Capitolo 3

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La campanella dell'intervallo è suonata.

È arrivata l'ora della tua punizione, Emma!

Afferro lo zaino e cerco il laboratorio del Professor Campqualcosa. Non ricordo nemmeno come si chiami quel tizio.
Controllo sulla mappa, ma rimango per almeno cinque minuti a fissarla.

"Che bello vederti in difficoltà, sorellina..." Appena riconosco quella voce con quel filo di ironia mi volto. Ed ecco che vedo Jace con il suo solito ghigno sul viso.
"Che bello vederti respirare nei tuoi ultimi istanti di vita!" Sorrido sarcastica per poi tirargli un pugno sulla spalla.
"Hey, calmina!" Ride lui. "Vieni, ti ci porto io." Mi fa un segno con la testa, e con le mani in tasca comincia a camminare.
"Non voglio il tuo aiuto. Mi sembra di avertelo già detto."
"Sia chiaro." Si ferma lui. "Non lo faccio per te, ma solo per tenerti sotto controllo." Mi punta un dito in faccia.
"E pensi di esserne capace?" Lo sfido.
"Farò del mio meglio, demone. Se ne combini ancora una delle tue la chiamata a Scarlett è assicurata e non ho nessuna intenzione di sentirmi dire che non ti ho tenuto d'occhio abbastanza!" A questo punto riprende a camminare.
"Non sapevo di avere una badante come fratello." Lo seguo prendendolo in giro.
"Stai zitta un po'. E ringraziami."
"Deciditi, o ti ringrazio o sto zitta." Incrocio le mani dietro la testa camminando svogliata lungo il corridoio.
"Senti, sta zitta e basta."
"Credici." Taglio corto.

Pochi passi dopo ci ritroviamo davanti a una grande porta rossa. Su di essa c'è scritto Laboratorio di Scienze - Prof. Campbell.

Quando entriamo troviamo un'aula dalle pareti bianche, con grandi tavoli di altrettanto colore, una cattedra in acciaio e una lavagna che occupa almeno tre quarti di muro. Su di essa ci sono scritte alcune cose:

per Emma Hogan, pulire i tavoli, sistemare le sedie e dividere i fogli sulla cattedra nelle apposite cartelle. Verrò a controllare durante la pausa pranzo.

Prof. Campbell.

"La pausa pranzo è tra un'ora." Sbuffa Jace.

Ma la mia attenzione cade proprio su uno scheletro a grandezza umana situato di fianco alla cattedra.

"Ecco una chiara e perfetta rappresentazione di quello che diventerai appena mi farai girare le palle." Dico a mio fratello afferrando la mano dello scheletro. "Un morto."
"Non iniziare a toccare ogni cosa." Mi rimprovera. "Piuttosto, vediamo di fare più robe possibili così da finire veloci. In pausa pranzo me ne devo andare se non vuoi che il Prof scopra che ti ho aiutato."
"Sapessi che tragedia." Dico, continuando a ispezionare lo scheletro a cui, ad un certo punto, si stacca il braccio. "Ops..." Sussurro con questo tra le mani.
"Emma..." Ringhia Jace andando a prendere lo straccio.
"Che c'è?! Tanto è morto!" Urlo, già stufa di stare qua. "Di certo non gli fa male!"

Riattacco, più o meno... il braccio dello scheletro e raggiungo mio fratello per cominciare a lavare questi maledetti tavoli.

"Ta-daa!" Un attimo dopo, però, sento una voce familiare entrare nella classe.
"Allie!" Le sorrido.

Deve aver saputo della mia punizione da Jace.

Il mio sorriso si spegne appena vedo comparire dalla porta pure Heric.

"Ah, ci sei anche tu." Dico alzando un sopracciglio. Dopodiché torno a spazzare.
"Sbaglio o ho sentito un tono schifato?" Domanda Heric.
"No, non sbagli."
"Non iniziate!" Jace ci blocca entrambi, per poi raggiungere Alison e riempirla di baci. "Piccola che ci fai qua?"
"Come che ci faccio? I fratelli Evans sono venuti ad aiutare quelli Hogan!"

L'allegria e la spontaneità di quella ragazza mi fanno quasi tenerezza.

"Tu sei voluta venire, a me hai trascinato." Dice Heric.
"Allora saremmo tutti più felici in tua assenza!" Apro la porta dell'aula per fargli segno di uscire.
"Saremmo tutti più felici se evitassi ogni volta di combinarne una." Risponde lui. "Solo tu sei capace di farti mettere in punizione il primo giorno di scuola."
"Sono cazzi miei quello che faccio." Ringhio.
"Intanto non mi hai ancora detto che cosa hai combinato di preciso." Interviene Jace cominciando a pulire il primo dei nove tavoli con l'aiuto di Alison.
"Nulla di che." Faccio spallucce per poi trascinare qualche sedia e posizionarle sotto i tavoli.
"Per aver fatto arrabbiare il Campbell..." Heric non finisce la frase.
"Oh, insomma Heric." Lo interrompe Alison. "Anche Jace una volta si è fatto mettere in punizione da lui ma non aveva fatto nulla di grave. Sono sicura che anche per Emma non sia stato terribile."
"È una cosa di famiglia allora." Continua Heric.
"Her, se non la finisci ti faccio mangiare lo straccio." Sbotta Jace. "E poi avevo solo fatto cadere le sue provette con la palla da basket, ma non l'avevo mica fatto apposta!"
"Sicuro. Ma spiegami chi è il deficiente che entra con una palla da basket in un laboratorio di scienze?" Ride Heric girando i fogli sulla cattedra. "Ah già... tu!"
"Oh, va beh! È successo due anni fa! Piuttosto demone, mi vuoi dire che hai combinato?!" Stavolta Jace si rivolge a me.
"Ho preso una tizia per i capelli e le ho sbattuto la fronte sul banco." Dico tranquillamente.

Sentendo solo un assordante silenzio, mi volto. Quando vedo Alison, Jace ed Heric fissarmi sconvolti e a bocca aperta alzo un sopracciglio.

"Cosa c'è?"
"Stai scherzando?" Domanda Jace.
"Ti sembra che scherzo?"
"Beh, tua sorella sarebbe capace anche di questo." Dice Heric per poi abbassare nuovamente la testa sui fogli.
"E tu saresti capace anche di molto peggio!" Sbotto, ricordando tutte le cazzate che hanno fatto anni fa lui e Jace.

Quindi che non venga a fare la predica a me!

"Ok, calmi..." Alison ci interrompe. "Probabilmente Emma avrà avuto i suoi motivi... magari quella ragazza le ha detto o fatto qualcosa..." Continua.

Grazie Alison, almeno tu ci hai preso.

Guardo Jace, pensando possa dirmi qualcosa da un momento all'altro. Ma appena lo vedo in silenzio a passare lo straccio sul tavolo noto subito la sua espressione.

Sono sicura si sia ricordato che centrassero mamma e papà...

"E allora spacchiamo la testa a tutti quelli che ci stanno sul cazzo!" Ride ironico Heric.
"Posso iniziare da te magari!" Batto le mani tra loro per poi incrociarle al petto.
"Mettiamoci al lavoro." Interviene Jace serio. "Non voglio saltare la pausa pranzo."

Al suo intervento rimaniamo tutti in silenzio. Con la coda dell'occhio vedo Alison osservare mio fratello con sguardo preoccupato.
Si starà chiedendo che gli sia preso.

Ma è meglio che non lo sappia...

Il Migliore Amico di mio Fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora