Capitolo 30

9.7K 450 411
                                    

Sono passate settimane da quella cazzata con Heric.

Non ne ho parlato con nessuno, nemmeno con Nic, a cui stavo cominciando a raccontare troppe cose. Quando ha insistito per sapere ogni dettaglio mi sono tenuta tutto dentro.
Non ha nemmeno la più pallida idea di cosa diavolo abbia combinato quella notte, e forse è addirittura meglio così.

Ovviamente non ho ho fatto altro che evitare Heric il più possibile per tutto questo tempo.
Non ci siamo rivolti più parola, nemmeno per sbaglio. Ho anche perso il conto dei giorni da quella notte. Saranno passate due settimane? O forse tre?

Non riuscirei a dirlo con certezza. L'importante è che sia passato e che nel passato rimanga.

Ogni tanto, quando lo incontro nei corridoi, mi si rizzano i capelli quando mi tornano in mente le immagini di quella notte.

Soprattutto a vederlo con Samantha, con la quale sembra aver sistemato le cose dopo l'ultima litigata. Non ho idea di come abbiano chiarito, ma a giudicare dal fatto che li vedo di nuovo spesso assieme è palesemente chiaro che si siano parlati.

~

Infilo le mani in tasca prima di uscire da scuola. Fa un freddo tale da far fatica solo a camminare.

Percorro gli scalini dell'uscita e mi avvio verso la fermata del bus. Da qua vedo già Alison, Heric e Jace dall'altra parte della strada.
Solitamente prendiamo tutti il pullman assieme, ma mentre loro se ne stanno in gruppo io me ne resto in disparte con le cuffie nelle orecchie.
Solo Alison ogni tanto viene a farmi compagnia, ma conoscendola ha paura di essere di troppo e penserà sicuramente di potermi infastidire, nonostante in realtà non sia così.

Ormai anche gennaio è passato. E febbraio, il mese dell'incubo, è iniziato solo da pochi giorni.

Quando si avvicina questo periodo non so cosa mi succede, ma le cose vanno solitamente peggio del solito. Il mio distacco con le persone aumenta talmente tanto da rinchiudermi tra i miei pensieri, e se mi tocca per forza parlare con qualcuno divento ancora più acida e scorbutica del solito.

È passato troppo tempo ormai, da quell'incidente. Eppure tante volte ancora non riesco a dare senso alla percezione del tempo.
Mi sembra come se l'avessi persa totalmente, la percezione.

Tante volte mi sembrano passati millenni, e la paura di dimenticarmi addirittura dei loro volti mi mangia dentro. Altre volte ho come la sensazione che quel giorno fosse solo ieri... l'immagine della macchina distrutta sul ciglio della strada è così nitida nella mia mente che potrebbe darmi l'impressione di vivere e rivivere quest'incubo ad ogni ora del giorno o della notte.

Sul serio... che senso ha tutto questo?
Come si fa a vivere con un peso così grande?
Sono anni che non ho più voglia di fare niente nella mia vita. L'unica cosa che sono capace di fare è creare scompiglio nella vita degli altri o far uscire tutto il mio peggio per fare del male a chiunque mi passi davanti.

E questo perché? Perché ho bisogno di sapere che anche il resto del mondo potrebbe vivere di merda come sto vivendo io. Solo sapere di aver recato dolore a qualcuno mi fa sentire più viva. Mi fa sentire come se non fossi l'unica a soffrire.

E so bene che questo non è altro che un atteggiamento egoistico e... infelice. Ma non riesco a cambiare questo mio modo di essere.

Non riesco ad accettare che gli altri siano felici.

"EMMA!" Una voce familiare che urla il mio nome mi risveglia dai miei pensieri: è Jace.

Non faccio neanche in tempo ad alzare lo sguardo dalla strada che mi sento improvvisamente tirare da un braccio ad una velocità spaventosa.
In un secondo mi ritrovo a terra, avvolta da due braccia grandi e familiari.

Il Migliore Amico di mio Fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora