Capitolo 38

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Il solo pensiero di passare questa giornata a scuola senza Nic non so se potrebbe farmi salire un sospiro di sollievo o di disperazione.

Per evitare di prendere il bus con Jace ed Heric sto rischiando di arrivare in ritardo per l'ennesima volta.

Infatti, appena metto piede a scuola, i corridoi stanno cominciando a svuotarsi. Mancano dieci minuti al suono della campanella, sono arrivata in tempo per un pelo.

Raggiungo in fretta e furia il mio armadietto per prendere i libri per la prima lezione. Anche se diciamo che principalmente li uso per scarabocchiarci sopra, e non tanto per seguire.

Poi però, d'improvviso, proprio in fondo al corridoio vedo sempre le solite persone.
Le stesse che sto tentando di evitare in qualsiasi modo possibile: Jace, Heric e Samantha.
Tra loro c'è anche Alison, che appena mi vede si blocca un attimo sul posto guardando verso la mia direzione. Ma quando per sbaglio mi cade l'attenzione sulla sua amica e su Heric sento la stessa stretta al petto che ho avvertito proprio quando ho discusso con lui, solo ieri.

Distolgo veloce lo sguardo e chiudo l'armadietto sbattendolo con un colpo secco. Poi mi allontano da qua il più velocemente possibile raggiungendo il bagno.

Le immagini di quei due mi tormentano il cervello così tanto che non riesco a levarmeli dalla testa.

Presa da un attacco d'ira sbatto violentemente la porta del bagno dietro di me e mi lascio scappare un urlo liberatorio finché mi appoggio con la fronte al muro.

"Emma sei pazza... sei pazza... sei pazza..." Comincio a parlare da sola, sottovoce, a denti stretti e a occhi chiusi.

Stanno tornando a crearmi problemi i possibili attacchi di panico, la mancata voglia di cibo e le notti insonni.

Perché deve fare così male, dannazione?

Stringo i pugni così forte da infilarmi le unghie nella carne. Questa situazione non mi sta aiutando per niente. Anzi, si stanno solo peggiorando le cose.

"Emma..." All'improvviso sento una voce dolce e sottile proprio dietro di me.

Apro gli occhi, ma appena mi sale la paura di farmi vedere conciata in questo modo, così debole e vulnerabile, rimango girata verso il muro con la fronte ancora appoggiata e dolorante, senza la più pallida idea di cosa fare.

"Ascoltami, ti prego..." È la voce gentile di Alison, che si sta cautamente avvicinando a me dopo aver chiuso alle sue spalle la porta che ho sbattuto pochissimi istanti fa.

Merda, come faccio con lei...? È il mio punto debole...!

Le voglio così bene che per tutto questo tempo l'ho evitata apposta per non farle scoprire tutti i lati peggiori di me.

"Se vuoi confidarti con me puoi farlo, qualsiasi cosa tu voglia dirmi..." Il suo tono di voce è cauto e delicato.

Ma non mi meraviglio. Probabilmente le incuto timore. Un po' come con tutti, che quando mi vedono mi evitano come la peste.

"O anche se non vuoi farlo... va bene." Continua. "Ma vorrei solo che sapessi che se hai bisogno... io ci sono."

Sento un nodo alla gola a sentire le sue parole.

È assurdo come possa avere questo modo di fare completamente diverso da suo fratello, ma se mi voltassi mi sembrerebbe di vedere proprio il volto di quell'idiota.

Vorrei tanto farle capire quanto le sia grata.
E non per ciò che fa per me. Ma per tutto ciò che ha fatto per Jace.

È per questo che non riesco a trattarla come tratto tutti gli altri. Cazzo, lei ha salvato mio fratello dalla vita di merda che stava vivendo.

Il Migliore Amico di mio Fratello Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora