Capitolo 44

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CHARLOTTE POV.

Mi rilassai sotto il suo tocco leggero cercando di spingere nell'angolo più remoto della mia testa i cattivi pensieri. Come la ragazza nello specchio io non ero sola, c'era Luke con me, come sempre del resto. Continuai ad osservare il nostro riflesso nello specchio e quando lui mi sorrise leggermente in qualche modo sapevo che non importava se non ero pronta a lasciare il mio cuore nelle mano di qualcun altro, non sarei mai stata sola. Luke sarebbe sempre rimasto accanto a me.
Mi girai verso di lui nell'esatto momento in cui aprì la bocca per parlare, gli gettai le braccia al collo lasciandolo leggermente sorpreso, ma lo strinsi di più a me quando avvolse le sue braccia attorno alla mia vita stringendomi in uno di quegli abbracci che ti rompono le costole, ma ti aggiustano il cuore.
Quando ci staccammo appoggiai la mia fronte alla sua "Luke -sospirai- io...io non..." "Shh -mi zittì- lo so, va tutto bene" disse facendomi chiudere la bocca. Non c'era nulla che potessi dire, lui sapeva. Sapeva che non ero pronta per iniziare una relazione eppure, contrariamente a quello che pensavo, non mi aveva abbandonata. Era ancora lì, la sua fronte appoggiata alla mia, le sue braccia attorno alla mia vita e il suo solito sincero sorriso sulle labbra "Ora andiamo a divertirci" sussurrò prima di allontanarsi e prendermi per mano trascinandomi sulla posta da ballo dove la gente aveva ripreso a scatenarsi. Mi fece fare una giravolta prima di attirarmi a se ed incominciare a ballare. Cercai di trattenere una risata ma cedetti quando Luke quasi inciampò nei piedi di un ragazzo dietro di lui. Lui mi guardò e scoppiò a ridere, ed in quel momento capì che nessuno più di lui mi avrebbe fatta sentire a casa e che nulla potrebbe rendere il mio nuovo inizio migliore di così.

* * * *

Erano passati sei giorni da quella sera i discoteca e non c'era notte in cui non ripensassi a quello che era successo. Luke aveva messo da parte i suoi sentimenti, li aveva rinchiusi in qualche strano posto del suo cuore aspettando il momento giusto per farli venire fuori, e l'aveva fatto solo per me. Solo perché io ancora non ero pronta e non avrei saputo come gestirli.
Adesso ero seduto sul divano dei miei nonni in soggiorno aspettando mio fratello Louis tra le urla delle gemelle e i piagnucolii dei gemelli. "Charlotte, tesoro -mi richiamò mia madre- puoi badare ad Ernest e Doris intanto che io e papà andiamo a prendere Lou e la nonna cucina da mangiare per favore?" chiese con il suo solito tono gentile "Certo" dissi alzandomi dal divano prendendo tra le braccia il piccolo Ernest che, al contrario di Doris, era perfettamente sveglio.
Lo cullai tra le mie braccia facendo facce buffe e godendomi della sua piccola risata e del suo sorrisino sdentato. "Che pizza!" esclamo Pheobe facendo annuire Daisy "Ma quando arriva Lou, ci aveva detto che la befana aveva portato delle calze a lui per noi" iniziò a lamentarsi "Sta arrivando adesso, mamma e papà sono andati a prenderlo, vedrete sarà qui a momenti" dissi sorridendo ad entrambe che si sedettero sul divano cominciando a fissare la porta come se Louis avesse varcato la soglia da un momento all'altro.
Mi diressi in cucina sempre con Ernest tra le braccia che piano piano iniziava a lasciarsi andare raggiungendo la sorellina tra le braccia di Morfeo, mia nonna stava abilmente cucinando il pranzo stando attenta a rispettare i gusti di tutti, mentre i dolci cuocevano lentamente in forno emanando un magnifico odore. "Nonna -iniziai titubante- tu come hai fatto a capire che eri innamorata del nonno?" le chiesi "Oh tesoro, è stata una notte stupenda -iniziò con voce sognante- io e il nonno ci uscivamo insieme da un mesetto scarso, si lo so -disse annuendo quando vide la mia faccia confusa- è poco tempo, ma lui era sempre così gentile, mi capiva come mai nessuno aveva fatto e sapeva rispettare i miei spazi" sorrise girandosi per mescolare il sugo. Non potei far altro che pensare che quelle azioni erano esattamente tutte quelle che faceva Luke con me: rispettava i miei spazi, era sempre gentile, mi metteva prima di tutto e di tutti. Mia nonna riprese a parlare distraendomi dai miei pensieri "Come ti dicevo, quella sera è stata magnifica, eravamo ad una cena da Moose, il ristorante che c'è qui dietro e lui aveva organizzato tutto perfettamente. Oh era davvero tutto perfetto! Io ero davvero terrorizzata all'inizio: le mie mani sudavano tantissimo e penso di aver avuto il viso del colore di questa salsa di pomodoro -disse facendomi scopiate a ridere- ora ci scherzo su, ma all'epoca quando è successo non potevo pensare a cosa peggiore di questa, e non è stata l'unica sventura della serata -continuò- ma questa è un'altra storia. Come ti dicevo quella sera da Moose era tutto assolutamente perfetto, a parte i piccoli sfortunati inconvenienti, tutto stava andando proprio come io avevo immaginato. La musica faceva un dolce sottofondo e in parte mi aiutava a rilassarmi, finito di mangiare mi portò sulla posta da ballo e ci lanciammo in un ballo davvero sfrenato: mi fece fare un sacco di giravolte, mi stringeva tra le sue braccia e alla fine della canzone mi fece fare un casquette, poi mi baciò per poi sussurrarmi un dolce ti amo" disse girandosi giusto il tempo di dare una veloce girata al sugo pero poi tornare verso di me "Fu in quel momento che lo capì, che capì che tra le sue braccia non avrei avuto più paura di niente e di nessuno, che sarei stata al sicuro, che il mio cuore sarebbe stato al sicuro, è stato in quel momento che mi sentì pronta per guardarlo negli occhi e sussurrargli..." "Ti amo Tony Tomlinson" la voce del nonno ci fece voltare entrambe verso la porta "Non credevo l'avrebbe mai ammesso, ma quella sera quando lo disse, ero sicuro di essere il ragazzo più felice del mondo" disse dirigendosi verso di noi dandomi in veloce bacio in testa prima di raggiungere la nonna farle fare un casquette e baciarla. Sorrisi quando mia nonna lo spinse via dolcemente facendolo ridacchiare e sperai che un giorno anche io potessi trovare qualcuno come loro.

Looking through his eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora