Capitolo 60

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ALLISON POV.

"VOI DUE CHE COSA?"

La mia amica si mise di scatto a sedere sul letto dove entrambe eravamo sdraiate a fissare il soffitto bianco. Avevo raggiunto Charlotte la mattina seguente dopo averle promesso che le avrei raccontato ogni cosa di ieri sera. Ed ora eravamo nella sua stanza, lei seduta con gli occhi azzurri sgranati a fissarmi incredula.

"Ci siamo baciati"

Ripetei io.

"Aspetta, aspetta, aspetta. TU e HARRY nienteenessunopuòfarmiprovarequalcheemozione STYLES vi siete baciati!" Urlò ancora una volta. La rimproverai per il tono di voce spaventata che Louis potesse sentirci prima di scoppiare a ridere per il nomignolo che aveva affidato ad Harry.

Mi limita ad annuire alla sua affermazione senza lasciare che alcun suono uscisse dalla mia bocca, forse per paura che trapelasse da esso la felicità nascosta dietro al ricordo della sera precedente.

"Beh, questo decisamente non me lo aspettavo. Insomma lo avevo visto strano in questi giorni, specialmente quando si trattava di te ma non credevo che fosse per quello...insomma tutto si può dire di Harry tranne che non sia un po' strano" ridacchiai di nuovo per l'espressione sorpresa della mia amica.

Anche io ero rimasta sorpresa da quel suo gesto, ma solo perché non credevo che sarebbe mai successo nulla del genere tra di noi. Non quando praticamente passavamo il nostro tempo a bisticciare perché mi riteneva troppo ficcanaso quando l'unico motivo di tutte le mie domande era per trovare una soluzione alla sua aria sempre triste.

Scossi la testa allontanando quei pensieri e mi concentrai sulla mia amica che mi stava fissando intensamente "Ti piace" disse solo. Continuai a guardarla e quando aprii la bocca per negarlo nessun suono ne uscì, come se il mio corpo si rifiutasse di negare i mie sentimenti per Harry. "É un bravo ragazzo, nonostante le sue stranezze è davvero un bravo ragazzo Ally. Sono contenta per voi" "Non c'è niente tra di noi Lottie, non che io sappia almeno. Ci siamo solo baciati una volta, nulla di che". Lei mi guardò poco convita della mia affermazione ma non disse nulla per evitare di forzarmi a parlare di quest'argomento e nel profondo del mio cuore la ringraziai.

"A che ora devi fare da guida a Dylan" "Ora" mi alzai di scatto da letto, recuperai il mio telefono e la mia borsa e mi diressi verso la porta di casa salutando la mia amica con un bacio sulla guancia prima di chiudermi la porta alle spalle e dirigermi verso il centro della città dove io e Dylan ci eravamo accordati il giorno precedente.

Non sapevo dove portarlo esattamente, non è che io fossi una vera e propria esperta di New York. Quando arrivò mi salutò con un veloce bacio sulla guancia al quale io risposi impacciatamente. Ci dirigemmo verso l'Empire State Building ammirando la sua altezza e sentendoci delle formiche in confronto. Riportai quelle poche cose che potevo ricordarmi da ciò che avevo letto sul grattacielo più alto di tutta l'America. Lui ascoltò attentamente ridacchiando quando conclusi il mio discorso sull'Empire dicendo che non ricordavo più nulla a riguardo. Passeggiammo nelle strade accanto osservano la città in continuo movimento, le gente camminare frettolosamente sui marciapiedi, correre per attraversare in tempo le strisce pedonali, le macchine sfrecciare velocemente lungo le strade. Mi incantava vedere la frenesia della città così diversa da quella che chiamavo casa su, nel freddo Canada. Quando riuscimmo ad attraversare le strade ci dirigemmo verso Central Park dove trovammo un posto all'ombra e ci sedemmo a mangiare i panini che Dylan aveva preso la briga di preparare.

"Allora raccontami un po' dei tuoi amici. Ieri ho parlato con loro e mi sembrano tutti davvero simpatici" sorrisi pensando a quanto fossi fortunata ad avere tutte quelle persone accanto a me "Sono semplicemente fantastici. In realtà quelli che ho conosciuto per primi sono stati Charlotte e le ragazze, e di conseguenza Luke e i ragazzi. Louis è il fratello di Charlotte e quindi ogni tanto si univano a noi finché non abbiamo finito per diventare un'unico grande gruppo"

Sorrise leggermente "Quindi Louis e i suoi amici sono quelli che conosci di meno" "Se vogliamo dire così. So poche cose a dire la verità: so che Louis è sempre in vena di scherzare e fare il pagliaccio, Liam e forse quello un po' più responsabile tra di loro ma sa decisamente come divertirsi, Zayn, beh lui è il solito ragazzo dall'aria misteriosa e stronza quando in realtà è davvero dolcissimo. Poi c'è Niall che credo di averlo visto senza del cibo in mano solo poche volte, è forse il mio preferito. E poi c'è Harry, beh lui è...semplicemente Harry"

Il mio cuore sussultò ripensando a quando avevo incrociato i suoi occhi per la prima volta, a come mi ero sentita completamente incatenata a lui come se non riuscissi nemmeno con tutte le mie forze a distogliere lo sguardo, cosa che avrei imparato solo più tardi a fare. Ingoiai a fatica la saliva cercando di fare andare via quella sensazione di secco alla gola che mi aveva assalita solo a pronunciare il suo nome.

Quando guardai di nuovo Dylan aveva la testa leggermente inclinata di lato con un ghigno divertito sul viso. "Che mi dici di Harry? Sembra quello un po' meno socievole degli altri" "Lo è, ma non perché sia antipatico o qualcosa del genere. Credo più che altro che sia un modo per proteggersi dall'esterno"
Lo guardai nuovamente e il suo ghigno non aveva fatto altro che aumentare.

"Che hai da ridere?" domandai divertita dalla sua espressione "Nulla...nulla" non convita della sua risposta continuai a guardarlo finché non fu lui a distogliere lo sguardo dal mio per guardarsi intorno.
Decisi di non darci peso e di godermi semplicemente il meraviglioso paesaggio che Central Park offriva alla metropoli.

Finito il pranzo continuammo la nostra escursione per la città e verso l'ora di cena arrivammo a Times Square di già illuminata dalle luci della insegne pubblicitarie lungo i grossi palazzi. Sorrisi a quello spettacolo meraviglioso. "I miei genitori sono qui a cena e devo raggiungerli al ristorante" disse Dylan dopo aver controllato il suo cellulare "Va bene, non ci sono problemi" ammisi ancora incantata dallo spettacolo davanti ai miei occhi "Posso chiamare mia mamma e chiederle se riesce a venire a prendermi" dissi cercando freneticamente il telefono dentro alla mia borsa "O potresti fermarti con noi a mangiare" mi bloccò il ragazzo di fronte a me "Non posso permettermi questi ristoranti Dylan" affermai scuotendo imbarazzata la testa.

Lui scoppiò in una fragorosa risata "Ovviamente non dovrai pagare te" "Io, non lo so. Insomma magari era una serata in famiglia e io non centro molto" "È una noiosa cena di lavoro con quei ricconi dei colleghi di mio padre".

Dopo un'ora la mia cena fu servita. Scoprii più tardi che in quel ristorante era già prefissato il menù e che non avevo quindi potuto optare per il piatto meno costoso. Mangiai la mia cena in silenzio cercando di essere più educata possibile. Io e Dylan parlammo per tutto il tempo tra di noi e quando i suoi genitori gli chiedevo di intervenire io mi limitavo a stare in silenzio ed ad annuire.

A cena ultimata i suoi genitori mi accompagnarono a casa e dopo averli ringraziati per la costosa cena e il passaggio mi avviai verso il portone di casa mia. Quando entrai il buio avvolgeva tutta la mia casa, andai verso la mia camera e accesi la luce. Quando fui pronta per andare a letto mi infilai sotto le coperte e spensi la luce lasciandomi cadere nelle braccia di morfeo.

Looking through his eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora