HARRY POV.Non so che cosa mi sia preso. Davvero non ho idea di cosa mi stia succedendo. Non ho mai parlato con nessuno se non con i ragazzi e la mia famiglia. Non parlo che le altre persone. Loro non capiscono. Non possono capire. E allora perché? Perché con lei non ho nessun problema a parlare? Alla festa sapevo che sarebbe venuta anche lei, sapevo che sarebbe stata lì, ma non mi importava. Insomma la conosco da una settimana. Perché dovrebbe importarmi di lei. Non le avrei parlato lo stesso. Almeno così credevo. Quando l'avevo sentita urlare mi ero girato per vedere che cosa stesse succedendo. Mark. Quel brutto figlio di puttana. Continuava a stringerla e lei si dimenava e mi guardava chiedendo aiuto. Non a parole. No lei lo chiedeva con lo sguardo. I suoi occhi azzurri erano spaventati, tormentati, le pupille leggermente dilatate mentre mi guardavano. E allora mi sono avvicinato. L'ho presa quando stava per cadere atterra. Elettricità. Tutto quello che ho sentito in quel momento è stato elettricità. Lei era lì. Tra le mie braccia, troppo imbarazzata per guardarmi negli occhi ma ancora troppo spaventata per lasciarmi andare. Quando mi lasciò e mi ringraziò continuai a fissarla sperando solo che, per qualche strana ragione, iniziasse a guardarmi. Quando in macchina mi ha chiesto della mia canzone preferita ho davvero fatto tutto il possibile per non risponderle. Stavo cercando, nascosta tra la miriade di emozioni che in quel momento popolavano il mio corpo, quella parte di me che mi faceva stare zitto davanti all'altra gente, quella parte di me che voleva tenermi lontano dal mondo, quella parte di me che si manifesta così semplicemente davanti agli altri ma che in quel momento sembrava inesistente. Poi si è girata verso il finestrino sbuffando e facendomi sorridere. Era davvero divertente. Le bastò una risposta per farle tornare il sorriso. Ed eccola di nuovo. Quella strana emozione impossessarsi di me. Quel crampo allo stomaco che sento ogni volta che mi guarda. Arrivati a casa sua ho recuperato mia sorella e salutato la famiglia Leerman. Lei ci ha gentilmente accompagnato alla porta ed è semplicemente rimasta lì. Ad aspettare che la salutassi in qualche modo. Anche con un semplice 'ciao'. E invece, contro ogni mia e sua aspettativa, prima che il cervello potesse connettere con il resto del corpo mi sono avvicinato, le ho dato un semplice bacio sulla guancia e lo ho dato la buona notte. Io. Che non parlo con nessuno. Che non tocco nessuno. Che non bacio nessuno. Io. Che avevo deciso di chiudere i ponti con i miei sentimenti. Le ho dato un bacio sulla guancia. Non so perché l'ho fatto. Non so dove abbia trovato il coraggio, la forza. Non lo so. So solo che in quel momento sembrava la cosa giusta da fare. E l'ho fatta. Ho deciso per una volta di lasciare chiusa la mia maschera nel cassetto. Di allontanare tutti i miei soliti comportamenti. E di lasciarmi semplicemente guidare dai sentimenti.
"Lux. Siamo arrivati principessa scendi" mi girai verso il suo seggiolino solo per trovarla addormentata. Sospirai, scesi dalla macchina, la presi in braccio, chiusi la macchina e mi avviai verso casa. Appena entrati la portai nel suo lettino coprendola con le coperte. Mi abbassai per salutarla e lei si mosse leggermente. Mi sedetti accanto al letto e le accarezzai i capelli facendola addormentare completamente. Chiusi la porta della stanza e andai in cucina. Non facevo altro che pensare alla festa. A lei. Mille perché mi ronzavano per la testa. Mille domande alla quale non riuscivo a dare un risposta perché semplicemente non credo ne abbiano una 'Devo dormire. Ho bisogno di dormire' continuavo a ripetermi che il sonno mi porterà ad una conclusione. Così. Avvolto tra le coperte e in cerca di risposte mi addormentai.
* * *
Quella maledetta sveglia non smetteva un attimo di suonare. Non riuscivo a spegnerla e alla fine la buttai per terra. Come ogni mattina dopo essermi preparato andai a svegliare Lux, l'aiutai a prepararsi e la portai a scuola. Quella notte non avevo avuto incubi. Solo confusione. Nella mia testa non c'era posto per gli incubi. Avevo ancora tutte quelle domande non risolte in testa. Tutta quella confusione era lì. Nella mia testa. E non accennava ad andarsene. Solo una cosa positiva aveva portato quella confusione. Nemmeno un incubo. Avevo dormito tentando disperatamente di trovare una spiegazione logica a quelle sensazioni. Una spiegazione che non avevo trovato. Raggiunsi il mio gruppo decidendo di mettere da parte ogni domanda e di concentrarmi solo su loro e la scuola "Ei Haz. Come vai?" Niall come sempre mi salutò prima degli altri "Bene bene" "Ei amico, ti vedo...non so...più..." "Riposato?" chiesi io a Louis che annui sorridendo "Si ho stranamente dormito senza svegliarmi sta notte" dissi ridacchiando per il sorrisetto del mio migliore amico "Bene. E la causa di questo sonno così intenso è?" chiese lui "Non ne ho idea" dissi sinceramente scuotendo la testa. Ridendo iniziammo a parlare della festa di ieri sera complimentandoci con Niall che, di tutta risposta, disse che essendo una sua festa poteva solo essere magnifica facendoci ridere tutti. La campanella suonò segnando l'inizio delle lezioni.
STAI LEGGENDO
Looking through his eyes
Teen FictionAllison Leerman si è appena trasferita da Montreal a New York con i genitori e il fratello minore Logan per il lavoro del padre. Si spostavano continuamente e ormai aveva imparato a non affezionarsi troppo alla gente. I suoi occhi esprimono esattame...