potuto abbracciarlo di nuovo, ma a quanto pare non poteva mai tornare indietro.
A Nash:
Aspetta, lunedì? Torni a Montreal per natale?!Da Nash:
Si stellina!Il mio cuore perse un battito quando lessi quel soprannome. Solo lui mi chiamava così e lo faceva da quando eravamo piccoli. Non so esattamente il perché, forse perché da piccola amavo le stelle e co trovavamo sempre fuori nel giardino dei nostri genitori a vedere le stelle mentre loro parlavano di 'cose da grandi'.
Da Nash:
Stellina ti chiamo sta sera! Ora devo andareA Nash:
Ciao nashy.Da Nash:
Non chiamarmi così sai che lo odio.A Nash:
Okay nashy.Sorrisi e misi via il cellulare. Lottie mi stava guardando da un po' così dissi "Che c'è?" "Quel sorrisone da dove spunta?" "Non è nulla Lottie" dissi scuotendo la testa ma lo vedevo dai suoi occhi che non era convinta della mia risposta. Continuammo a parlare fuori da scuola quando una voce dietro di noi ci distrasse "Lottie. Dobbiamo parlare. Adesso" alzammo tutti lo sguardo verso Louis che però non distolse il suo dalla sorelle che prontamente sbuffò e alzò gli occhi al cielo "Che cosa vuoi Louis?" "Chiarire sta situazione del cazzo. Ora vieni con me non farmi incazzare Charlotte". La mia amica sbuffando si alzò dal suo posto sorridendo falsamente al fratello prima di sorpassarlo allontanandosi da noi con lui dietro. Ridacchiammo tutti alla scena: non avevo mai visto una roba del genere ma evidentemente i ragazzo si perché non smettevano di ridere e scuotere la testa. Quando Lottie tornò il sorriso che prima era pienamente falso adesso era sincero "Mi lascia venire alla festa di domani sera. Annulliamo il piano per farmi scappare" scoppiai a ridere alla sua affermazione "Che c'è! A mali estremi, estremi rimedi" disse lei tornando a sedersi salutando suo fratello in lontananza che scuotendo la testa si allontanò tornando dai suoi amici. Cercai tra il gruppo la testa riccia che occupava i miei pensieri più profondi e rimasi in parte delusa quanto sollevata dal fatto di non vederla lì.
HARRY POV.
"Fratello non puoi mancare alla festa di sabato! Non ti vediamo da una settimana cazzo devi uscire un po' e distrarti!" "Louis è una situazione del cazzo! Non lo capisci che me la porteranno via! Più tempo passo con lei meglio è, poi non potrò più farlo" "Fratello. Ascoltami. Ti hanno detto che rimarranno a New York vero?" "Si" "E allora stabilisci con loro dei giorni in cui lei starà con te visto che credimi quella bimba non vorrà stare lontano da te per molto tempo" sbuffai attraverso il telefono "Senti fratello ci penserò" lo salutai e poi attaccai il cellulare.
Le vacanze di natale erano sempre più vicine e mano a mano che si avvicinavano loro si avvicinava anche il giorno in cui avrei dovuto incontrare la famiglia biologica di Lux. Non credo di essere ancora pronto a lasciarla andare ma so che ha il diritto di crescere con o suoi veri genitori e ha il diritto di sapere la verità. Bambina o non bambina deve saperlo. Dovevo incontrare i suoi genitori lunedì e l'ansia cresceva mano a mano che quel giorno si avvicinava. Louis aveva ragione, dovevo distrarmi un po' da tutta questa situazione così presi il cellulare e chiesi a mia zia se domani sera mi teneva Lux e dopo la conferma scrissi a Louis che c'ero anche io.Lux stava giocando tranquilla con le sue bambole quando entrai in camera sua "Principessa devo dirti una cosa" mi avvicinai piano piano a lei accarezzandole la guancia delicatamente come se avessi paura che potesse rompersi da un momento all'altro "Ascoltami domenica a pranzo andiamo a mangiare con delle persone che vogliono conoscerti" "E chi sono Harry?" "Te lo diranno loro domenica, non spetta a me farlo" "Ma sono dei tuoi amici?" "Non esattamente principessa, però sono degli amici di mamma e papà che non ti vedono da tanto e che vorrebbero vederti" annuì solamente lasciando le parole dette da me in sospeso nello spazio tra di noi. Non so davvero come reagirà quando scoprirà la verità voglio solo che lei stia bene. Se fosse per me la terrei qui senza dire nulla a nessuno, tenendola tra le mia braccia come ho sempre fatto, ma non posso essere così egoista da tenerle nascosta la verità quindi non lo farò. Ogni volta che provo ad immaginare la mia vita senza questa bimba vedo un semplice ragazzo di diciotto anni che lavora per mantenere l'appartamento, ma che riesce ad uscire con gli amici, ad andare alle feste, magari ad avere tempo anche per stare con una ragazza; ma allo stesso tempo vedo una vita triste, e monotona: sarei stato completamente solo a combattere i miei incubi, nulla mia avrebbe più distratto da essi una volta a casa da solo, nessuno mi avrebbe più salvato. E forse è esattamente di questo che ho paura: ho paura di rimanere solo con i miei incubi in una tranquillità ed in un silenzio che non mi aiuterebbe a far passare nulla di tutto quello che ho passato. Anche se con un sacco di complicazioni questa bimba ha reso la mia vita meno monotona e mi ha in parte salvato dagli incubi che mi seguono da troppo tempo ormai e che senza di lei sarebbero costantemente nei miei pensieri. Sono debole. Tutto quello che mostro alla gente, l'Harry senza sentimenti, l'Harry che non parla con nessuno, che non vuole essere disturbato, quello che diventa violento se si parla della sua famiglia, quell'Harry non sono io. Io sono debole. Sono debole perché non riesco a superare quello che è successo, sono debole perché ho il terrore di mostrare il vero me stesso agli altri solo per paura, sono debole perché anche adesso che sono qui davanti a quella che ho considerato una sorella per tutta la vita non riesco a far altro che pensare a come starò dopo. Non posso più andare avanti così. Non riesco. Non più.
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Looking through his eyes
Teen FictionAllison Leerman si è appena trasferita da Montreal a New York con i genitori e il fratello minore Logan per il lavoro del padre. Si spostavano continuamente e ormai aveva imparato a non affezionarsi troppo alla gente. I suoi occhi esprimono esattame...